lunedì 24 settembre 2012

Dalle scogliere di Hastings al sogno di Posillipo

di Faye


 
Leggere un libro di historical fiction permette non solo l’identificazione con i personaggi, calarsi profondamente nella loro storia, vivere con essi le passioni che li agitano e che ci fanno sognare.
La narrazione ambientata in tempi e luoghi diversi ci consente non solo di assimilare pagine di storia che testi accademici non sanno certo rendere così attraenti, ma anche di compiere viaggi persino più fantastici di quelli suggeriti da brochures patinate o da allettanti servizi fotografici.
L’abilità dello scrittore è proprio questa: regalarci emozioni e farci visitare scenari da incubo o da sogno mentre leggiamo, tranquillamente rannicchiati in un comodo divano o pigramente sdraiati nel nostro letto.

La notte del vento e delle rose” ci offre questa possibilità: come un magico “tappeto volante”, il romanzo di Anna Bulgaris ci trasporta dall’Inghilterra meridionale al Golfo di Napoli.
I paesaggi e le atmosfere descritte sono fisicamente ed emotivamente lontani tra loro, con un unico denominatore in comune.
Il mare.

Hastings, dove ha inizio la storia di Christian e Julia, si affaccia sulle acque fredde e trasparenti della Manica e non è difficile immaginare l’etereo, affascinante profilo della principessa di Talamanca che si staglia sullo sfondo opalescente dell’alba.

Camminare fra le rovine del castello testimone dell’ascesa di Guglielmo di Normandia o fra le spiagge a tratti sabbiose, a tratti frammentate di roccia sotto scoscese scogliere, è un’esperienza indimenticabile. L’Inghilterra rappresenta il passato e il futuro dei conti di Hastings, la sorgente delle passioni e il porto tranquillo al quale approdare.


Tuttavia, è nell’atmosfera calda e appassionata della Campania e sotto lo sfolgorante sole italiano, che il dramma si compie e si condensa, le passioni emergono, i nodi di una relazione difficile giungono al pettine.
Il mare azzurro di Napoli, con la sua bellezza ingannevolmente tranquilla, fa da sfondo e contrasto alle vicende drammatiche della Repubblica Partenopea alle quali s’intrecciano le vicende private di Julia e Christian.


I colori, gli odori, le luci fioche del porto e quelle scintillanti del palazzo reale si alternano alle ombre dei vicoli, al profilo tragico della Vicaria e a quello spettrale della Casa degli Spiriti.
E poi …Posillipo.



L’incanto di questo promontorio, il cui nome, derivato dal greco Pausilypon, significa un luogo così incantevole da dare sollievo al dolore, è stato apprezzato fin dall’antichità e ancora oggi si possono ammirare i resti di una villa e di un anfiteatro romano.


Seguendo Julia, possiamo infine scoprire la meraviglia delle rovine che oggi fanno parte del Parco Sommerso di  Gaiola, un autentico tesoro storico e naturalistico.


Al termine del romanzo, dominato da sfumature intensamente verdi e azzurre, chiudiamo gli occhi.
Il vento della notte e il profumo delle rose ci trasporteranno ancora una volta, al di là del mare.


1 commento:

Anonimo ha detto...

Mi e' piaciuto tantissimo questo approfondimento, anche perché ho appena finito leggere il libro :-)
Le atmosfere evocate a Napoli sono quelle che mi sono piaciute di più, in quanto li' e' ambientata la parte più avventurosa del romanzo!
Saluti.
Silvia

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