L’ombra di un uomo alto con un cappello si staglia minacciosa sulla parete della stanza prigione.
“Sono io, bambina”
“Sono io, bambina”
Texas 1858. Django è uno schiavo nero, ma è anche l’uomo di cui il dottor King Schultz ha bisogno.
Schultz, medico dentista di origini tedesche che da qualche tempo esercita come cacciatore di taglie, è sulle tracce dei tre fratelli Brittle, su cui pende una taglia, ma non li ha mai visti in faccia, e Django è l’unico che li possa riconoscere.
Così lo acquista, poco male che faccia fuori i suoi proprietari, e fa con lui un patto: se lo aiuterà ad ammazzare i Brittle, lo renderà libero. Quale miglior piacere per un ex schiavo nero andare a caccia di bianchi ed essere pure ricompensato? Ma Django ha un obiettivo ancora più importante: ritrovare sua moglie, Broomhilde da cui è stato separato, e liberarla.
Schultz, affascinato dalla loro storia, che paragona alla leggenda nordica di Sigfrido, e colpito dal talento naturale di Django per le armi da fuoco, gli propone di lavorare insieme come cacciatori di taglie, e di cercare Broomhilde dopo l’inverno. Quando scoprono che si trova nella piantagione del potente e crudele Calvin Candie, ideano un piano per portarla via con loro, ma non tutto va per il verso giusto...
Omaggio di Quentin Tarantino al filone spaghetti western e alla pellicola del 66, Django, interpretata da un giovanissimo Franco Nero (al quale riserva una piccola parte nel film), Django Unchained ci propone una storia dal sottofondo drammatico, condita da humor, scene d’effetto, violenza e tanto sangue.
Bravi gli interpreti, un meraviglioso Jamie Foxx (Miami Vice) e un carismatico Christoph Waltz (chi non lo ricorda in Bastardi senza Gloria? anche qui egregiamente doppiato da Stefano Benassi) in primis, ma anche Di Caprio e l’intramontabile Samuel Lee Jackson, che non perde un colpo nel regalarci un manipolatore fatto e finito, benché nero e schiavo.
Ma nessun personaggio di Tarantino è scontato, e anche in Django, troviamo protagonisti intensi, dalle tante sfaccettature, accanto a personaggi che non sono che macchiette. L’eroe di Tarantino (come anche nella tradizione degli spaghetti western) è l’unico che resta in piedi a vendetta compiuta. Colui che si è liberato usando il cervello, che salva la donna della sua vita e che dispensa giustizia usando piombo e dinamite, godendosi alla fine lo spettacolo del suo operato (sulle note del mitico Trinità).
Ho scoperto Tarantino con Dal Tramonto all'Alba, interpretato da un formidabile e indomito George Clooney, apprezzato con Le Iene, Grindhouse, Jacky Brown, Bastardi senza Gloria, mentre non ho amato le pellicole dedicate alla trilogia di Kill Bill e Pulp Fiction, nonostante siano probabilmente i suoi lavori universalmente più noti. Django Unchained è un film avvincente, con protagonisti affascinanti e carismatici che sicuramente mi farà piacere rivedere... tuttavia, dal mio punto di vista perfettamente opinabile, se fosse stato un po' meno splatter sarebbe stato "perfetto".
1 commento:
Sono assolutamente d'accordo con Hasmina.
Un film spettacolare, anche se personalmente non amo l'eccesso di sangue.
Ma Tarantino è Tarantino...
Faye
Posta un commento