mercoledì 8 luglio 2015

Sotto la stessa luna di Ornella Albanese



Sotto la stessa luna è una chicca della scrittrice Ornella Albanese, che dopo successi come l'Anello di ferro e l'Oscuro Mosaico, si cimenta in una storia tutta rosa dal sapore romantico e qui ci vado a nozze!
Ecco cosa dice l'autrice:

Anche un'autrice che ha pubblicato tantissimo come me, ha un romanzo nel cassetto. 

Eccolo qui, il mio romanzo nel cassetto: Sotto la stessa luna! 
Una storia divertente e anche emozionante, in cui un romanzo rosa gioca un ruolo decisivo. Personaggi reali e personaggi di carta cercano di conquistarsi il loro personale lieto fine, complice la luna.
Guardate il trailer: il romanzo ha proprio quel ritmo!

Vi riporto la trama leggete care colleghe di letture!

Cosa succede se un romanzo rosa diventa il protagonista di un romanzo rosa? Detta le regole, crea imprevisti e seduce completamente Lucrezia, che lo ha acquistato per noia e storcendo un po’ il naso. Così lei si trova a imitare la protagonista del libro che, guarda caso, ha il suo stesso nome. L’altra Lucrezia diventa il suo spirito guida e le soffia all’orecchio di lasciare il fidanzato perfetto e di dire il primo no al suo capo, dopo anni passati a strisciare. Ma l’altra Lucrezia, smagliante tra le pagine del romanzo, brancola penosamente se si misura con il mondo reale e nessuno dei suoi consigli sembra andare a buon fine. 

Forse pitturare di azzurro mare le pareti di casa, potrà servire ad arginare il vortice degli eventi negativi? 


O sarà la luna a operare il sortilegio, regalando un lieto fine persino più sfolgorante di quello di un romanzo rosa?


L'autrice

Dopo aver pubblicato otto romanzi contemporanei (ed. Le Onde), dodici romance storici (I Romanzi Mondadori) e due thriller storici (Fanucci Leggereditore), Ornella Albanese si cimenta in un romanzo diverso da tutti i precedenti, anche se aveva già sperimentato la commedia brillante in più di cento racconti e romanzi brevi. Con Sotto la stessa luna l'autrice ha voluto fare un divertente omaggio al romanzo rosa e alle sue numerose lettrici, che amano vivere e sognare con ironia e romanticismo.








Sito dell'autrice qui
Profilo facebook qui

Cartaceo  ordinabile in libreria dal 15 luglio
l'ebook è disponibile su Amazon 
su bookrepublic   su youcanprint
e su tutti i principali store








sabato 20 giugno 2015

Blog Tour Progetto Genesis - sesta tappa: Recensione + estratto + Giveaway Finale


PROGETTO GENESIS - PROTOCOLLO SPECTRUM [VOL II]  di ANGELA P.FASSIO

by Andreina



Care amiche benvenute alla sesta tappa del Blog Tour dedicata alla trilogia di "Progetto Genesis". Dopo Post Mortem, è ora disponibile Il secondo volume della serie "Protocollo Spectrum" che trovate dal 18 giugno 2015 disponibile in formato eBook nelle migliori librerie online.



Titolo:Progetto Genesis-Protocollo Spectrum

In Uscita:18 Giugno 2015

Autrice: Angela P. Fassio

Editore: Self Publishing

Genere:Young Adult, Avventura, Horror, Azione

Prezzo: eBook € 1,99

Al momento la serie è composta da:

1- POST  MORTEM
2- PROTOCOLLO SPECTRUM



Il “Progetto Genesis” svela lati oscuri e inquietanti che Rico e i suoi amici devono affrontare. Specialmente il misterioso “Protocollo Spectrum”, derivato dal programma originale, prospetta scenari ancora più paurosi e sinistri.
I sotterranei della Cittadella traboccano di sopravvissuti e difenderli è sempre più difficile per il gruppo della resistenza di cui fanno parte Rico, Laura e i loro amici. Nuove e terribili minacce incombono sugli umani sempre più deboli e sfiniti da una lotta senza quartiere. Zombie creati in laboratorio, mutazioni genetiche, aberranti esperimenti e, su tutto, l’ombra di un potere occulto che si prefigge di dominare il pianeta e che controlla la rete informatica.
Rico e Laura, tuttavia, non devono combattere soltanto gli zombie, ma anche i loro personali fantasmi: il conflitto che li divide, il segreto nel passato di Rico, la scomparsa della piccola Angela tuttora avvolta nel mistero.
E l’umanità sta per precipitare nel baratro dell’olocausto nucleare.


***************


Non ho mai creduto all’esistenza dell’Inferno così come ci veniva tramandato dalle credenze popolari o raccontato dalla religione...

Con questa frase inizia il secondo volume della trilogia di “Progetto Genesis - Protocollo Spectrum” (qui trovate la recensione al primo volume). Avevamo lasciato Rico, Laura, Marco e compagni, disperati per la scomparsa della piccola Angela, la bambina che Rico aveva salvato dalle grinfie degli zombie, alla quale i nostri amici si sono affezionati. Dov'è finita Angela? Da chi e perché è stata rapita?  Benché Rico abbia solo diciassette anni, è un ragazzo maturo e carismatico, i suoi amici si fidano di lui e lo considerano un capo. Diventato il leader della resistenza, dopo aver subito delle gravi perdite, giorno per giorno insieme al suo team combatte una guerra che si fa sempre più cruenta. Gli zombie pare abbiano sviluppato una sorta di incomprensibile intelligenza... Come mai? Che succede? Molto presto, si scoprirà che l'uomo, privo di vergogna, arriva oltre il suo limite per il potere! La resistenza, sotto il comando di Rico, vive con difficoltà sempre maggiore la convivenza nel Centro Omega, stipato di rifugiati sopravvissuti, e mentre all’orizzonte si prospettano scenari sempre più orrendi, la relazione tra Rico e Laura, ormai una coppia di fatto, sembra subire qualche scossone. Il carattere della ragazza sta cambiando, e le persone di cui fidarsi sono sempre meno.
Ombre di un passato sconosciuto si presentano al giovane leader, catapultandolo in una realtà sorprendente. Durante un attacco a sorpresa, viene rapito da un' ipotetica organizzazione che lo tiene prigioniero e lo sottopone a svariati esperimenti. Mentre è prigioniero, Rico sente per la prima volta parlare del “Protocollo Spectrum”, un progetto finanziato da vari governi, che mira alla sperimentazione umana. Pertanto, nonostante l'orrore in cui vivono sia stato causato proprio dagli esperimenti di scienziati senza scrupoli, lo scempio sembra continuare. Rico è allibito dalla scoperta che esiste un pericolo ancora più aberrante degli zombie!
Lui è ancora il leader del gruppo, tuttavia fra loro serpeggiano divergenze di opinioni, contrasti, malumori e sfiducia. Rico si allontanerà per un po’ da tutti. Si sente diverso, il suo corpo ha subito un cambiamento a   cui dovrà abituarsi.
Scappati dal Centro Omega, gestito ormai da scienziati  senza alcuna etica morale, Rico  e i suoi partono alla ricerca di Angela, dopo aver saputo che la piccola è stata inserita in un programma di sperimentazione dell’Omega, e poi trasferita alla non meglio identificata fondazione SECTRA, in Svizzera.
In questo secondo volume oltre alla guerra contro gli zombie, l'autrice ha inserito diversi elementi. Subentrano nuovi personaggi, ne rispuntano di vecchi. Vivremo alcune esperienze di Rico e Laura, in modo indipendente dal resto della squadra.
Quelli che abbiamo conosciuto come giovani studenti, barricati dentro la loro scuola per sopravvivere all’attacco degli zombie, si confrontano giorno per giorno in una  realtà sempre più terribile. La guerra, la perdita di amici, i vari affetti nati  durante quest'era apocalittica li trasformeranno in adulti.
L’ingordigia dell'uomo per il potere avrà mai fine? Cosa spinge un essere umano, nonostante l'apocalisse sia iniziata, a fare un passo avanti e non uno indietro?
Una domanda che sono sicurissima non avrà mai una risposta, sin quando l'essere umano avrà vita! Non ci resta che rassegnarci al vero mostro che popola il nostra pianeta e non serve  che vi dica chi è il mostro… giusto?


Estratto


“Morirò combattendo, sacrificandomi per coloro che amo. Sarebbe un bel modo di morire.”
“Meglio morire da vivi, che vivere da morti.

“Camminavo nella nebbia. Una cortina grigia, umida e fredda che mi avvolgeva come un sudario. Il gelo mi penetrava nelle ossa mentre arrancavo nel vecchio cimitero…”

A tratti, come ombre sfuggenti, apparivano lapidi e croci, angeli minacciosi e figure indistinte.Non mi sarei dovuto trovare lì.L’esperienza mi aveva insegnato a non frequentare i cimiteri, eppure mi aggiravo fra le tombe e non sapevo cosa stessi cercando. Il terreno che calpestavo era molle. Il terriccio smosso rendeva i miei passi incerti. Mi muovevo come un sonnambulo mentre intorno a me la caligine si faceva sempre più fitta e tutto mi appariva sfocato.
Poi, davanti a me si aprì una voragine e caddi. Piombai giù come un sasso, ma non sentii dolore quando atterrai. La fossa non era molto profonda ed era stata scavata di fresco. L’odore penetrante mi colpì le narici. Superato il leggero stordimento artigliai la terra per rialzarmi. Lottai per uscire, ma scivolai e ricaddi all’indietro. Fu allora che nel rettangolo di luce fioca apparvero le facce ghignanti e distorte degli zombie. Si sporsero verso di me e mi rannicchiai in un angolo, pur sapendo che non sarei sfuggito ai loro artigli.  Ero inerme, disarmato, completamente in balia dei mostri. Mi avrebbero dilaniato, trasformandomi in uno di loro. Un pensiero che mi atterrì. Ma non era quello che volevano farmi. Lo compresi quando cominciarono a gettarmi addosso manciate di terra che in breve tempo mi seppellirono. Mi otturarono naso, occhi, bocca, mi coprirono per intero, e tutto l’orrore si condensò nel mio petto esplodendo in un grido di lacerante, straziante agonia...












Queste le tappe del  Blog Tour di Progetto Genesis 





GIVEWAY



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lunedì 29 settembre 2014

CHEF LOVE di Jonathan Arpetti e Christina B. Assouad


by Andreina



Chef love è un romanzo nato dalle menti di due autori universalmente agli antipodi: ossia da un maschietto e una femminuccia  ^_^ Scritto in prima persona, è una graziosa storia d’amore che ha come protagonisti Matilde e Gianluca. Matilde è una bella ragazza indipendente che lavora in una libreria.
Ha una vera e propria passione per tutto ciò che riguarda la cucina,dai libri che cataloga per genere, in ordine quasi maniacale, ai programmi televisivi “cuochi famosi”compresi! Il suo sogno è infatti quello di sposare uno chef, e quando incontra Gianluca pare che il suo sogno possa realizzarsi.Gianluca è un ragazzo timido, che dopo vari appostamenti fuori dalla libreria dove lavora la ragazza cui è da tempo innamorato, decide finalmente di farsi avanti. Non è un rinomato chef, ma un semplice cameriere e, per una serie di malintesi non chiariti, questo suo lavoro incrinerà il loro rapporto.

Ascoltiamo la versione di Matilde  e quella di Gianluca. Entrambi si alternano nel  raccontarci  lo sviluppo della loro relazione. Ci sono alcune scene carinissime e divertenti, specialmente quando dopo la cena Matilde …Non vorreste per caso sapere il resto? Non sia mai!!! Leggetelo e lo scoprirete da soli!

Posso dirvi con tutta sincerità che la mia simpatia va tutta a Gianluca…ebbene sì, sono dalla parte del maschietto, perché il poveretto si è sorbito le fisse della sua dolce metà e la sua mania culinaria con pazienza certosina assecondando le sue richieste! Mah! Se fossi un uomo l’avrei presa a mestolate …rigorosamente uguali a quello che usano da Master chef, of course!

Jonathan Arpetti e  Christina B. Assouad, esordiscono con questo romanzo spiritoso descrivendo i loro punti di vista. Ascoltiamo la versione di Matilde e quella di Gianluca: credo che una storia raccontata da entrambi i protagonisti sia molto carina, e ci conferma come, in effetti, l’uomo e la donna vivano le stesse situazioni in modo differente. Anche se sono una donna, sono consapevole che siamo spesso e volentieri capricciose e testarde, mentre l’uomo che, della razionalità ha fatto nei secoli dei secoli il suo mantra, si ritrova a volte a non saper proprio come comportarsi con l’universo femminile. Promettiamo di essere più buone e non stressarli più con le nostre manie come ha fatto quella cattivella di Matilde? Si? Ma quando mai, sicuramente si prosciugheranno gli oceani prima! ^_^ Però nonostante le nostre diversità è consolidato il fatto che non possiamo vivere l’uno senza l’altra ^_^



Jonathan Arpetti 
La sua passione bianconera di  gli è valsa la vittoria nel concorso letterario per autori esordienti al salone del libro di Torino 2010, organizzato da Radio 24, con il libro I Love Ju. (Romanzo d’amore sulla Juventus). In realtà aveva già esordito con Fino alla fine del mondo, romanzo da cui è stata tratta la rappresentazione teatrale Rifrazioni con Eleonora Giovanardi. È anche autore e promotore dei romanzi collettivi Affetti collaterali (Pendragon), Lavoricidi, Lavoricidi italiani (Miraggi) Social Singles, Tutto il resto è rasta e Juve 30 e love (Miraggi), quest’ultimo scritto a due mani con Marco Apolloni. 
Fondatore del sito www.collettivoidra.com gestisce la sezione interviste a scrittori, editor, agenti letterari. Inoltre collabora con alcuni registi cinematografici per la stesura di soggetti e sceneggiature. Lo scorso luglio ha pubblicato Chef love - versione ebook - per la nuova collana digitale you feel di Rizzoli.


Assouad Christina Barbara
Christina B. Assouad nasce a Denver (USA) in un mese di giugno. Ha conseguito un laurea in Lingue e letterature straniere, una in Psicologia e attualmente, mentre tenta di portare a termine la specializzazione, si diletta a riempire, tra una cosa e l’altra, pagine bianche con parole più o meno colorate. Biscotti ai mirtilli è il suo primo libro, seguito da Lavoricidi, Lavoricidi italiani, Social Singles e Tutto il resto è rasta. Per la collana YouFeel Rizzoli ha pubblicato Chef Love e Tutto tranne il viso.







domenica 28 settembre 2014

SCRIVERE PER AMORE


Premio letterario dedicato alla scrittura d’amore: pane per i denti delle nostre lettrici!








giovedì 12 giugno 2014

PROGETTO GENESIS - POST MORTEM di ANGELA P.FASSIO


by Andreina

Angela P. Fassio è una talentuosa autrice italiana. Versatile ed eclettica, passa tranquillamente dalla narrativa contemporanea, al fantasy, alla  fantascienza e al romanzo storico.
Nonostante Angela P.Fassio sia un nome noto fra i lettori, pochi sanno che è il vero nome di Alexandra Forrest, scrittrice di romanzi rosa. Chi di noi, amante del genere, non ha letto almeno un suo libro? Chi non ricorda “La locanda dell’angelo”, "Tempesta di Passioni", "Il Giglio e la Spada", "Alta Marea" e tanti altri?
Come altre sue colleghe, anche Angela Fassio ha deciso di cimentarsi con il paranormal. È nato così “Progetto Genesis”. In verità, l’autrice ha confessato che questo suo  romanzo era un lavoro che riposava in un cassetto in attesa di essere “ riesumato” … scusate il gioco di parole visto la trama del  libro ^_^! Quindi vi presento “Progetto genesi. Post Mortem”.

Tutti siamo d’accordo che l’incipit  è molto importane per un primo approccio con il libro, perché esso deve conquistare l’attenzione del lettore. Personalmente, mi ha colpito subito.
La storia è incentrata sulla sopravvivenza del genere umano, in pericolo e costretto a nascondersi per sfuggire agli zombi, umani trasformatisi dopo una poco chiara pioggia acida caduta dal cielo. Ma cosa si nasconde veramente dietro questo evento catastrofico classificato come naturale?
Un gruppo di giovani studenti, una sorta di soldati in lotta per difendersi da quell’incubo, scoprirà cosa realmente è accaduto.

Rico e Marco sono due ragazzi giovani, costretti dalle circostanze a prendere le armi per difendersi dai mostri. Con altri coraggiosi compagni  formano una quadra e, insieme ai loro  professori, cercheranno con tutte le loro forze di combattere quello che è diventato un vero e proprio incubo.

Nonostante  il terrore con cui sono costretti periodicamente a scontrarsi li abbia fatti diventare di colpo “uomini”, essi  conservano tutta l’impulsività e l’arroganza  tipiche dell’età. 
Rico ha un carattere forte, deciso e per questo i suo compagni si affidano a lui nominandolo loro leader. Trova anche il tempo d’innamorarsi, e insieme alla sua ragazza Laura, guiderà il gruppo. Scoprirà anche di avere un forte istinto di protezione per i più deboli, dopo aver incontrato una bambina a cui salverà la vita.

Reclutati dal famoso e fantomatico  “Centro Omega”, Rico e la sua squadra scopriranno sempre di più quanto l’essere umano sia l’unico in grado di annientare se stesso.

Non mi spingo oltre nello svelare la trama! ^_^ Mi piace molto come la scrittrice ha gestito tutti i personaggi; non li ha fatti diventare di colpo dei Supermen, anzi, sono e rimangono studenti diciassettenni, con le loro paure, debolezze e insicurezze.  

“Progetto genesi” è un romanzo prevalentemente orientato verso un pubblico di giovani adulti, ma personalmente, dopo averlo letto, trovo che sia adattissimo a tutte le età.
Penso che l’autrice abbia scritto un testo molto piacevole, senza quelle parolone comprensibili per un lettore abituale, ma di difficile comprensione per un ragazzo che si sia avvicinato da poco al mondo dei libri. 
In una realtà dove la percentuale di giovani lettori è scarsa, usare il loro linguaggio è l’unica soluzione per avvicinarli alla lettura. Le parole hanno un peso, e come sentii dire una volta alla presentazione di un libro, esse sono un atto di responsabilità, e io sono d’accordissimo. Per avere la loro fiducia e far sì che apprezzino il tuo lavoro, che fai con passione, devi pensare e agire come loro; i giovani tendono a identificarsi ( perché gli adulti no?  Io di sicuro...) con i personaggi eroici, e qui potranno andare a nozze!  Quante volte ci capita di immedesimarci nei personaggi che ci piacciono? A me  capita spesso, se mi piace una storia, rido, piango,  mi emoziono, entro praticamente nel libro!
Complimenti Angela !  Questo romanzo è stata una bella sorpresa, hai scritto una storia paranormal in modo così scorrevole, che ho finito il libro senza nemmeno accorgermene e ci sono rimasta malissimo, perché non avevo il seguito della storia! Ti prego cara Angela,  rimedia subito a questo problema perché vorrei proprio sapere cosa succederà a Rico e ai suoi amici. Non farci aspettare ancora! 
Infine cari amici di letture, di sicuro guarderò la pioggia cadere dal cielo con un po’ di apprensione! ^-^


mercoledì 11 settembre 2013

Il primo caffè del mattino


di Andreina

Il primo caffè del mattino è un romanzo che solo dal titolo mi procura il buonumore; non c’è altro che mi svegli la mattina se non una bella tazza di caffè, semplice, nero e  con una puntina di zucchero… di canna naturalmente! 
Considerando che avevo già letto qualcosa dell’ autore, non mi sono lasciata sfuggire questo libro, e armata di …ma guarda un po’, di una bella tazza di caffè, mi sono accomodata per bene nel mio divano e ho iniziato la lettura.

Il protagonista della storia è Massimo, proprietario di un bar a  Roma. Il nostro bel barista è un ragazzo dolce e  sentimentale, che vive da solo nella casa della sua infanzia. Ha una sorella che però vive lontano. Non ha una vita amorosa, e anche la sua vita sociale non è granché, ma la condivide con  i clienti affezionati del bar e con una vecchia fiorista che lo considera come un figlio; passa  le sue giornate lavorando nel bar ereditato dal padre, servendo caffè e cornetti a iosa e chiacchierando con i suoi clienti; è  molto paziente con loro, tanto da instaurare con i più abitudinari una sorta di familiarità reciproca. Tutti questi clienti affezionati, fanno parte della quotidianità di Massimo al punto che si sentono in dovere di interferire nella sua vita  ogni qual volta capiti l’occasione, ossia sempre!

Infatti  in  questo romanzo, insieme a Massimo, troviamo appunto una girandola di personaggi che lo scrittore non ha inserito a caso, ma sono parte integrante della storia; incontriamo così ogni sorta di tipi: da quello più strampalato a quello, diciamo, quasi normale. Sono tutti diversi tra loro, ma accumunati dalla stessa maniaca cerimonia del mattino, la mitica tazza del caffè…  
Ovviamente, impicciarsi della vita del barista è compreso nel servizio! 
Ogni giorno Massimo  accontenta i suoi  clienti con le solite richieste : c’è chi vuole il caffè lungo, corto, rigorosamente “al vetro”, o “corretto” con la sambuca! Conosce così tanto i loro gusti personali che a ognuno di loro è in grado di  servire “il solito” senza bisogno che lo chiedano, e quando il solito  gruppetto familiare  di clienti  è presente nello stesso momento, assistiamo a battute davvero divertenti!

Però, Massimo  ancora non ha incontrato l’amore, quello con la A  maiuscola…
Improvvisamente questa sua solita vita che trascorre ogni giorno allo stesso modo,  viene sconvolta dall’apparizione di Genevieve , una bellissima quanto scontrosa ragazza francese ( e te pareva… una straniera! ) che  cattura il cuore del bel barista ( ma dico io…una bella italiana no? Magari una bella sardina? Intesa per sarda ovviamente! )
Alla sua entrata in scena e dopo averla giudicata  A: Permalosa,  B: Freddina e C: ( si c’è pure una C ) poco socievole, mi sono dovuta ricredere, anche perché non era giusto venir meno al mio mantra, ossia non giudicare all’apparenza!
Ho peccato di incoerenza, quindi ho continuato a leggere chiedendo perdono alla bella francesina, anche perché, povera Genevieve, era del tutto spaesata! Detto in parole povere, scopre improvvisamente di essere parente di una tizia mai vista, che le ha lasciato in eredità una casa in una città italiana sconosciuta dove non capisce nemmeno una parola di quello che dicono. Le ho concesso tutta la mia simpatia e comprensione ^_^
Per il nostro bel barista non c’è scampo e dopo un’incontro-scontro, inizia … scopritelo voi!
Come ben sapete, non mi piace fare spoiler nelle recensioni, perché la ritengo una grave maleducazione nei confronti di chi il libro non lo ha letto; a parer mio una buona recensione deve stuzzicare la curiosità del lettore, in meglio o in peggio, a secondo del proprio gusto personale.

Avevo letto in precedenza altri romanzi dello scrittore Diego Galdino, conosco bene il suo stile, e mi piace tanto  la sua sensibilità, sentimento che trasmette nelle sue storie.

Di questo romanzo in particolare ho apprezzato tanto la lettura scorrevole, semplice, senza tanti paroloni che rendono spesso le storie così pesanti da impedire qualsiasi trasporto emotivo. Mi è piaciuto  il rapporto di Massimo con i clienti del bar e ho trovato geniali le sue elucubrazioni mentali messe tra parentesi.  In più il dizionario riguardante i vari tipi di caffè e la loro preparazione mi è sembrata veramente una cosa interessante e di cultura…ovviamente !  Caspita, quanti tipi di caffè esistono!
Infine concedetemi una mia personalissima opinione.
Finalmente una casa editrice che reputo intelligente per la scelta che ha fatto. Ha riconosciuto il talento di uno scrittore che non usa solo la penna per raccontare le sue storie, ma l’anima e il cuore, perché quando finisci il romanzo, ti rendi conto che alla fine traspare tutto il sentimento che Diego Galdino  mette nel creare delle storie che, oltre ad avere emozionato lui nello scriverle, devono emozionare anche chi le legge. 
Per finire, ogni volta che d’ora in avanti terrò in mano una tazza di caffè, non potrò fare a meno di pensare che, chi lo sa….magari un giorno potrebbe preparamelo anche il bel Massimo, no?
L’imprevedibilità del destino è uno dei misteri che mai saranno rivelati! 






lunedì 10 giugno 2013

Kathleen McGregor, in rotta verso il Mar dei Caraibi

di Marty e Faye

In occasione della ristampa di "Cuore Pirata" per Leggereditore, abbiamo il piacere di avere nuovamente come nostra ospite Kathleen McGregor, per parlare insieme di questo secondo capitolo della saga Mar dei Caraibi, della sua scrittura, e dei suoi personaggi avventurosi e passionali, capaci di farci viaggiare insieme a loro sulle onde dell'oceano. 

Chi è il “Cuore pirata” del titolo?

È difficile rispondere a questa domanda senza svelare troppo. “Cuore pirata” è la storia di una giovane donna che cerca la vera se stessa, che scava nel proprio passato per poter costruire il proprio futuro. Tutto quello che è, o che pensava di essere, e tutto quello in cui crede, viene improvvisamente sovvertito dal corso drammatico degli eventi. Concetti come giustizia, legalità, libertà cambiano, fino ad assumere significati diversi, se non addirittura opposti, e lo stesso accade al suo cuore, alla sua stessa anima. Il “Cuore pirata” del titolo può anche essere considerato ambivalente: è il passato, per chi si è lasciato alle spalle la vita di corsa, e allo stesso tempo rappresenta il futuro, per chi si riscopre.


Come s’inserisce questo libro nella saga dei Pirati del Mar dei Caraibi?

In ordine di tempo, “Cuore Pirata” inizia dove “La Sposa Spagnola” si ferma, nel 1672, tuttavia, per quanto riguarda le vicende e i personaggi, si collega a “Corinna. La Regina dei Mari”. È di fatto il secondo romanzo della trilogia, così come si è sviluppata. Quindi, per una migliore comprensione, dovrebbe essere letto in ogni caso dopo Corinna.


Avery, il mitico pirata privo di un occhio, che ritroviamo in questo romanzo nella sua veste ufficiale di duca e gentiluomo, ci rapirà ancora con arrembaggi e avventure di corsa?

Assolutamente sì. Avery può essere nato nobile, ma nell’animo rimane un avventuriero, un uomo che ha assaporato la libertà e l’affermazione della vita di corsa, e che serba un profondo rimpianto per tutto ciò che si è lasciato alle spalle, a partire dal mare. Duca e gentiluomo, ma soprattutto uomo che sa cosa significa vivere pienamente, senza tirarsi indietro di fronte alle prove che il destino gli impone e capace di affrontare qualsiasi battaglia, qualsiasi pericolo, se a guidarlo è il suo cuore.


Quali altri personaggi amati dai tuoi lettori ritroveremo in “Cuore pirata”?

In “Cuore Pirata” i lettori ritroveranno figure già conosciute, come Corinna e Dorian, i protagonisti di “Corinna. La Regina dei Mari”, ma anche nuovi, affascinanti, personaggi che daranno vita ad altre emozioni, e altre storie, prima fra tutte la dolce e appassionata Alma De Castillo.


Alla ricerca di Manoa, il mitico Eldorado: l’asse geografico dei tuoi racconti precedenti si sposta quindi verso il lato occidentale del continente sud americano?

La ricerca di Manoa è il filo conduttore che intreccia le storie parallele di personaggi diversi e che li accomuna. La trama portante, ovvero quella di Glen e Walter, accompagna il lettore in un viaggio che da Londra arriva a Giamaica, terra in cui Walter è ben conosciuto nella sua precedente veste di filibustiere, spostandosi poi, inevitabilmente, sul continente sudamericano, custode e culla del mistero dell’Eldorado.


Manoa è stata cercata ovunque, dalla giungla colombiana, al bacino dell’Orinoco, alle montagne del Perù, alla Bolivia. La ricerca di questa terra mitica è stata oggetto di spedizioni spesso finite tragicamente: la vicenda narrata s’ispira a qualcuna di esse?

A partire dal 1541, anno in cui Gonzalo Fernandez de Oviedo lo nomina per la prima volta nelle sue cronache, il mitico Eldorado, prima lago poi città, è stato cercato da moltissimi esploratori, che si sono spinti dal Perù, attraverso la Bolivia, la Colombia, e lungo il corso dei fiumi Orinoco e Rio delle Amazzoni. Il motore della storia narrata nel romanzo si ispira effettivamente alla spedizione realmente avvenuta di Gonzalo Pizarro, partita da Quito nel febbraio del 1541 con l’intento di cercare l’Eldorado nel bacino del Rio delle Amazzoni. Una marcia estenuante di mesi porta 220 uomini oltre le Ande, attraverso la giungla, sotto le piogge torrenziali, e poi lungo il fiume Napo, dove la spedizione si arresta per mancanza di viveri, e si divide.
Con il compito di procurare provviste, Francisco de Orellana e sessanta uomini, proseguono lungo il fiume Negro, ma non riescono più a risalire la corrente, e possono solo continuare a discenderla. Arrivano così al grande Rio delle Amazzoni, che percorrono tutto fino all’Atlantico, in un viaggio che dura cinque mesi, imbattendosi in diverse tribù indiane, tra cui gli Omagua (che in seguito vennero indicati come il popolo di Manoa), e le leggendarie Amazzoni. È proprio a Francisco de Orellana e all’incredibile viaggio di questi sessanta uomini, che si ispirano la figura del capitano Francisco Jimenez de Castillo e l’avventura da lui stesso narrata nel suo diario perduto.


Avery è un corsaro  provato da tante esperienze, eppure è vittima di un colpo di fulmine non appena incontra Glen. In questo libro l’elemento romantico pesa più o meno dell’elemento avventuroso?

Accade che anche gli uomini più navigati e induriti dalla vita soccombano alle leggi inspiegabili dell’innamoramento, forse proprio perché non lo cercano e non se lo aspettano. Ma viene da chiedersi se non siano soprattutto le circostanze a far scattare quella scintilla. In un altro luogo, in un altro momento, e soprattutto in assenza del pericolo, sarebbe stato lo stesso per Avery? L’elemento romantico nasce e si sviluppa congiuntamente a quello avventuroso. L’amore sceglie strane vie per insinuarsi nel cuore degli uomini, a volte queste vie sono lente e tortuose, altre dirette e immediate. “Cuore Pirata” è una storia d’avventura, di ricerca interiore, di crescita e anche d’amore, e ognuno di questi aspetti è legato, e dipende da tutti gli altri.


Corinna, la regina dei mari, e Soledad, la sposa spagnola, sono due figure femminili diversissime, dalla bellezza e personalità quasi agli antipodi. Che donna è, invece, la Glen di “Cuore pirata”?

Glen è molto diversa sia da Corinna che da Soledad, sia nell’aspetto fisico che nell’animo. E’ una giovane lady cresciuta amata e protetta, che si vede privare improvvisamente della sua vita, così come l’ha vissuta finora, e di tutto ciò in cui ha sempre creduto. E si ritrova a dover riempire questo vuoto, a ripercorrere un passato sconosciuto per ritrovare radici antiche e perdute, per imparare a conoscersi di nuovo. La sua bellezza è acerba, il suo carattere contradditorio. È come un fiore che non ha ancora trovato le condizioni per sbocciare, ma che dimostrerà la sua tempra facendolo nelle avversità.


Sono passati quasi dieci anni dalla prima edizione di “Cuore pirata”. Da allora a oggi, quanto si sente cambiata come autrice Kathleen McGregor?

Dal punto di vista creativo, non sono cambiata poi molto. Come allora, mi entusiasmano le storie avventurose, mi perdo letteralmente in mezzo a esse, nel descrivere battaglie, tempeste e arrembaggi. I miei orizzonti si stanno naturalmente ampliando, ma continua a essere l’avventura il mio più grande amore. Dal punto di vista stilistico invece mi sento indubbiamente maturata, più preparata e consapevole nell’affrontare storie complesse e drammatiche, o personaggi più oscuri e controversi. E’ sempre un percorso quello che si compie, ogni storia è una tappa, ogni libro un punto di arrivo ma anche di partenza, un bagaglio di conoscenze e di esperienza che ci arricchisce e ci prepara per altre storie, altri lidi... 


domenica 2 giugno 2013

Pinkafè al Salone del libro di Torino

di Elnora


Ebbene si, quest'anno al Salone del Libro di Torino c'ero anche io, in veste di  inviata, lettrice, curiosa, vacanziera e altro. Difficile concentrare in poche righe cinque giorni intensi trascorsi non solo dentro il Lingotto ma anche muovendosi fra le strade di una città che ha veramente tantissimo da offrire.  Ne è risultato una commistione intossicante di libri, arte, musei, abbazie e panorami spettacolari. Ma andiamo per ordine.
L'ingresso al Salone del libro nel giovedì inaugurale è stato come infilare la testa dentro l'occhio di un ciclone, mi sono dovuta reggere forte.
Libri ovunque e in tutte le declinazioni possibili e immaginabili; eventi, conferenze, tavole rotonde, incontri con gli autori. Ho capito che la visita alla Fiera richiede una certa pianificazione o ne vieni davvero travolta. Perdonatemi se non posso offrirvi un resoconto dettagliato, peraltro impossibile in questa sede. Durante il mio primo giro di perlustrazione ( durante ill quale poi non ho nemmeno visto tutto), mi chiedevo come fosse possibile scodellare tanti libri tutti insieme, tanto che la mia mente stordita vaneggiava pensieri tipo: sono più i libri dei lettori disposti a leggerli.
Tante, tantissime le case editrici che si sono ritagliate il loro pezzettino di gloria agli occhi dei viandanti che si sono avventurati nel rutilante mondo del Salone. Certo, difficile respirare un'aria di crisi all'interno degli stand dei “colossi” ( gruppo Mauri Spagnol, Mondadori, RCS, Feltrinelli)  presi d'assalto da avventori di tutte le età.  E proprio mentre sto scrivendo, un occhio vola alle somme tirate all'indomani della chiusura della fiera che parlano di un incremento del 20% delle vendite.
Bagno di folla per Roberto Saviano e il suo  ZeroZeroZero, mentre nella sala azzurra è stato  impossibile
 sfondare il muro di persone per assistere alla Lectio Magistralis di Luciano Canfora, filologo, storico e profondo conoscitore della cultura classica.  Insomma, un trionfo della cultura e uno schiaffo alla crisi che pare non aver trovato posto nell'evento.
Parola d'ordine: spazio per tutto. Dal digitale, al benessere, dalla piccola editoria ( a cui è stato riservato il padiglione n. 1)  al debutto delle giovani realtà editoriali tutte raccolte nel settore L'incubatore, fino ad arrivare ad una delle novità di quest'anno: Casa CookBook dove l'editoria sposa il gusto, un connubio che ultimamente pare soddisfare tutte le aspettative.

Ma fra le manifestazioni, gli eventi, i panel, le tavole rotonde gli incontri fra i professionisti, cosa è serpeggiato? Tanto e di tutto. Il digitale è in ascesa e non è più possibile bistrattarlo spocchiosamente. I lettori assidui, quelli attenti, quelli che non possono fare a meno di leggere, hanno tutti un ereader. Provengono da varie fazioni, amazoniani, sonysti, kobisti nazionalisti, ma sempre avanti guardano. Si è andato addirittura oltre con le parole di Marco Drago, scrittore pubblicato da Feltrinelli e autore radiofonico, che con impeto durante una conferenza sull'editoria nell'era del 2.0 vuole dire basta al feticismo della carta, a suo dire appendice obsoleta di cui bisogna liberarsi. Fenomeno in crescita quello del digitale, ma che deve ancora trovare la sua strada. Più di una persona ha paragonato la rivoluzione digitale che sta attraversando l'editoria a quella stessa che ha squassato la musica qualche anno fa, solo che in questo caso è sui risultati che le opinioni contrastano: qualcuno afferma che la musica con l'era digitale ci abbia guadagnato, altri come ancora  Marco Drago, affermano che è auspicabile non finire come la musica di oggi. Chi avrà ragione in un mondo come quello dell'editoria, che a Torino è stato definito tutto una scommessa, soprattutto per quanto riguarda la narrativa? ( qualcuno ha parlato di un 90% di pubblicazioni di narrativa che vengono buttate quale frutto di scommesse andate male).
Bookrepublic, libreria specializzata in ebook, è fautore e sostenitore di un'editoria che parte dal basso, ossia estrapolare potenziali autori e scrittori dai forum e blog tecnici. Mettere su carta competenza tecniche, innalzare la soglia del pubblicabile creando dei testi virtuali dove attingere per ottenere informazioni, meglio se riguardanti digitale e tecnologia, i settori che almeno per Bookrepublic sono quelli che hanno fornito un riscontro soddisfacente. Si è parlato di selfpublishing e di assister publishing per dare un filtro nel mare di autopubblicazioni,  anche se su una cosa sono per fortuna tutti d'accordo: il lavoro dell'editore è comunque indispensabile.
Sono volati numeri: il 60% degli ebook in circolazione sono autori esordienti, nel 2013 le vendite digitali hanno prodotto un +17% e qualche audace arriva a pensare che l'anno prossimo la carta verrà superata. 0,15% era la percentuale delle vendite rappresentate dal genere erotico " pre Fifty". Dopo la pubblicazione della trilogia di E. L. James la percentuale di vendita è passata ad ottobre del 2012 al 4,27%.
Joy Terekiev, editor della Mondadori, colei che ha acquisito le Cinquanta Sfumature
non ha mai pensato alla storia di Mr. Grey come ad un erotico ma come ad una bella fiaba, una sorta di Pretty Woman fra le pagine di un libro. Solo che  ha fatto molto di più, perchè ha sdoganato un genere che mette il sale sulla coda ai  tempi di pubblicazione. Si cavalca l'onda del successo e si chiede uno sforzo immane ai traduttori che si ritrovano a svolgere un compito arduo, perchè la lingua italiana non è fatta per parlare di erotico senza risultare volgare o ridicola, per cui a loro il compito di unire in matrimonio due recalcitranti sposi: eros ed italiano.
Gli editori riconoscono di pretendere tanto perchè le pubblicazioni originali arrivano prive di editing  e quindi i traduttori si devono anche cimentare in una sorta di editing preventivo. Caldamente consigliata dagli editor l'unione delle forze da parte dei professionisti, perchè la condivisione arricchisce e fa crescere. A questo proposito è stato rivelato come proprio il capitolo finale di Twilight sia stato tradotto da una task force proprio per ottenere un lavoro degno delle aspettative.
Ma come ho già detto all'inizio, il mio soggiorno a Torino non si è tradotto solo fra i libri del Salone. Ho avuto l'occasione ( e la fortuna) di poter sbirciare una città che non si è tirata indietro nel mostrarmi tutta la sua storia e la sua eleganza. Se decidete di andare al Salone del Libro l'anno prossimo, ricordatevi di fare un salto alla Pinacoteca Agnelli, un piccolo scrigno di preziosi quadri annidato sempre all'interno del Lingotto (all'ingresso vi accoglieranno due statue del Canova e un Canaletto che apre il cuore). Il mio di cuore però, è
rimasto all'interno della Sacra di San Michele, la millenaria abbazia all'imbocco della val di Susa che mi ha conquistato irrimediabilmente nel momento in cui mi si è rivelata maestosa in un cielo plumbeo denso di nubi basse e frastagliate. All'interno delle sue mura si respira un'atmosfera indimenticabile e piena di suggestione.
Ho cercato di farmi mancare il meno possibile e quindi ne ho approfittato per salire sulla Mole antonelliana e gustarmi un panorama mozzafiato. Il giorno seguente invece con l'emozione di una bimba sono salita sulla cremagliera che mi ha condotto sul colle di Superga, alla volta della Basilica omonima voluta da Vittorio Amedeo II come ringraziamento alla Vergine a seguito della vittoria sui francesi nel 1706.
La Basilica fu un progetto di quel Filippo Juvara che ha firmato pezzi da novanta dell'architettura barocca di Torino ( la palazzina di caccia di Stupinigi e la reggia di Venaria Reale, solo per citarne alcuni ) e raccoglie pezzi importanti, fra cui nella cripta reale le spoglie di alcuni membri di casa Savoia. Lassù un pezzettino dell'anima di tutti i tifosi del granata è custodito nella lapide sul retro dell'edificio, a ricordo della tragica scomparsa del Grande Torino il 4 maggio del 1949. Tutto ciò conferisce a questo luogo un sapore agrodolce che è davvero difficile dimenticare e che contribuisce a snudare sfumature di una città che merita davvero attenzione e passione, non solo in occasione del Salone Internazionale del libro, ma in ogni mese dell'anno.

giovedì 16 maggio 2013

La "Trilogia dei Sensi" di Anne Rice

di Master8888




Cominciamo da una nota "tecnica", "Risveglio" era già stato pubblicato in Italia nel 1995 con il titolo "LA BELLA ADDORMENTATA", "Abbandono" nel 1997 con il titolo "IL RISVEGLIO DELLA BELLA ADDORMENTATA", mentre "Estasi" non mi risulta sia stato prima pubblicato in Italia.

Fare un breve riassunto (per orientare chi leggerà il mio  commento senza aver letto i libri) della trama dei volumi appena citati non è cosa difficile.
Infatti, anche se la quantità di particolari e di dettagli nei quali Anne Rice si diffonde è notevole (e non potrebbe essere diversamente, trattandosi di tre volumi... ), la trama può essere sintetizzata in poche battute.

La Bella Addormentata (con tutti gli abitanti del suo castello) viene svegliata da un principe, che in cambio la porta con sé in una strana corte, dove molti principi e principesse dati in ostaggio vengono sottoposti a durissimi trattamenti, fatti di ogni genere di umiliazioni e punizioni sessuali e non, con una impronta chiaramente sadiana.
La gran parte del racconto è composta dalla descrizione di queste umiliazioni e punizioni, anche attraverso la nascita di rapporti fra i sottomessi che nel meccanismo narrativo della Rice divengono modo per far raccontare da uno all'altra cose subite, allargando così la lussureggiante proliferazione di dettagli sadici (ma non con la noiosità che ho sempre rimproverato a Sade).
Non esiste alcuna consensualità, tuttavia la Rice cerca di  delineare reazioni psicologiche complesse attraverso cui si creano "complicità" vittime-carnefici, ma sinceramente questo aspetto mi sembra il meno felice della narrazione, dato che le forzature risultano evidenti.

Detto in breve della trama, possiamo venire al mio commento.
Il mio ragionamento non può non partire dal fatto che ANNE RICE è un'autrice notissima per i suoi romanzi horror che ha voluto scrivere anche dei romanzi erotici, non il solito piccolo scrittore/scrittrice "di nicchia", come sono spesso gli autori e autrici di romanzi erotici.
Già secondo me da queste considerazioni si ricava la chiave di lettura dei volumi di cui sto parlando, diversamente si incorrerebbe in errori fondamentali di giudizio.
Il racconto horror si basa su una "convenzione", magari non percepita esplicitamente, ma molto presente e solida. L'autore scrive una storia in cui vengono commesse cose che contravvengono alle leggi necessarie alla convivenza civile o anche a leggi fisiche e logiche (elementi o interi mondi fantastici). Questo è accettato senza problemi perché la finalità del racconto horror è puramente ludica e il divertimento sta nell'ambigua identificazione (consapevole o inconsapevole) del lettore ora nella vittima, ora nel carnefice.
Si tratta di un piacere accettato perché è ovvio e sottinteso che rimane puramente mentale (dei soggetti eccezioni patologiche qui non si tratta) e termina quando si chiude il libro.
E' un piacere di natura certamente sadomasochistica, in quanto derivante dalle sensazioni di paura e disagio per ciò che si legge capita alle vittime, che vira al sadismo in momenti in cui ci si "sintonizza" sul carnefice (magari qualcuno ha indugiato a volte sull'idea di mangiarsi il fegato del capufficio o del collega "strarompi" con le fave e una bottiglia di Chianti, per fare un riferimento ad un horror non di Anne Rice, ma notissimo...).
A questo punto dovrebbe essere già chiaro che il meccanismo posto alla base dei romanzi erotici di cui sto trattando NON è di tipo BDSM, ma di tipo prettamente horror.

Il BDSM è un modo di dare ordine, regole e quindi fattibilità nel mondo vivibile concretamente alle pulsioni di natura sadomasochistica (in senso ampio), deve avere quindi un solido ancoraggio innanzi tutto alla CONSENSUALITA' piena fra le parti e poi ai limiti fisici e psicologici degli esseri umani (anche se, come in altre attività umane tipo lo sport, si cerca di abbassare sempre piu' i limiti grazie alla predisposizione dei soggetti e con l'"allenamento").
L'approccio di Anne Rice non è minimamente BDSM (nel senso appena detto), ma puramente horror, una soddisfazione che è basata su realtà ovviamente irrealizzabili, sia perché puramente fantastiche (si potrebbe definirle horror-fantasy-erotiche), sia perché avulse totalmente dalla consensualità (che per gli autori horror è chiaramente inesistente), sia perché contravviene ai limiti fisici e psicologici dell'essere umano.
Per chiarezza, non posso non fare un paragone con "L'HISTOIRE D'O", in cui si è limitato l'elemento fantastico al contesto, ma nel contempo si è voluto far vedere un rapporto BDSM (e quindi innanzi tutto consensuale) spinto fino agli estremi limiti, chiaramente irraggiungibili per il 99% di quelli che praticano realmente BDSM, ma comunque ancora collocabile in un ambito BDSM.
Anne Rice in base a quello che ha scritto in teoria potrebbe non sapere neanche cosa sia il BDSM, usa i "moduli", per lei soliti, dell'horror, semplicemente "specializzandoli" su elementi erotico-sadomasochistici.
Piuttosto, da questi lavori di Anne Rice emerge scopertamente la parentela fra le favole tradizionali e la letteratura horror.

E' idea non certo originale, ma scritta e ripetuta da molti, che le favole "per bambini" abbiano spesso un contenuto di crudeltà molto alto, fra orchi, lupi, streghe, bambini e nonne che rischiano di essere mangiati, sortilegi crudeli di ogni genere e così via.
Il riferimento, anzi il prendere le mosse dalla "Bella addormentata nel bosco" mi pare un evidente "omaggio" a questa opinione.
A me il mondo crudele ed umiliante prodotto dalla mente di Anne Rice ha fatto pensare letterariamente a quel gigante della letteratura (e chi non lo percepisce come tale ha molto da studiare in materia...) che è il "Pinocchio" del nostro buon Collodi.
Se si riesce a vedere oltre gli orpelli pruriginosi delle esagerazioni sadomasochistiche di Anne Rice e si riesce a "distillare" l'essenziale, si dovrà ammettere che i bambini discoli irretiti con la promessa di poter viver nel "paese dei balocchi" e poi trasformati in asini da far lavorare a bastonate non sono così diversi dai "principi e principesse" condannati ai lavori piu' umili e degradanti per gli abitanti del villaggio.
E il percorso di riscatto fra mille errori e sofferenze attraverso cui il burattino di legno Pinocchio arriva a poter essere un bambino vero in carne ed ossa, non è così diverso dal percorso di Bella che si sviluppa nell'intera trilogia.
Come diceva la modista della regina Maria Antonietta, nella moda non c'è nulla di nuovo, solo cose reinventate.
Una cosa degli scritti erotici  di Anne Rice su cui invece vorrei soffermarmi perché avrebbe potuto fare scelte diverse (e quindi è utile capire il perché ha scelto in un certo modo) è la proliferazione dell'omosessualità in tutte le sue forme, ma soprattutto in quella della "violazione" del maschio, umiliato e penetrato sempre in modi estremi.

Non posso sapere se Anne Rice si sia resa conto esattamente delle implicazioni di questa sua scelta e quindi l'abbia fatta consapevolmente o no, ma in effetti io sono convinto dell'esistenza di precisi rapporti fra tendenze sadomasochistiche e inclinazioni omosessuali, premettendo immediatamente che tutti gli esseri umani, prescindendo dal loro sesso biologico sono psicologicamente un mix di maschile e femminile, ovviamente in percentuali assai variabili da soggetto a soggetto.
Detto questo, non bisogna dimenticare che se si guarda ai tempi dell'evoluzione, noi umani eravamo animali "fino a ieri"  e quindi alcuni insegnamenti possono certamente essere tratti dall'etologia, cioè dalla scienza che studia il comportamento animale, guardando in particolare al comportamento degli animali che vivono in gruppo e quindi hanno delle regole e atteggiamenti con cui sviluppano i loro rapporti.
Riducendo tutto alle grandi linee (tenendo quindi presenti i difetti delle semplificazioni), possiamo dire che di solito ci sarà nel gruppo un maschio dominante ("maschio Alpha"), delle femmine che si sottomettono al maschio dominante, ma che possono anche essere molto forti e aggressive (per procacciare cibo e difendere la prole), fino, in circostanze che lo rendono necessario, divenire esse stesse dominanti, dei maschi che vorrebbero divenire Alpha o sono stati Alpha ma non essendolo sono fuori dal gruppo e fanno vita solitaria (diversamente si viene allo scontro e il maschio Alpha "in carica" può vincere o essere sostituito) ed infine dei maschi che per non essere espulsi dal gruppo si sottomettono, ottenendo così i vantaggi derivanti dal vivere in gruppo.
So bene che molti a questo punto avranno pensato che tutto questo non ha nulla a che fare con ciò di cui sto scrivendo, ma se avete un poco di pazienza capirete i nessi.

Infatti, fra gli animali che vivono in gruppo la sottomissione maschile si esprime spesso con l'assunzione di atteggiamenti femminili da parte del maschio che si sottomette, ad esempio si arriva a mimare l'atto sessuale o in alcuni casi perfino si ha un vero e proprio tentativo di atto del maschio dominante su quello sottomesso.
E' quindi evidente che esiste una base naturale che sorregge la relazione fra sottomissione maschile e omosessualità.
Tuttavia, essendo l'essere umano psicologicamente molto complesso e soprattutto esistendo la sovrapposizione di cospicui elementi culturali (intesi come cultura tradizionale di un popolo, derivante dai contesti e dalla storia) si possono creare "mascheramenti" che rendono non ben distinguibili le cose.
Ma, ad esempio, non possiamo dimenticare che il primo sadomasochismo consapevole e consensuale è nato in ambito gay, con le culture leather (o "dei motociclisti" per usare un termine italiano), assai prima delle definizioni di S/M e poi di BDSM e con l'allargamento a rapporti eterosessuali di Dominazione/sottomissione.
E non si può non tener presente che statisticamente i maschi che in maggior numero (maggiore in altissima percentuale) si avvicinano al BDSM prediligono ruoli sottomessi, anche se (a mio avviso per effetto culturale, nel senso già visto) cercano spasmodicamente come essere umano Dominante una "super donna", nell'immaginario bellissima, con gambe lunghissime, vestita di pelle (Catwoman, ad esempio, è un "prodotto di massa" esterno al BDSM, il quale dimostra la fortuna di certe fantasie...).
E' ovvio che l'esasperazione dei caratteri femminili serve da grande rassicurazione di non perdere la virilità, in un contesto culturale che ancora fatica a combattere l'omofobia di cui è intriso e non ha certo saputo affrancarsi realmente dai ruoli predeterminati.
Ma se si potesse entrare nel dettaglio di certi "giochi" fra Dominatrici e sottomessi si svelerebbe immediatamente l'assunzione del ruolo "femminile" da parte del sottomesso e, invece, "maschile" della Dominatrice.
Dominatrici che anche se (per fortuna) sono sempre piu' frequentemente donne che assumono questo ruolo per scelta disinteressata e spontanea, sono comunque spesso mercenarie ben pagate, a dimostrare quanto sia alta la "domanda" da parte degli uomini con vocazione alla sottomissione.
Al confronto, i veri Dominanti uomini, i veri "maschi Alpha" (e si è tali se, ritornando all'etologia, o si domina o si preferisce restare soli "fuori da qualsiasi branco", quindi in una condizione di sofferenza) sono rarissimi, come è ovvio se si guarda ai motivi ancestrali che li fanno così come sono.
E non tragga in inganno il numero di master presenti sui siti BDSM, premesso che in internet ognuno si definisce come vuole, tanti racconti attendibili dicono come moltissimi siano felicissimi di soccombere davanti ad una avvenente "Catwoman" o accontentarsi di normalissime avventure, dato che evidentemente i loro moventi sono piu' semplicemente di sessualità "stravagante" che basati su una reale e profonda vocazione all'essere master.
Non ci sono "lauree" o "titoli", ma solo la forza dei comportamenti e della coerenza (o incoerenza).
 Mi accorgo di aver divagato, ma ciò che volevo non era tanto parlarvi dei racconti erotici di Anne Rice, quanto fornirvi "le chiavi di lettura" per comprenderli in modo corretto (come romanzi fantasy-horror-erotici, non certo "erotici puri" o tantomeno BDSM) ed inoltre farvi riflettere sulla complessità della natura umana (sotto il mascheramento delle sovrastrutture culturali) e i suoi molteplici nessi con la sfera dell'erotismo e della sessualità.

venerdì 19 aprile 2013

Tiziano alle Scuderie del Quirinale

di Romy




“Venere che benda Amore” (olio su tela, 1559-1561 o secondo altre fonti nel 1565), è uno dei dipinti esposti alle Scuderie del Quirinale fino al 16 giugno 2013.
E’ un dipinto del tardo Tiziano, composto quando il maestro aveva circa 80 anni.
Il colore è denso, pastoso, quasi palpabile.
L’attenzione dell’osservatore è focalizzata su Venere, splendida dea  incoronata, nell’atto di passare  una benda sugli occhi di Cupido, per rendere l’Amore  “cieco”. Altre tre figure compongono il quadro e ne giustificano concettualmente la composizione.
In piedi, appoggiato alla spalla destra della dea, un altro putto alato osserva l’azione.
E’ Anteros, il fratello maggiore di Eros, l’amore con gli occhi aperti, simbolo della capacità di scrutare le emozioni estetiche che suscitano la voluttà, che con il suo atteggiamento sembra chiedere alla madre se sia ben sicura di quello che sta facendo;  Afrodite  si ferma e volge lo sguardo, perplessa.
Sulla destra della composizione, due ancelle:  quella con l’arco  prefigura la castità e la purezza  nell’Amore,  in ricordo dell’Artemide greca, oppure la percezione cognitiva; l’altra, che a seno nudo accarezza gli strali appuntiti nella faretra, è simbolo dell’ebbrezza  della voluttà, o esprime la metafora dell'intuizione che va oltre i dati percepiti dall'occhio.  Entrambe hanno lo sguardo rivolto alla dea, attendono i suoi ordini,  per consegnare arma e munizioni ad uno soltanto dei suoi figli.
Se Venere deciderà  di cedere le armi a Cupido bendato, la passione amorosa si rivelerà  ardente ed improvvisa, consumando tutto il suo calore  in un fuoco di paglia; ma se le lascerà  ad Anteros,  prevarrà l’amore paziente e saggio.
Al di là delle molteplici interpretazioni date su questo quadro, che la critica moderna tende a spiegare in chiave psico-pedagogica, rimane l’impressione fortissima data dall’esplosione di colori caldi, giocati sui toni di un autunno accesso di oro e rosso bruno.
Il colore non è mai accessorio in Tiziano ma rappresenta, insieme alla luce, la forza dell’espressione. Si fa materia, diventa arte.
Arte sublime.

sabato 13 aprile 2013

Tre colori per dipingere

di Erin Kross


 

Eccomi di nuovo con voi per parlare dell'arte di dipingere, e inizieremo proprio dai colori.
A differenza di quello che forse molti di voi pensano, per dipingere non occorrono molti colori, al contrario, ne bastano solo tre: i cosidetti "primari", e l'articolo di oggi sarà dedicato a mostrarvi come utilizzarli per creare il vostro primo dipinto su carta.

Per prima cosa procuratevi le tempere di buona marca, che useremo come acquerelli, di questi colori:
 
 
rosso magenta (primario) - giallo (primario) - blu cian (primario)
 
 
Vengono detti primari poiché sono i più importanti, e perché da essi si ricavano tutte le varianti di colori e tonalità. Mescolando tra loro in parti uguali il Giallo, il Magenta e il Cian, potremo ricavare i colori secondari: l'Arancio, il Viola, il Verde.


Magenta + Giallo (in parti uguali) = Arancio
Giallo + Cian (in parti uguali) = Verde
Magenta + Cian (in parti uguali) = Viola
 
 
Dai questi colori si ricavano tutte le successive gradazioni, chiare, scure, tendenti più ad un primario che ad un altro. Ricordate che il Nero, non è un colore, ma la mescolanza di tutti e tre i colori primari in parti uguali.

Ora metteremo in pratica queste semplici nozioni, e seguendo alcune facili istruzioni, realizzeremo il disegno di un mazzo di fiori.

1) Su un foglio da disegno F4  (cm 24x34) disegnamo a matita un mazzo di fiori, come più ci piace. Per facilitarvi potete copiare un disegno già fatto che vi piace


2) Prepariamo i colori primari su un piattino – un pennello – un vasetto d’acqua.


3) Cominciamo a dipingere i fiori usando i colori diluiti con acqua, come se fossero acquerelli:

rosso per i fiori rosa
blu cian per i fiorellini celesti
giallo per i fiori a tanti petali


4) Proseguiamo mettendo in pratica le nozioni precedenti: mescoliamo i primari ricavare i colori secondari con i colori composti o secondari:
Viola = rosso+blu cian - per dipingere la violetta
Verde = giallo+blu cian - per le foglie e i gambi
Arancio = giallo e una punta di rosso


Usiamo sempre i colori diluiti con acqua, creando almeno 2 gradazioni di viola e 3 di verde, unendoli in parti leggermente diseguali: basta usare un po’ più di giallo oppure un po' più di blu, per avere verdi più chiari o più scuri. Lo stesso procedimento si userà per ottenere diverse gradazioni di viola: un po’ più di blu, oppure un po' più di rosso.

 
Per i gambi, potete creare una sfumatura più scura aggiungendo al verde che avete usato per le foglie una piccola punta di rosso. Anche il fiore blu può essere reso più scuro, aggiungendo una puntina di rosso per le ombre.

A questo punto rinforziamo i contorni con una matita, per migliorare le profondità del mazzolino di fiori, e il disegno è completo!
Una volta che avete preso dimestichezza nel creare i vari toni e gradazioni di colore, potrete sbizzarrirvi a dipingere vasi di fiori primaverili, e cimentarvi in lavori via via più complessi. Il segreto è tutto nei colore... anzi, in tre colori!

                   
 

lunedì 8 aprile 2013

Il primo caffè del mattino di Diego Galdino



by Andreina


Diego Galdino nasce a Roma il 24 Luglio 1971 a sedici anni inizia a lavorare nel bar dei suoi genitori. Questo non gli impedisce però di continuare a coltivare le sue grandi passioni: l'arte, il cinema e soprattutto la letteratura. Divora romanzi di ogni genere ed inizia a collezionare prime edizioni originali, alcune delle quali farebbero invidia a molte rinomate biblioteche: 'Il vecchio e il mare, Persuasione, Jane Eyre, Il conte di Montecristo, Cime tempestose, Via col Vento, Piccole Donne, Il piccolo Lord, Daisy Miller, La fiera delle vanità, La valle dell'Eden, Nicholas Nickleby e tanti altri capolavori affollano gli scaffali della sua libreria. La lettura a poco a poco instilla in lui il fuoco della scrittura che inizia ad ardere sempre di più fino a trasformarsi in un incendio di creatività perennemente acceso. Questa creatività ha portato ora alla pubblicazione del romanzo Il primo caffè del mattino da parte di una prestigiosa casa editrice come la Sperling & Kupfer, donando a Diego Galdino il giusto proscenio e soprattutto realizzando il suo sogno di scrittore. Sito ufficiale  qui


Caro Diego, benvenuto al Pinkafè,.
A breve uscirà in libreria il tuo nuovo romanzo, Il primo caffè del mattino, una commedia romantica adatta principalmente a un pubblico femminile, che segna anche un grande traguardo per te: pubblicare con una grande casa editrice come la Sperling & Kupfer. Cosa hai provato quando hai saputo che avrebbe pubblicato il tuo romanzo?


Prima di tutto grazie per l’ospitalità e un grande saluto a tutte le lettrici dei Pinkafè.Quando il mio agente letterario mi ha chiamato per dirmi che la Sperling mi aveva messo sotto contratto, mi sono sentito come la Vivian di Pretty woman quando vede arrivare Richard Gere con in mano un ombrello a mo di spada e un mazzo di fiori dall’altra …in quel momento ho pensato …avrò la mia favola…

Come è nato questo romanzo? Massimo, il protagonista, ha forse qualcosa di te, dato che tu stesso sei un barista e servi il caffè ogni mattina?

Tanti visto il lavoro che svolgo abitualmente da ben ventisei anni, potrebbero pensare che questo mio romanzo sia autobiografico ed io potrei lasciarlo credere, ma in realtà Massimo è molto più bello del sottoscritto…

Come mai hai scelto per protagonista femminile una ragazza francese? Puoi raccontarci qualcosa di lei?

Ebbene si ho un debole per le attrici francesi…il mio ideale di bellezza femminile nasce dal tempo delle mele con la splendida Sophie Marceau. Scegliere una ragazza francese come protagonista è stato come voler contrapporre due diverse culture, regalare un pizzico di esterofilia alla storia e soprattutto giocare in casa per far capire ad una francese che la città dell’amore non è Parigi ma Roma. Genevieve è la donna di tutte le canzoni di Antonello Venditti, magica come Una sirena a Manhattam, inaccessibile come la principessa di Amarsi un po’.
Per farla breve una donna che rende i suoi enormi difetti i suoi più grandi pregi.

Ci sono degli autori, o delle autrici, che consideri importanti in quello che è stata la tua crescita come scrittore?

Beh! Sicuramente essendo io prima di tutto un lettore e poi uno scrittore, molti sono gli autori e molte sono le autrici che hanno influenzato il mio modo di scrivere, ma preferisco citare i miei due libri preferiti, badate bene non i più belli che abbia mai letto, ma i due a cui sono più legato. Pesuasione di Jane Austen e Le pagine della nostra vita di Nicolas Sparks. Se siamo qui oggi è senza dubbio merito di questi due romanzi


Ti senti in qualche modo affine a Nicholas Sparks, e per quale motivo?

La prima cosa che mi viene in mente da rispondere è un enorme magari !!!!

Cosa vedi nel tuo futuro dopo questo nuovo libro? hai già in mente un'altra storia? 

Di sicuro continuerò a scrivere e a lavorare nel mio bar.
Ho tante storie d’amore in testa  che aspettano solo di essere scritte …ovviamente Il primo caffè del mattino permettendo.

Grazie ancora a Diego Galdino per la tua cortesia e disponibilità.

Grazie a te per essere stata una padrona di casa gentile e paziente e un grazie al Pinkafè.



Trama di  "Il primo caffè del mattino" 

Tra equivoci, baci e lunghe passeggiate romane, una commedia romantica lieve, divertente e tutta italiana, con una protagonista d'eccezione: la città più magica del mondo.

Massimo ha poco più di trent’anni, è il proprietario di un piccolo bar nel cuore di Roma, e non si è mai innamorato davvero. Ogni mattina, all’alba, esce di casa, attraversa Piazza Santa Maria in Trastevere e raggiunge il suo bar. Lì lo aspetta il primo caffè della giornata, quello dall’aroma più intenso, e dal sapore più buono. In fin dei conti sta bene anche da solo, continua a ripetersi man mano che il locale si anima: a tenergli compagnia ci pensano i clienti affezionati, con cui ogni mattina Massimo saluta la giornata fra tintinnio di tazzine, profumo di cornetti caldi e un po’ di chiacchiere. Allora come mai, il giorno in cui improvvisamente entra nel bar una ragazza dagli occhi verdi, il viso spruzzato di lentiggini e l’aria sperduta di una turista straniera, Massimo non riesce a toglierle gli occhi di dosso?Né tanto meno a farsi capire in nessuna lingua: al punto che, tempo cinque minuti di interazione, si ritrova una zuccheriera rovesciata addosso, la porta sbattuta in faccia e qualcosa di molto simile a un cuore spezzato che gli martella nel petto. Ma la ragazza con le lentiggini, che viene da Parigi, di nome fa Geneviève e di mestiere inventa cruciverba, tornerà presto da Massimo: perché ha un segreto che non può rivelare a nessuno, e che la lega proprio a quel luogo. Massimo – che da quando l’ha incontrata la prima volta, con la frangia spettinata e il vestito rosso – non se l’è più tolta dalla testa, non potrà che corteggiarla con le armi che conosce meglio: caffè, cappuccini e il fascino di Roma. Sperando che, nonostante tutti i segreti che Geneviève nasconde, entrambi si ritrovino a volere la stessa, unica cosa: bere insieme il primo caffè del mattino. Tutte le mattine. Tra equivoci, baci e lunghe passeggiate romane, una commedia romantica lieve, divertente e tutta italiana, con una protagonista d’eccezione: la città più magica del mondo.
















giovedì 21 marzo 2013

Primavera a Roma

di Romy



Piazza di Spagna e Trinità dei Monti
Nel primo giorno di primavera, rallegrato a Roma da una temperatura mite e da un cielo azzurro che fa dimenticare il maltempo dei giorni passati, ripropongo ai lettori di Pinkafé la storia e le immagini di uno degli angoli più suggestivi della Città Eterna.
I gradini della scalinata di Trinità dei Monti saranno rivestiti fra poco dei colori brillanti di centinaia di azalee ad opera dei vivaisti romani, uno spettacolo che ogni anno lascia senza fiato cittadini e turisti da ogni parte del mondo.


Forse non tutti sanno che…

Intorno al 1500, questa zona era considerata suburbana e coltivata a vigne. Divenuta di passaggio per i forestieri che entravano in città attraverso Piazza del Popolo, fu subito chiaro che necessitava di una sistemazione architettonica.
Il nome della piazza deriva dalla sede dell'Ambasciata di Spagna presso lo Stato Pontificio (oggi santa Sede), un palazzo situato sul lato meridionale e risalente al 1647, ma fu a lungo contestato dai francesi che possedevano il terreno di Trinità dei Monti e la parte settentrionale della piazza, conosciuta a quel tempo come “Piazza di Francia”.
Per collegare la chiesa di Trinità dei Monti alla piazza sottostante si pensò alla costruzione di una grande scalinata, un progetto che già il cardinale Mazzarino aveva approvato nel 1660.
La scenografica scalinata venne terminata nel 1725 su progetto dell’architetto Francesco De Sanctis, dopo aver ottenuto l’approvazione francese e quella papale.
È articolata in rampe da dodici gradini ciascuna, per un totale di 136 gradini, in un’alternanza di terrazze, tratti curvi e dritti, in ossequio al gusto barocco.
Ai piedi della scalinata la "Barcaccia" di Pietro Bernini (1629), padre di Gian Lorenzo, la prima fontana alimentata dall’acquedotto dell’Acqua Vergine, di cui riparleremo in seguito a proposito di Fontana di Trevi.
L’idea di rappresentare una vecchia barca in pericolo di affondare fu una trovata geniale del Bernini, il quale ovviò così al problema causato dalla bassa pressione dell’acqua. La tradizione però ascrive l’idea a Papa Urbano VIII, impressionato da una barca che si era arenata sulla piazza a seguito di una piena del Tevere.

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