giovedì 31 maggio 2012

Quando la Morte fa Spettacolo

di Hasmina

Hunger Games, la trilogia SF per giovani lettori della scrittrice statunitense Suzanne Collins, è il caso editoriale degli ultimi anni. Oltre 16 milioni di copie vendute negli Stati Uniti, oltre 100 settimane nella classifica dei Bestsellers del New York Times, venduto in 40 paesi ed ora anche film evento, nelle sale in Italia dal 1° Maggio.

Letteralmente “I giochi della Fame”, il film, fedele al romanzo, è ambientato nel futuro, tra le rovine del Nord America, dove il dittatoriale stato di Panem, obbliga i 12 distretti che governa a mandare ciascuno un ragazzo e una ragazza tra i 12 e i 18 anni a competere agli Hunger Games, uno spettacolo in cui i 24 concorrenti, detti tributi,  dovranno combattere gli uni contro gli altri per la sopravvivenza e la vittoria, che andrà ad uno solo di essi. Katniss Everdeen, la protagonista, si offre volontaria quando viene sorteggiata la sorellina. A differenza dei tributi appartenenti ai distretti più ricchi, Katniss non è preparata a questo gioco mortale, ma è un’abile cacciatrice di frodo, e della sua abilità dovrà fare virtù, per riuscire ad uscire viva dall’arena.
Suzanne Collins afferma di aver avuto l’idea per questo libro facendo zapping tra le immagini dei reality show, che ultimamente si sprecano anche sulle nostre reti, e quelle della guerra vera, ovvero spettacolo e fame. I due elementi di base che hanno portato ad un reality dove la morte in diretta diventa spettacolo, ancor meglio se cruenta e dolorosa.
Tuttavia Suzanne Collins, a differenza di quanto questo enorme successo possa portarci a credere, non ha inventato niente.
La morte fa spettacolo, e dà potere, fin dall’inizio dei tempi. Pensiamo anche solo per un attimo ai Romani e ai gladiatori, gli schiavi guerrieri che dovevano combattere nell’arena fino alla morte, o ai Maya e al loro gioco sacro del pallone, dove la squadra perdente veniva immolata alla divinità.
Ma anche senza andare troppo indietro nel tempo, limitiamoci a citare un unico nome della letteratura moderna statunitense: Stephen King, con i suoi romanzi “La lunga Marcia” (The long walk) e “L’uomo in fuga” (The Running Man), entrambi pubblicati con lo pseudonimo di Richard Bachman,  quest’ultimo portato sul grande schermo col titolo di “L’Implacabile” (1987) e interpretato da Arnold Schwarzenegger.
E sempre parlando di film, non dimentichiamo le pellicole  “Death Race” (2008), diretto da Paul W.S. Anderson e interpretato da Jason Statham, “Gamer” (2009), di Neveldine e Taylor, interpretato da Gerard Butler; e il non meno scioccante “Live: Ascolti Record al primo colpo” (2007) di Eva Mendez, dove lo spettacolo è nientemeno che una roulette russa tra i partecipanti.

Il tema che accomuna tutti questi romanzi e film è quello della morte come spettacolo, come mezzo per ottenere audience, potere e controllo sulle masse. Un meccanismo ben oliato da secoli,  ma che trova sempre e immancabilmente il proprio ingranaggio difettoso in un singolo individuo, il quale minaccia la sopravvivenza dell’intero sistema. Da Spartaco, a Ben Richards, il protagonista di “L’implacabile”, a Ray Garraty, il sedicenne de “La lunga marcia” per finire a Katniss Everdeen, di Hunger Games.

Cosa colpisce quindi dell’opera di Suzanne Collins, e cosa giustifica questo grande successo? La Collins non mette nell’arena adulti consenzienti, condannati a morte o delinquenti e assassini, ma  ragazzini sorteggiati a caso, ad affrontare, e subire, quello da cui dovrebbero essere protetti: la violenza e la morte. In una società come la nostra, dove gli episodi di violenza, bullismo, delinquenza giovanile sono all’ordine del giorno, questo romanzo dovrebbe farci riflettere sui veri valori della vita.


LA LUNGA MARCIA (The Long Walk) di Richard Bachman (S. King)
Sperling & Kupfer (2010)

Dai confini con il Canada a Boston a piedi, senza soste. Una sfida mortale con un regolamento implacabile per cento volontari sorteggiati a caso. Un passo falso, una caduta, un malore... e si viene abbattuti. Ma chi riesce a tagliare il traguardo otterrà il Premio. Tra i partecipanti, fra cui spicca il sedicenne Garraty, si creano rapporti di sfida, di solidarietà e di lucida follia, lungo il terribile percorso scandito dagli incitamenti della folla assiepata ai margini della strada. Un incubo on the road che solo King poteva concepire...

Da Wikipedia: “...il contesto storico è frutto di fantasia, in un'America che ha subito una deriva totalitaria (non spiegata, ma solo accennata) e nella quale vige un regime dittatoriale di stampo militare. L'evento della Lunga Marcia è organizzato e gestito da una persona nota come "Il Maggiore", ovvero un alto ufficiale dell'esercito che probabilmente è l'equivalente dittatoriale del Presidente degli Stati Uniti in questa realtà alternativa. Il Maggiore, infatti, risponde in pieno al cliché del despota in pieno stile Mussolini o Francisco Franco, una figura forte, carismatica e affascinante agli occhi di un popolo stregato e lobotomizzato dalla Tv, forte di un consenso creato anche a suon di epurazioni di chi non si allinea al potere. In un certo senso la morbosità voieuristica con la quale i cittadini seguono la Lunga Marcia ricorda molto il successo che oggi hanno i reality show: la gente segue la marcia nella speranza di veder eliminati dei concorrenti o per poter raccogliere "souvenir" (pezzi di scarpe rotte, borracce, perfino escrementi) di concorrenti che dopo pochi chilometri potrebbero essere eliminati.


L’UOMO IN FUGA (The Running Man) di Richard Bachman (S. King)
Sperling & Kupfer (2003)

Ben Richards decide di partecipare alle selezioni per "L'Uomo in fuga", un sadico e famosissimo show televisivo in cui il protagonista, braccato dai cacciatori della Rete e da chiunque lo riconosca, guadagna cento dollari per ogni ora di sopravvivenza e, se è fortunato ed è ancora vivo allo scadere dei trenta giorni concessigli, un miliardo di dollari. Ben, che vuole quei soldi per curare la figlia malata, supera le selezioni...

L'IMPLACABILE (The Running Man)
Regia: Paul Michael Glaser
Anno: 1987

Liberamente tratto dal romanzo “L'uomo in fuga” di Stephen King (pubblicato con lo pseudonimo di Richard Bachman nel 1982). Nel cast: Arnold Schwarzenegger nel ruolo del protagonista Ben Richards,  il lottatore di wrestling Jesse Ventura, la leggenda del football americano Jim Brown e Richard Dawson in un'auto-parodia del suo ruolo più famoso (presentatore del famoso show televisivo americano Family Feud).

Da Wikipedia: “La vicenda è ambientata negli anni 2017 e 2019, quando un collasso economico ha trasformato gli Stati Uniti d'America in un regime autoritario.
Richards (Arnold Schwarzenegger) è un pilota di elicotteri che si rifiuta di fare fuoco sui civili a Bakersfield, in California, durante una sommossa per il cibo. Viene incastrato dalla propaganda di stato per il risultante massacro. Imprigionato, riesce ad evadere, ma viene catturato e costretto a giocare a L'uomo in fuga, uno show televisivo in stile gladiatorio in cui dei "corridori" tentano di sopravvivere mentre vengono cacciati dagli "inseguitori" (simili a wrestler in costume). Richards creerà un gruppo di corridori che lotteranno contro il network TV organizzatore del crudele gioco.



DEATH RACE
Regia: Paul W.S. Anderson
Anno: 2008

Remake del film “Anno 2000: La corsa della morte” del 1975, è interpretato da Jason Statham.

Da Wikipedia: “Nel 2012 tutte le nazioni vanno in crisi. La disoccupazione e la criminalità salgono ai massimi livelli. Il sistema carcerario collassa, e il governo USA lo affida a delle corporazioni private, che tentano di ricavarne il massimo profitto trasmettendo via web a pagamento delle gare mortali tra carcerati. La più famosa è la Death Race, consistente in una gara a bordo di auto corazzate, modificate per trasportare armi di vario tipo che si attivano tramite l'uso di tre specifiche pedane (in un sistema molto simile ai videogiochi). Jensen Ames, ex-campione nascar, viene incastrato per l’assassinio di sua moglie e una volta in galera per omicidio viene obbligato a gareggiare.”


GAMER
Regia: Mark Neveldine e Brian Taylor
Anno: 2009

Da Wikipedia: “Nel 2034, grazie allo sviluppo di tecnologie per il controllo remoto della mente, il miliardario Ken Castle lancia sul mercato un particolare videogioco sparatutto, Slayers, che permette ai giocatori di controllare le azioni di alcuni detenuti condannati a morte che si sfidano l'un l'altro in combattimenti all'ultimo sangue, nella speranza di raggiungere la quota di 30 vittorie consecutive. Simon, un ragazzo amante dei videogame, si collega a Kable (Gerard Butler), l'attuale campione sopravvissuto a 27 incontri. Con l'aiuto di Simon, Kable cerca di guadagnarsi l'agognato premio assegnato a colui che riuscirà ad essere campione per 30 volte: la libertà. Ma ciò non è così facile come sembra. In realtà Castle vuole che Kable muoia durante l'ultimo incontro e per farlo assolda un serial killer che non ha alcun controllore e quindi è libero di muoversi come crede.

LIVE, ASCOLTI RECORD AL PRIMO COLPO
Regia: Bill Guttentag
Anno: 2007

Da Wikipedia: “Katy (Eva Mendez) è la respondabile dei programmi presso l'emittente televisiva ABN. Stanca dei soliti format proposti dai suoi sceneggiatori, decide di creare un nuovo programma: Live!. Questo reality show si ispira al noto gioco della roulette russa, di cui riprende, adattandoli al mondo televisivo, tutti gli aspetti principali; in particolare, i protagonisti sono chiamati a rischiare la propria vita per guadagnare il premio di 5.000.000 di dollari per quei cinque che sopravviveranno

martedì 29 maggio 2012

Hunger Games di Suzanne Collins, il reality Show nell'era post apocalittica

di Astasia

Era post apocalittica: dove un tempo c'era il Nord America, ora sorge lo stato di Panem, organizzato in 13 distretti capitanati da Capitol City. Come punizione per la ribellione dei distretti al Governo centrale, da settant'anni ciascun distretto sorteggia un ragazzo e una ragazza fra i dodici e i diciotto anni, con lo scopo di farli partecipare agli Hunger Games, un reality show televisivo durante il quale i giovani vengono gettati in un Arena all'aperto da cui potrà uscire un solo vincitore.....vivo. Se vinci otterrai cibo e ricchezza,altrimenti perderai la vita.
 Katniss Everdeen si offre volontaria come tributo per sostituire la sorellina il cui nome è stato sorteggiato insieme a quello di Peeta Mellark. Pur consapevole di andare incontro a morte certa, Katniss è una ragazza piena di risorse ed è forte il suo desiderio di riabbracciare la sua famiglia, per cui lotterà fino in fondo per salvarsi la vita anche a costo di dover uccidere Peeta, il ragazzo dall'animo troppo gentile per le barbarie perpetrate durante i giochi. CHE GLI HUNGER GAMES ABBIANO INIZIO..

I libri popolari, quelli di cui parlano tutti,sono anche quelli che mi intimidiscono maggiormente, perchè sospetto che dietro le vendite strabilianti e la pubblicità si celi spesso una cocente delusione.
Ho quindi aperto Hunger Games- si fa per dire visto che ho un ereader- munita di quintali di diffidenza e circospezione. Immediatamente il lettore capisce che la Collins non ci gira intorno e  si trova catapultato nella narrazione senza preamboli o introduzioni.
Le spiegazioni arrivano man mano con uno stile asciutto e minimalista,accompagnate dall'ormai onnipresente io narrativo. L'autrice non indora la pillola nemmeno con un po' di ironia, per cui viene tutto buttato nelle pagine con un senso di ineluttabilità che in qualche modo ricalca l'indole della protagonista.
Katniss è una ragazzina che alla morte del padre deve crescere in fretta ed è quindi costretta a fare quello che è necessario sfruttando gli insegnamenti del padre:  cacciare e barattare la selvaggina al mercato nero per procurare cibo alla sua famiglia. Il distretto 12 dove Katniss vive  è il più povero,quello dove la gente muore di fame e di stenti e trovare cibo è l'occupazione principale della ragazzina, che impara nei boschi a diventare una cacciatrice non per velleità personali, ma per pura e semplice necessità.Mangiare ha la priorità assoluta e questo il lettore lo capisce da subito, con tutte le implicazioni psicologiche connesse al cibo:
il nutrimento come espressione di amore profondo,il nutrirsi come istinto primordiale che eguaglia tutte le creature nel bisogno, ma che poi le divide in cacciatori e prede. Questo è il ritornello della prima parte: procacciare il cibo e sopravivvere giorno per giorno. Nel distretto 12 non c'è spazio per altro.
L'autrice stessa ha  dichiarato di aver attinto dai vari reality show a cui ha assistito durante  una serata di zapping.e Hunger Games diventa il prodotto di una miscela apparentemente vincente che mescola la modernità del reality show con la spettacolarizzazione della  morte. Lo stesso Colosseo si erge nella Capitale a silenziosa ma quasi immortale testimonianza di questo fenomeno, che con il tempo ha solo cambiato scenografia e strumenti, ma che nel suo nocciolo è rimasto identico.Katniss è una narratrice implacabile che guarda sempre avanti senza mollare e che si incrina solo di fornte alla sua famiglia, in particolare la sorella e il padre perduto.
Una narrazione avvicente quella dei Giochi che tiene ancorato il lettore per una storia che è cruda e violenta, pur senza entrare in dettagli raccapriccianti, anche se non manca di atmosfere dalle  tinte leggermenti horror nel finale. Tanti sono gli spunti di riflessione di questa storia che a mio avviso trova l'unico limite nello stile narrativo.Nato come Young adult, assume in sè tematiche che forse tanto giovanili non sono.
In un ritmo serratissimo, Katniss e Peeta sfoderano la loro ansia, la solitudine e la disperazione, la voglia di restare vivi, ma sopratutto umani con la loro dignità e intelligenza. Non ci sono risposte
per il lettore, ma solo tanti interrogativi e una finestra aperta su un'umanità che si barcamena fra l'ipocrita  ripugnanza e il godimento morboso di una tragedia che è sotto gli occhi di tutti , ma che rimane pur sempre a debita distanza di sicurezza.
Una lettura spiazzante, avvincente, ma da cui non dovete aspettarvi alcun tipo di conforto, nemmeno dal finale che  chiude un grosso capitolo, ma scioglie altri fili importanti che vedremo tirati nei seguiti La Ragazza di Fuoco e Il Canto della rivolta.

Titolo originale: Hunger Games
Edizione italiana: Mondadori, ottobre 2009
ISBN: 978-8804621614
Pagine:  376

lunedì 28 maggio 2012

Hunger Games di Suzanne Collins

di Hasmina

Dal 15 Maggio è in libreria il capitolo conclusivo della trilogia Hunger Games dell'autrice americana Suzanne Collins, pubblicato in Italia da Mondadori nella collana Chrysalide. Diventata in brevissimo tempo il caso editoriale degli ultimi tempi (36 milioni di copie vendute negli Stati Uniti) la Trilogia Hunger Games è ambientata in un futuro post apocalittico, nella terra di Panem, sorta dove un tempo esistevano gli Stati Uniti, che mantiene il controllo sui dodici distretti con mezzi repressivi e punitivi, ricordando ogni anno attraverso gli Hunger Games, un reality dove 24 ragazzi sono obbligati combattersi fino alla morte, che nessuno è al di sopra del potere del governo.



Hunger Games

Vincere significa fama e ricchezza. Perdere significa morte certa. Ma per vincere bisogna scegliere. Tra sopravvivenza e amore. Egoismo e amicizia. Quanto sei disposto a perdere?

Che gli Hunger Games abbiano inizio.

Quando Katniss urla "Mi offro volontaria, mi offro volontaria come tributo!" sa di aver appena firmato la sua condanna a morte. È il giorno dell'estrazione dei partecipanti agli Hunger Games, un reality show organizzato ogni anno da Capitol City con una sola regola: uccidi o muori. Ognuno dei Distretti deve sorteggiare un ragazzo e una ragazza tra i 12 e i 18 anni che verrà gettato nell'Arena a combattere fino alla morte. Ne sopravvive uno solo, il più bravo, il più forte, ma anche quello che si conquista il pubblico, gli sponsor, l'audience. Katniss appartiene al Distretto 12, quello dei minatori, quello che gli Hunger Games li ha vinti solo due volte in 73 edizioni, e sa di aver poche possibilità di farcela. Ma si è offerta al posto di sua sorella minore e farà di tutto per tornare da lei. Da quando è nata ha lottato per vivere e lo farà anche questa volta. Nella sua squadra c'è anche Peeta, un ragazzo gentile che però non ha la stoffa per farcela. Lui è determinato a mantenere integri i propri sentimenti e dichiara davanti alle telecamere di essere innamorato di Katniss. Ma negli Hunger Games non esistono gli amici, non esistono gli affetti, non c'è spazio per l'amore. Bisogna saper scegliere e, soprattutto, per vincere bisogna saper perdere, rinunciare a tutto ciò che ti rende Uomo.

"È un romanzo che dà assuefazione" - Stephen King

"Un'ambientazione cruda e terribilmente plausibile, una protagonista straordinaria per un libro assolutamente indimenticabile" - Licia Troisi


La Ragazza di Fuoco

Katniss Everdeen, la ragazza di fuoco, ha acceso una scintilla che, se lasciata incustodita, può crescere e trasformarsi in un incendio che distruggerà Panem.

Un gioco a cui non si può sfuggire con un vincitore solo.

Non puoi rifiutarti di partecipare agli Hunger Games. Una volta scelto, il tuo destino è scritto. Dovrai lottare fino all'ultimo, persino uccidere per farcela. Katniss ha vinto. Ma è davvero salva? Dopo la settantaquattresima edizione degli Hunger Games, l'implacabile reality show che si svolge a Panem ogni anno, lei e Peeta sono, miracolosamente, ancora vivi. Katniss dovrebbe sentirsi sollevata, perfino felice. Dopotutto, è riuscita a tornare dalla sua famiglia e dall'amico di sempre, Gale. Invece nulla va come Katniss vorrebbe. Gale è freddo e la tiene a distanza. Peeta le volta le spalle. E in giro si mormora di una rivolta contro Ca-pitol City, che Katniss e Peeta potrebbero avere contribuito a fomentare. La ragazza di fuoco è sconvolta: ha acceso una sommossa. Ora ha paura di non riuscire a spegnerla. E forse non vuole neppure farlo. Mentre si avvicina il momento in cui lei e Peeta dovranno passare da un distretto all'altro per il crudele Tour della Vittoria, la posta in gioco si fa sempre più alta. Se non riusciranno a dimostrare di essere perdutamente innamorati l'uno dell'altra, Katniss e Peeta rischiano di pagare con la vita...

"La ragazza di fuoco non solo si è rivelato all'altezza delle mie aspettative, le ha superate! È appassionante quanto Hunger Games, ma ancora più sconvolgente, perché già conosci i personaggi, hai già sofferto con loro" - Stephenie Meyer


Il Canto della Rivolta

Quello di cui ho bisogno per sopravvivere non è il fuoco, acceso di odio e di rabbia. Quello di cui ho bisogno è il dente di leone che fiorisce a primavera. Il giallo brillante che significa rinascita anziché distruzione. La promessa di una vita che continua, per quanto gravi siano le perdite che abbiamo subito.

Che i giochi abbiano fine

Contro tutte le previsioni, Katniss è sopravvissuta agli Hunger Games per la seconda volta. Ma anche se ora è lontana dall'arena sanguinaria, non può dirsi salva. Capitol City è molto arrabbiata. Capitol City vuole vendetta. E chi è destinato a pagare per i disordini? Katniss, ovviamente, la Ragazza di fuoco. Come se non bastasse, il Presidente Snow tiene a precisare che ormai tutti sono in pericolo, nessuno escluso: la famiglia di Katniss, i suoi amici più cari, tutti gli abitanti del Distretto 12.
Ora che la scintilla si è trasformata in un ardente fuoco di rivolta, alla Ghiandaia Imitatrice non resta che spiccare il suo volo verso la libertà. Forte e incalzante, finalmente anche in Italia lo sconvolgente finale della rivoluzionaria trilogia di Suzanne Collins, Hunger Games.

"Giunta al suo meglio, la trilogia convoglia la passione politica di 1984, la memorabile violenza di Arancia Meccanica, l'ambientazione fantastica delle Cronache di Narnia e la ricchezza di dettagli di Harry Potter" - The New York Times


Suzanne Collins vive nel Connecticut con la sua famiglia e due gatti selvatici. I suoi libri sono tradotti in 40 paesi e continuamente ristampati: negli Stati Uniti la saga ha raggiunto i 36 milioni di copie. La rivista "Time" ha nominato Suzanne Collins tra le 100 personalità della cultura più influenti.

sabato 26 maggio 2012

Toni Morrison - La Medaglia della Libertà all'autrice di "Home"

di Faye

Toni Morrison (Chloe Anthony Wofford Morrison), premio Pulitzer 1988 e premio Nobel per la Letteratura 1993, oltre a numerosissimi altri riconoscimenti, sarà insignita in questi giorni della “Medaglia della  Libertà” da parte del Presidente Obama.
L’onorificenza – la più alta decorazione civile negli Stati Uniti d’America -  è conferita a coloro che hanno prestato “un contributo meritorio speciale per la sicurezza o per gli interessi nazionali degli Stati Uniti, per la pace nel mondo, per la cultura o per altra significativa iniziativa pubblica o privata".
La famosa scrittrice-simbolo della letteratura afroamericana,  attivissima in campo letterario e sociale anche attraverso la propria Società (http://www.tonimorrisonsociety.org ), ha pubblicato proprio nel mese di maggio il suo ultimo libro, “Home” (Alfred A. Knopf, editore), previsto in Italia a cura di Frassinelli nel prossimo settembre.
L’opera è densissima, pur nel numero limitato di pagine (145). Come tutti i lavori dell’autrice, è contraddistinta dalla profondità del tema e dello stile, un  modus scribendi caratterizzato da un alto lirismo, nonostante esso si pieghi a descrivere drammi così profondi da condurre all’alienazione. O forse proprio per questo. 

Toni Morrison è divenuta famosa in tutto il mondo per le sue protagoniste femminili;  Pecola Breedlove, la bambina nera che desidera disperatamente gli occhi azzurri di Shirley Temple (The bluest eye - L’occhio più azzurro) e ancor di più Margaret Garner, schiava fuggiasca che uccide la figlia pur di salvarla dal suo stesso destino (Beloved – Amatissima, premio Pulitzer). Il protagonista di “Home”, invece, è un uomo, Frank Money, un reduce dalla guerra di Corea, che rientra in patria per trovare un America forse peggiore di quella che aveva lasciato.  L’ultima sfida di Frank, distrutto dalle atrocità sopportate, dalla perdita dei suoi  due migliori amici e da impulsi  selvaggi che minano la sua mente, è salvare la sorella minore Cee dagli esperimenti di eugenetica di cui è vittima.
Ancora una volta, la prosa di Toni Morrison ci trasporta in un mondo   dove passato e presente s’intersecano e influiscono profondamente l’uno sull’altro, dove amare significa rischiare e spesso perdere, dove redenzione e riscatto costituiscono sempre e comunque l’ultima chance.
Un libro da leggere perché lascia una traccia profonda;  la drammaticità del mondo afroamericano diventa paradigma della sofferenza universale, alla quale si contrappone la meravigliosa capacità di amare dell’essere umano.

giovedì 24 maggio 2012

Intervista a Tea Ranno, autrice de "La Sposa Vermiglia"

di Faye




Tea Ranno è nata a Melilli, in Sicilia. Dal 1995 vive a Roma. Si occupa di diritto e letteratura. Ha pubblicato per E/O  i romanzi Cenere (2006, finalista ai premi Calvino e Berto, vincitore del premio Chianti) e In una lingua che non so più dire (2007).

E’ in libreria la sua ultima opera,  La sposa vermiglia, edita da Mondadori nella collana Scrittori Italiani e Stranieri.
Sicilia, 1926. Vincenzina Sparviero è la figlia attraente ma fragile di una famiglia di nobili siciliani, una ragazza, si dice in paese, troppo cagionevole per diventare madre. Ma della sua presunta sterilità al vecchio don Ottavio Licata non sembra importare granché, e così il matrimonio d'interesse fra la "palombella" mansueta e obbediente e il ricco sessantenne, fascista e mafioso, è combinato. Un pomeriggio di primavera, però, quando il fidanzamento è stato ormai annunciato, improvvisamente Vincenzina incontra l'amore negli occhi ambrati di Filippo Gonzales. Da quel momento la ragazza si difende dal futuro che incombe imbastendo nella fantasia le immagini di una gioia impossibile: seduta alla finestra della sua stanza a ricamare e sognare, attende il passaggio della sagoma amata con il passo lento, le mani in tasca, uno sguardo fuggevole verso di lei. Nella china lenta e inesorabile che conduce, sul filo della tragedia, al matrimonio annunciato, assaporiamo la storia struggente di un amore probabilmente impossibile.


Siamo davvero felici di ospitare nel nostro  locale virtuale Tea Ranno,  una scrittrice il cui ultimo libro,  La sposa vermiglia, sta riscuotendo un grande successo  di pubblico e critica, confermando le splendide premesse dei suoi primi lavori.
L'autrice ha gentilmente acconsentito a intervenire e a rispondere alle lettrici e ai lettori che desidereranno porgerle domande, o partecipare all'incontro.


Benvenuta Tea, la ringraziamo per la disponibilità nel rispondere alle nostre domande e per  essere qui con noi .
Vorremmo parlare un po’ di lei, per presentarla e farla conoscere ai lettori che ancora non hanno letto le sue opere. Come nasce Tea Ranno scrittrice?


Tea scrittrice nasce tanti anni fa, quando era una bambina che amava moltissimo leggere e si identificava con Jo di “Piccole donne” della Alcott. A quel tempo i libri erano il suo mondo, insieme al cortile, al piazzale del Municipio, ai bambini del quartiere e alla nonna, formidabile raccontatrice di storie.
E’ stato allora, in quel periodo dell’infanzia, che si è formato quel substrato magarico nel quale adesso, felicemente, vado a pescare con la penna.
Il vero apprendistato alla scrittura, però, è cominciato nel 1990, quando, per due anni, ho lavorato presso una piccola casa editrice siciliana; è stato lì che ho imparato a scrivere arricchendo il vocabolario, usando la lima e le forbici per sfrondare ogni eccesso, e anche il cesello per dare alla scrittura una forma che fosse mia soltanto.


Il suo primo romanzo, Cenere,  sembrava tracciare un percorso diverso. Qual è il significato del ritornare alle origini, alla Sicilia?

Mi capita spesso di affermare che la benzina che mette in moto la mia penna è l’emozione. Con “Cenere” è stata la rabbia: avevo letto “La strega e il capitano” di Sciascia ed ero venuta fuori da quella lettura disgustata, anzi, di più, furibonda contro un sistema luciferino di annientamento della persona, così ho buttato giù un racconto per vendicare Caterina (la protagonista della cronaca narrata da Sciascia) e mandare a morire chi aveva ucciso lei: occhio per occhio. Poi, però, la Stèfana bigotta, perversa, crudelissima del racconto, ha cominciato a pungolarmi, aveva tanto da dire, e aveva bisogno di me. Così il racconto è diventato romanzo e, via via che lo scrivevo, mi sono proprio innamorata di lei e ho lasciato che mi portasse per le sue strade.
“In una lingua che non so più dire”, romanzo che narra il ritorno in Sicilia di un magistrato assente da quarant’anni , in realtà è stato scritto prima di “Cenere” e pubblicato l’anno dopo. Quindi è dal bisogno di tornare che io sono partita, dal bisogno di fare i conti con i luoghi del passato, che non sono più quelli che abbiamo lasciato. Tornare a casa significa riappropriarsi di un mondo che si pensava di avere perso, è dare ascolto alle voci della nostalgia che imperativamente chiamano affinché ci si ricongiunga a “quella Terra” che è nostra madre  e non si rassegna a perderci.


La critica letteraria ha spesso sottolineato la qualità e l’unicità del suo stile, la passione profusa nel cercare un linguaggio che renda giustizia ai sentimenti. Può parlarci del suo percorso di scrittrice?

Mi piace avere cura del linguaggio con cui racconto le mie storie. C’è tanta di quella ricchezza nella lingua italiana, tante di quelle sfaccettature che sarebbe un peccato arruffarsi dentro la sciatteria. Mi piace che le parole siano quelle giuste, ma non solo: mi piace che esse suonino all’interno di una frase creando un’armonia, diventando musica. Dunque ho lavorato moltissimo sul mio vocabolario, mi sono formata sui libri dei grandi maestri, ho letto e riletto, imparando a muovermi nel territorio della narrazione, non per emulazione, però, ma con l’umiltà dell’apprendista che non si stanca mai di imparare, del narratore che vuole avere quanti più strumenti possibili affinché la storia che si accinge a raccontare sia accattivante non solo a livello di trama.

La sposa vermiglia, è un libro che Giulia Ichino, editor Mondadori ha definito, con parole  ispirate,  “una grande storia d’amore, una di quelle incantate”. Il libro è però anche ricchezza di una storia vera, nonché testimonianza autobiografica. Come sono confluiti questi elementi nel romanzo?

“La sposa vermiglia” ha una genesi molto particolare, il romanzo, infatti, è stato scritto nel tempo di un lungo post operatorio in cui io avevo bisogno di raccontarmi una storia, di farmi compagnia, ma soprattutto di riflettere sull’insieme di circostanze misteriose che avevano accompagnato il mio “incidente”. Davvero, quella notte, Vincenzina è venuta in mio soccorso, davvero s’è fatta dita d’aria per ridarmi il respiro… Sono cose difficili da spiegare così, a freddo: in certe occasioni la razionalità è irrilevante, e ciò che guida la mano è un intraprendente daimon di cui non si sospetta neppure l’esistenza. Questo – l’incidente – il pretesto di scrittura. Poi è venuta tutta la fase di documentazione e di ricerca, dovevo entrare in quell’anno 1926 in cui colloco la vicenda, e avevo bisogno di raccogliere quante più notizie potevo intorno a Vincenzina e all’epoca storica in cui è vissuta. E siccome la storia della Sposa fa parte del bagaglio dei “cunti” della famiglia di mia madre, ecco che a poco a poco anche quella famiglia è entrata nella narrazione facendo de “La sposa vermiglia”, in parte, un romanzo autobiografico.


Una curiosità per i nostri lettori: come nasce il titolo di questo libro?

Da un’espressione contenuta nel libro: “Una sposa vermiglia per Filippo”, pensa Vincenzina, e davvero sarà così.


Vincenzina Sparviero, la protagonista è paradigma di figure diverse: la definirebbe un’eroina o una vittima?

Un’eroina, senz’altro. E’ una donna che si è autoimposta l’ubbidienza (troppo le brucia la morte della sorella di cui si sente responsabile), che però, a un certo punto, smette docilità e sottomissione e si erge a Sparviera, pronta a ferire con rostro e artigli pur di guadagnarsi ciò che le spetta. Solo che, talvolta, le circostanze della vita s’intrecciano in modo tale che anche la più fervida rivolta può sbattere contro la grettezza, la stanchezza, la rozzezza e l’ignoranza e ciò che sarebbe naturalmente possibile viene brutalmente stroncato.


Ci sono altri progetti nella penna di Tea?

Raccontare ancora le donne, il loro sentire, la sensualità e il desiderio, pure la trasgressione, chissà.

Un grande “in bocca al lupo” per il suo futuro e tutti i nostri complimenti ad una scrittrice che, come donna e come autore, illumina il panorama culturale italiano.




Tea Ranno e "La sposa vermiglia" sono su Facebook:

http://www.facebook.com/LaSposaVermiglia
http://www.facebook.com/tea.ranno


Il parere dell'Editor in una videointervista a Giulia Ichino

mercoledì 23 maggio 2012

L'Arte di Erin Kross al Pinkafé

Salve!
Ho accettato con entusiasmo di collaborare a questa rubrica!
Mi presento: sono Erin Kross e la mia passione è sempre stata l’ARTE in ogni sua forma.
Sin da bambina mi dilettavo copiare i fiori con matite colorate (allora esistevano solo le matite colorate), e mi riuscivano bene.
Il mio sogno era quello di passare la vita a dipingere e creare cose inerenti all’Arte.
Infatti i miei studi si sono orientati in questa direzione, e ho ottenuto molti risultati gratificanti.
Tutto il mondo, l’universo è arte... Basta osservarlo con gli occhi pieni di amore per la natura e il creato.

A chi non è mai venuto in mente, almeno una volta, di dedicare un po’ di tempo  all’ARTE per cimentarsi in una poesia o per dipingere sul legno o su una maglietta o semplicemente su di un foglio di carta per salvare il ricordo di un paesaggio, o su di un cartoncino qualcosa per degli auguri particolari? O su vetro , su una tenda, su una borsa?
Tutto questo è desiderio di ARTE!

La pittura è un’Arte antichissima che l’uomo primitivo usava per comunicare e per trasmettere la sua storia fino a noi  (Graffiti nelle caverne o sulle rocce). Nei tempi antichi, ovvero molti millenni fa,  usavano terre, piante, fiori, carbone ed altre sostanze naturali, ad esempio il colore porpora veniva estratto da un mollusco che si trovava nel mediterraneo. Gli antichi usavano questa sostanza rossa per decorare e per tingere la lana grezza di un bel colore rosso.
Tutte queste notizie che risalgono fin dalla nascita dell’uomo mi hanno incuriosito al punto tale dal metterle in atto.

Via via che i secoli passavano la ricerca sui materiali da usare si è sempre più evoluta. Lo sapevate che la matita è stata scoperta nel 1564 e, per caso? Un fulmine si abbatté su un albero (in Inghilterra) e tra le sue radici fu trovato un minerale sconosciuto, e sapete di che minerale si trattava? Era Grafite (dal greco GRAPHO che vuol dire SCRIVO).

Sarà un vero piacere conversare con voi, se me ne date la possibilità.
Ho tantissime curiosità che riguardano l'Arte da condividere con voi.

                                                                                                        Con affetto   Erin Kross

martedì 22 maggio 2012

PinkMenù d'inaugurazione


Per festeggiare la nascita di Pinkafé, vi propongo due menù d’eccezione, pensati per una cena romantica a due, dove il color rosa è la nota dominante.
Levo il calice in un brindisi di auguri…con un ottimo spumante rosé, naturalmente!

                                                                                                                  Chef Magnus




Incominciamo dall’aperitivo

Flûte Rossini
Semplice, fresco, di stagione

Centrifugate o frullate  4/5 fragole mature e saporite, con qualche goccia di limone  e un cucchiaino di zucchero. Aggiungete del prosecco di Valdobbiadene ghiacciato e guarnite l’orlo del bicchiere con una fragola e una fogliolina di menta.

Menù di carne

Mousse prosciutto cotto e ricotta
Delicata e sfiziosa

Passate al mixer del prosciutto cotto (circa 150 grammi), finché sarà macinato finemente. Amalgamatevi della ricotta di pecora (per un sapore più deciso) o di mucca (se preferite un gusto più leggero), in quantità pari alla metà del peso del prosciutto.
Aggiungete uno o due cucchiai di panna da cucina, secondo la cremosità che volete ottenere. Salate e pepate. Disponete la mousse in coppe trasparenti, spolverandola di erba cipollina. Far raffreddare in frigorifero e servite con crostini di pan carré tagliati a triangolo e tostati.

Risotto alle fragole
Quando il sapore dolce sposa un risotto gustoso

In un tegame antiaderente far rosolare un piccolo scalogno in poco olio. Aggiungete il riso (circa tre pugni a persona) e far tostare. Sfumate con mezzo bicchiere di vino bianco (o spumante) secco, e fate evaporare. Iniziate ad aggiungere del brodo caldo preparato con dado vegetale e portate il riso a metà cottura.
Schiacciate la polpa di alcune fragole ed altre tagliatele a pezzetti; mischiate i frutti con un cucchiaio generoso di panna da cucina e aggiungete questo composto al riso. Aggiustate di sale e  insaporite con un pizzico di pepe rosa e uno di noce moscata. A cottura ultimata mantecate con una noce di burro e una spolverata di parmigiano.

Filetto in salsa Aurora
Un classico rinnovato

Prendete due medaglioni di filetto di manzo, salateli leggermente e fate penetrare nella carne alcuni grani di pepe rosa parzialmente schiacciati. Scaldate a fuoco vivace un cucchiaio di olio e adagiatevi i filetti facendoli cuocere da ambo le parti, secondo il loro spessore e il grado di cottura desiderato. Spruzzate con del cognac e fate evaporare.
A parte, amalgamate in una ciotola 4/5 cucchiai di besciamella con un cucchiaino di concentrato di pomodoro sciolto in pochissima acqua, una macinata di pepe rosa e un ricciolo di burro morbido. Versate la salsa sul filetto e spolverate con fili di erba cipollina.

Insalatina Verderosa
Un mix di sapori rinfrescanti

Tagliate a pezzetti piuttosto grandi degli spicchi di pompelmo rosa privati della loro pellicola. In un’insalatiera mescolate i cuori d’insalatina riccia con alcuni gherigli di noce, delle fettine sottilissime di mela Granny Smith, scagliette di parmigiano reggiano e il pompelmo. Condite con sale, pepe bianco, olio extravergine e qualche goccia di limone.

Menù di pesce

Avocados e gamberetti in salsa rosa
Un po’ dolce, un po’ salato

Scegliete degli avocados maturi al punto giusto. Sbucciateli e tagliateli per lungo, eliminando il grosso seme centrale. Spruzzateli con succo di limone perché non anneriscano. Preparate la salsa rosa amalgamando un cucchiaio generoso di maionese con un poco di ketchup, un pizzico di paprika, qualche goccia di cognac.
In una ciotola condite due cucchiai di gamberetti con un filo di olio extravergine, una spruzzata di limone, una macinata di pepe rosa e sale. Aggiungete la salsa ai gamberetti e con  essi riempite la cavità degli avocados.

Maccheroncini Stroganoff
La pasta italiana incontra i sapori dell’est

Fate rosolare uno scalogno in poco olio e una noce di burro. Aggiungete abbondanti ritagli di salmone e poco dopo un bicchierino di vodka (ma va bene anche la nostra grappa!), facendo evaporare a fuoco vivace. Colorate con un cucchiaio di vellutata di pomodoro, e fate addensare a fuoco basso. Insaporite con il sale, il pepe rosa e un pizzico di zucchero. Aggiungete un paio di cucchiai di panna da cucina e amalgamate. Scolate i maccheroncini al dente, e conditeli con la salsa. Aggiungete del caviale rosso (uova di salmone) e guarnite con foglioline di prezzemolo.

Trota salmonata in crosta di mandorle
Un pesce delicato alla portata di tutti

Adagiare due filetti di trota salmonata, lavati e asciugati, in una pirofila unta d’olio. In una ciotola avrete preparato qualche ora prima un condimento composto da un cucchiaio di olio extra vergine, uno spicchio d’aglio, qualche fogliolina di salvia, rosmarino e prezzemolo tagliati finissimi. Irrorate i filetti con il condimento (dopo aver tolto l’aglio)  e metteteli in forno caldo per una decina di minuti. Bagnate i filetti con del vino bianco secco e continuate la cottura per altri 5 minuti. Ricoprire i filetti con scaglie sottili di mandorle e far dorare per qualche altro minuto, finché le mandorle avranno formato una crosticina dorata.

Sformatini di radicchio trevigiano
Un tocco gradevolissimo di amaro

Lavate un cespo di radicchio trevigiano e tagliatelo a fettine sottili. Affettate lo scalogno e fatelo soffriggere in poco olio. Aggiungete il radicchio e fatelo cuocere finché diventa morbido. Frullare il tutto. Aggiungere un uovo, due cucchiai di ricotta di mucca sbattuta a crema con una forchetta, sale, pepe rosa, noce moscata, una manciata di parmigiano. Imburrate degli stampini antiaderenti, riempite con il composto, spolverate di pangrattato. Aggiungete un ricciolino di burro e fate cuocere in forno medio per circa venti minuti e comunque finché hanno un bel colore dorato. Serviti tiepidi o freddi.

E ora, il gran finale…
 
Una torta pensata per celebrare la nascita di questo blog, dove tutto il gusto del caffè si sposa con una dolce glassatura rosa

Torta Pinkafè
Facile, veloce e soprattutto… buonissima
 
Frullate nel mixer 3 uova con 5 generosi cucchiai di zucchero e un pizzico di sale. Aggiungete 2 cucchiai di farina e ½ bustina di lievito in polvere. A bagnomaria, fate sciogliere 130 grammi di cioccolato fondente (un po’ meno di una tavoletta) con un etto di burro. Aggiungete il tutto al composto di uova, insieme a ½ tazzina di caffè ristretto e  a due cucchiai di mandorle a filetti. Imburrate uno stampo da 20 cm e fate cuocere a forno medio per 30’ o fino a quando, inserendo uno stecchino, lo tirerete fuori asciutto. Sformate la torta su un piatto di portata e ricopritela con glassa o fondente rosa che potete acquistare già pronta. Decorate con ghirigori di cioccolato o confettini.

Se volete preparare la glassa da voi, ecco come fare: potete acquistate dello zucchero al velo all’aroma di fragola e di colore rosa e diluirlo con pochissima acqua fino a formare una pasta fluida ma piuttosto densa, oppure usare zucchero a velo bianco e procurarvi qualche goccia di colorante rosso, da unire alla glassa, fino ad ottenere la tonalità desiderata.


lunedì 21 maggio 2012

Il Potere delle Donne, di Leymah Gbowee

pubblicato da Hasmina

Dalla vincitrice del Premio Nobel per la Pace 2011 LEYMAH GBOWEE, un libro che nessuna donna dovrebbe perdersi.

Mighty Be Our Powers: How Sisterhood, Prayer, and Sex Changed a Nation at War, uscito nel 2011 negli Stati Uniti, è uscito anche in Italia per Corbaccio, in libreria da Maggio, col titolo Grande sia il nostro potere. La donna che con la sua lotta ha liberato un paese dalla guerra.

La vita di Leymah Gbowee è stata dominata dalla guerra civile in Liberia, un conflitto sanguinoso che l'ha privata di parenti e amici nonché dei suoi sogni e delle sue speranze. Giovane madre e compagna di un uomo violento, Leymah Gbowee è riuscita a dire basta anche alla violenza privata che lei stessa subiva e a trasformare la sua amarezza in azione, incoraggiando le donne, le vere vittime della guerra, a creare una forza irresistibile. Nel 2003, Leymah Gbowee ha quindi istituito e diretto la Liberian Mass Action for Peace, una coalizione di donne cristiane e musulmane che hanno manifestato pubblicamente contro il presidente liberiano, il sanguinario signore della guerra Charles Ghankay Taylor, con ogni mezzo a loro disposizione, compreso lo sciopero del sesso. Leader autorevole a capo del suo "pacifico esercito", Leymah Gbowee ha contribuito così a pacificare il suo Paese e a cambiare il corso della storia liberiana. "Grande sia il nostro potere" è la testimonianza pregnante di un percorso dalla disperazione alla speranza che commuoverà chiunque coltivi il sogno di un mondo migliore.

"Leymah è stata testimone del peggio dell'umanità ed ha contribuito a portare la Liberia fuori dell'oscurità. Il suo libro è una narrazione che cattura e che rimarrà nella storia come un testamento del potere delle donne, della fede e dello spirito del nostro grande paese"
Ellen Johnson Sirleaf,
Presidente della Liberia (Premio Nobel per la Pace 2011)

Primo presidente africano donna eletto democraticamente, sin dal suo insediamento nel 2006, Ellen Johnson Sirleaf ha contribuito a garantire la pace in Liberia, a promuovere lo sviluppo economico e sociale, a rafforzare la posizione delle donne.
Leymah Gbowee scrive su Newsweek e The Dailey Beast, è madre single di sei figli, tra cui anche una bambina adottata, e si è stabilita ad Accra, Ghana, dove è cofondatrice e direttore esecutivo del Women Peace and Security Network - Africa.

domenica 20 maggio 2012

L'angolo della salute

La rubrica Salute di Pinkafé, nasce per raccogliere argomenti di riflessione, informativa  e approfondimenti in campo medico.
Gli articoli e i post che via via si susseguiranno, saranno dedicati a specialità diverse e verranno trattati dai medici che collaborano con Pinkafé; pur nella loro assoluta professionalità, avranno pertanto un particolare taglio divulgativo, accessibile a tutti.
Un’attenzione particolare sarà rivolta alla fisiologia femminile; tuttavia, poiché la salute è un bene comune, i campi esplorati saranno d’interesse generale.
Se avete dei dubbi in merito agli articoli pubblicati o desiderate chiarimenti, potrete rivolgere le vostre domande a “La posta del Kafé – il Medico risponde”.

sabato 19 maggio 2012

Vivi le Dolomiti

di Rosengarten


Benvenuti!
In queste pagine  troverete qualche suggerimento per godervi al meglio le Dolomiti, uno degli angoli più belli d’Italia. Se già conoscete questa regione, non avrete sicuramente bisogno dei consigli che invece si rivolgono ai neofiti e ai “montanari” improvvisati, trascinati su impervi pendii da amici invadenti o dal compagno desideroso di emulare le imprese degli scalatori più famosi.
Ammettiamo che, presi dalla canicola estiva, dopo aver invano cercato refrigerio in spiagge affollate, raggiunte a prezzo di interminabili code su asfalto bollente, ormai sfiniti, vi affidiate all’istinto; l’automobile potrebbe guidarvi, senza neppure rendervene conto, verso quella che altrimenti avreste classificato come una noiosissima montagna. Naturalmente, non penserete affatto alle passeggiate, né tantomeno alle escursioni. Vi siete salvati dal caldo, e quindi vi basta la meravigliosa e sorprendente frescura; la notte lunga, soporosa e con la copertina di lana.
Il giorno, incantati e cullati dal verde smeraldo dei prati, che baciano l’azzurro intenso del cielo scolpito da crode e guglie incredibilmente ardite, avrete solo voglia del meritato riposo, interrotto da pantagrueliche mangiate di polenta, funghi e tosella. Senza esagerare però, altrimenti i sensi di colpa non vi faranno gustare appieno lo strudel ed i mirtilli con la panna.
Dapprima apprezzerete sicuramente i vantaggi di una vacanza oziosa, e guarderete passare con sufficienza e commiserazione gli escursionisti avviati a faticosissime arrampicate su sentieri da capra, sotto zaini all’apparenza pesanti come macigni.
Dopo qualche giorno però, dopo aver finito di rileggere “Tre uomini a zonzo” e qualche altra amenità estiva, la curiosità dell’ignoto ed il fascino dell’avventura comincerà a svegliarsi e vi ritroverete a formulare domande sempre più incalzanti agli escursionisti di cui sopra.
Ebbene, è proprio a voi che si rivolgono questi suggerimenti. A voi, che forse non vi siete portati dietro nemmeno gli scarponi (o forse non li avete neppure mai avuti), ma che in compenso vi siete ricordati all’ultimo minuto di prendere l’ombrello!
Ecco, soprattutto voi avete bisogno di essere indirizzati verso piacevoli passeggiate, prive di difficoltà, ma da svolgere in zone ad alto valore paesaggistico, a cospetto di montagne imponenti. D’accordo, diamoci un po’ d’importanza, parliamo di escursioni, ma mi raccomando, non dimentichiamoci mai della sicurezza.



                                                   È importante sapere che…

Anche se le escursioni che vi indicheremo sono veramente alla portata di tutti, attrezzatevi con degli scarponi di media pesantezza e suola vibram, uno zaino contenente almeno un maglione ed un indumento per ripararsi dalla pioggia (giacca a vento e/o mantellina impermeabile).
Portate sempre con voi cibo ed acqua commisurata alla durata dell’escursione ed una cartina dei sentieri con scala almeno 1:50.000 (meglio 1:25.000).
Partite presto la mattina e sempre in compagnia; infatti nel pomeriggio, in tutte le Alpi Orientali, il tempo cambia sovente.
Informatevi sempre del percorso con la gente del posto (es. con l’albergatore); annotate i numeri telefonici dei rifugi che incontrerete durante l’escursione, che avrete scrupolosamente pianificato la sera precedente, aiutandovi con la cartina, e lasciate sempre detto ciò che intendete fare.
Se ritenete che il percorso da voi scelto o qui suggerito sia troppo difficile, se incontrate difficoltà, magari con delle ferrate, allora è meglio rivolgersi alle Guide Alpine. Sono presenti nei principali paesi e rifugi delle Dolomiti, e hanno proposte per tutte le esigenze.

Mi fermo qui, perché l’esperienza è meglio di cento libri e non vi resta che andare a scoprire la prima meravigliosa escursione. 

Dimenticavo… godetevi le Dolomiti, Patrimonio Mondiale dell’Umanità!


                                                                                         
Disclaimer: gli itinerari descritti sono frutto di esperienze personali  e possono aver subito variazioni anche radicali nel tempo. La difficoltà degli itinerari è basata su valutazioni personali e quindi non può essere ritenuta universalmente valida; la frequentazione della montagna, i percorsi segnalati e ogni altra indicazione presente in questi post presuppongono la necessaria preparazione, esperienza e buona forma fisica. L'autore pertanto non può in alcun modo essere ritenuto responsabile in caso di incidenti o problemi di qualsivoglia tipo.

venerdì 18 maggio 2012

Lo Chef Magnus vi dà il benvenuto

Cucina, che passione!

Trovare nuove ricette sul web è davvero facilissimo: basta cercare il nome del piatto desiderato o l’ingrediente che intendiamo usare … et voilà, siamo immediatamente sommersi da decine e decine di suggerimenti, accompagnati da fotografie accattivanti, da video esplicativi e da varianti praticamente infinite, realizzate da cuochi famosi o da personaggi noti per le apparizioni in Tv.
È proprio a questo punto che scatta la confusione...
Soprattutto se, armati di buone intenzioni, avevamo in mente di realizzare qualcosa di nuovo, magari per festeggiare un evento speciale.
Dosi precise, minuti esatti di cottura, procedimenti imperativi vanno bene,  ma quando poi ci troviamo a fare i conti con l’attrezzatura limitata della nostra cucina, con un forno assolutamente normale o con una bilancia che pesa non proprio “al grammo”, ecco scattare il panico e il senso di fallimento che ci fa abbandonare il grembiule sulla sedia, e chiudere rumorosamente la porta di casa… in cerca del ristorante più vicino.
Invece cucinare può essere un divertimento, un modo per mettere alla prova la nostra creatività, il nostro estro e dimostrare che siamo noi “il miglior chef” in circolazione.
E niente ci darà più soddisfazione che tenere un piccolo diario delle nostre ricette, alle quali avremo magari assegnato un punteggio relativo alla riuscita e al gradimento mostrato dai nostri cari.
Per questo, le ricette di questa rubrica sono diverse da tutte le altre in circolazione: certamente sono facili, di sicuro successo e piacevoli da preparare. Ma non solo.
Sono “aperte”, senza troppi  vincoli e con molto spazio per la vostra creatività. Divertitevi a provare, a cambiare, a sperimentare, secondo i vostri gusti. Un pizzico di sale in più o un cucchiaio di zucchero in meno, non le rovinerà affatto, ma le renderà veramente “vostre”.
Vi aspetto all’interno del Restaurant-Kafé con tante idee nuove per tutti i giorni o per le occasioni importanti; per dubbi, consigli, suggerimenti o richieste speciali, scrivete a “Posta del Kafé – I consigli dello Chef” e sarò lieto di rispondervi.

                                                                                                                Chef Magnus

domenica 6 maggio 2012

Benvenuti in Pinkafé

Immaginatelo come più vi piace, con grandi vetrate e vista su un lago, coloniale con giardini attorniati di palme, raffinato sulla piazza storica di una città d'arte o minimalista sul tetto di un grattacielo...
Pinkafé vuole essere il vostro locale virtuale preferito, dove poter incontrarvi con gli amici, fare conoscenze, conversare, confrontarvi, condividere le vostre esperienze, o semplicemente godervi qualche minuto di tranquillità, lontano dal lavoro e dalle incombenze di ogni giorno, leggendo quello che più vi piace, esplorando argomenti nuovi, curiosando e perché no... scoprendo magari anche una nuova passione.
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