di Dottoressa Elena
Gentili lettrici. Anche questa Estate, come purtroppo capita tutti gli anni, abbiamo sentito notizie riguardanti letali punture di vespe o calabroni. Ho pensato, quindi, di approfondire brevemente l’argomento.
L’induzione di una reazione allergica ad un determinato allergene (sostanza estranea con cui viene a contatto l’organismo) richiede che, nei soggetti predisposti, sia avvenuta una “sensibilizzazione” . Non ci sono prove convincenti che età, sesso, etnia, occupazione ecc. predispongano a tali manifestazioni sistemiche, inoltre, la sensibilizzazione può avvenire in qualsiasi periodo della vita (per questo si può divenire “allergici” anche in età adulta!), ma l’infanzia e l’adolescenza rimangono i periodi in cui vi è maggiore predisposizione.
Ecco ciò che avviene nel soggetto predisposto: un “allergene” entra in contatto con specifiche cellule diffuse in tutto l’ organismo (naso, polmoni, occhi, polmoni, pelle, intestino...) che elaborano questa sostanza e inducono i nostri linfociti (cellule del Sistema Immunitario) a compiere determinate reazioni di risposta (ad es. la dermatite da contatto o quella mediata dagli anticorpi chiamati IgE). Queste IgE sensibilizzano delle cellule che per loro natura possiedono la possibilità di entrarci in contatto (basofili e mastociti)e così facendo, alle successive esposizioni all’allergene, si attiva una specie di memoria immunologica e basofili e mastociti riconoscono l’allergene e liberano sostanze (ad es. istamina) che causano le manifestazioni della reazione allergica.
Una breve carrellata delle sostanze in grado di indurre reazione anafilattica sistemica nell’uomo sono: estratti di pollini e non pollinici (forfora di pelo di gatto, di cavallo ecc.), alimenti, antisieri (gamma globuline), derivati della gomma e del lattice, veleni di imenotteri (calbroni, vespe, api, formiche), conservanti di farmaci,antibiotici, anestetici, prodotti chimici industriali.
Quali sono, dunque, queste manifestazioni? In un crescendo di gravità possiamo partire dalla dermatite da contatto, rinite, congiuntivite, disturbi gastrointestinali, orticaria, angioedema, asma, broncospasmo fino allo shock anafilattico spesso fatale. La diagnosi di reazione anafilattica è per lo più formulata su una accurata anamnesi che metta in evidenza il breve lasso di tempo (pochi secondi o minuti) intercorso tra l’esposizione all’allergene e la comparsa dei sintomi. Nella reazione anafilattica ci può essere ostruzione delle vie aeree superiori e/o inferiori (raucedine, edema della laringe avvertito come nodo alla gola, sensazioni di costrizione toracica per ostruzione bronchiale) e sono più predisposti a questo tipo di presentazione i pazienti asmatici. Un caratteristico quadro di presentazione è l’eruzione orticarioide cutanea con i “pomfi”: elementi rilevati, rossi a margini serpiginosi, che possono essere disseminati o confluire. L’angioedema, invece, è un edema, un gonfiore della cute, più profondo e non rilevato, la cute risulta indurita. A livello cardiocircolatorio nei casi fatali compare marcato calo pressorio (le sostanze come l’istamina rendono permeabili i vasi capillari tanto che la massa sanguigna tende a fuoriuscire dai vasi impoverendo il circolo) e aritmie cardiache gravi (shock anafilattico).
Vista la gravità dello shock anafilattico il riconoscimento precoce è d’obbligo! Per fronteggiare gli eventi avversi appena descritti servono farmaci altrettanto potenti: l’adrenalina iniettata sottocute o, meglio, intramuscolo o, nei casi di arresto cardiaco, endovena. Come farmaci coadiuvanti vengono poi utilizzati antistaminici, cortisonici, supporto con ossigenoterapia, fluidi endovenosi. Naturalmente si capisce come la gestione di una reazione del genere spetti a personale medico e paramedico adeguato per cui, per prima cosa, sempre chiamare il 118!
Prevenire l’anafilassi impone, prima di tutto, evitare di esporsi all’allergene specifico! Nel caso di medicinali o simili scegliere altre sostanze o vie di somministrazione. Conoscere eventuali “reattività crociate” (es : chi è allergico alle penicilline potrebbe esserlo alle cefalosporine). Sottoporsi a test cutanei prima di esporsi a somministrazione di sostanze potenzialmente allergeniche. Il grado di reattività crociata tra veleno di vespa e di ape è basso, mentre è elevato tra veleno di vespa e calabrone. Nel caso di soggetti allergici a questi veleni di imenotteri la prevenzione consiste nel modificare le attività all’aperto e soprattutto nel portare sempre con sé un “kit di Adrenalina”per auto somministrazione.
Esiste oggi anche la possibilità di “desensibilizzarsi”: si somministrano (per via sottocutanea, endovenosa o orale) quantità crescenti di allergene (antibiotico, veleno di vespa ecc…) fino alla dose terapeutica per raggiungere un adeguato livello di anticorpi specifici che possano opporsi efficacemente all’allergene. Vista la possibilità di anafilassi sistemica la terapia di desensibilizzazione viene effettuata in ambienti ospedalieri dove c’è la possibilità di una assistenza rianimatoria immediata.
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