venerdì 29 giugno 2012

Il ritorno del Giovane Principe

di Faye



«Il ritorno del giovane principe è un libro per tutti e per tutte le età. È una storia semplice e poetica che ho scritto con lo scopo di trasmettere le esperienze e le conoscenze che di cui ho fatto tesoro nella mia vita. Per me la vita è una splendida opportunità di accrescimento spirituale in cui bisogna saper preservare l'innocenza di quando si era bambini e al tempo stesso chiedersi cosa si può fare contro le grandi ingiustizie, la sofferenza, il male nel mondo? Questo piccolo libro, che ho scritto in un periodo buio, cerca di dare delle risposte. L'ho scritto per un ristretto gruppo di amici e di persone a me care, ma in seguito, grazie al loro entusiasmo, ho deciso di offrirlo a un pubblico più ampio. E la pronta risposta dei lettori mi ha confermato nella mia idea che fosse giusto condividere le esperienze che avevo vissuto e gli insegnamenti che ne avevo tratto. Il ritorno del giovane principe ha avuto il potere di trasformare la mia vita in un momento difficile e di traghettarmi verso un futuro più felice e mi auguro che possa allietare chiunque lo legga.»


Alejandro Guillermo Roemmers, autore di Il ritorno del giovane principe, edito da Corbaccio, descrive così il proprio libro, che sta facendo parlare di sé critica e lettori di tutto il mondo.
La curiosità è inevitabile, poiché si tratta di un testo collegato ad un “caso” letterario senza precedenti, Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry (1943),  considerato un capolavoro della narrativa del ventesimo secolo, sicuramente una delle opere più tradotte al mondo (oltre 220 lingue).
Nell’accostarsi alla lettura de Il ritorno del giovane principe è fondamentale tener presente che non si tratta di un sequel, così come ha precisato lo stesso autore nell’intervista rilasciata a “Fahrenheit”, trasmessa da Radio Tre.
Il libro, infatti, è nato da una esperienza personale e Roemmers  lo considera “un completamento spirituale, una sorta di prolungamento del messaggio espresso nel Piccolo principe”.
Adottando dunque il “linguaggio universale” di Saint-Exupéry e facendo indossare al “suo” protagonista i panni del piccolo principe, l’autore argentino ha creato un’opera originale che si propone di affrontare nuovamente i temi più importanti della filosofia  (intesa come amore del sapere) e dei sentimenti.
La trama ripropone, con le dovute variazioni, l’idea di Saint-Exupéry: al posto del deserto del Sahara, c’è una strada che si snoda nella Patagonia, e una varietà di personaggi minori è di spunto a riflessioni profonde, proprio come succedeva con gli abitanti dei minuscoli pianeti visitati dal piccolo principe nel suo viaggio verso la Terra.
Anche qui, la storia si snoda sul dialogo-conoscenza di un uomo e una mente più giovane, con il risultato che il rapporto discente-allievo a volte s’inverte e si capovolge.
Tuttavia, nonostante i protagonisti de Il ritorno del giovane principe siano due, il libro può essere letto anche come il monologo di un’anima che, grazie alla solitudine offerta dal viaggio, si mette a nudo con se stessa, s’interroga, s’inquieta e trova le risposte nella sua profondità.
Sono le risposte che ognuno di noi conosce, le stesse che gli sono state insegnate da bambino e che forse ha dimenticato, quelle che può trovare nella natura, nella fede e nella religione, qualunque essa sia.
Purtroppo, la vita di tutti i giorni, con la sua soffocante routine, molte volte seppellisce i valori, nascondendoli sotto una stratificazione di falsi problemi e ancor più falsi obiettivi.
Il viaggio, metafora di conquista e di crescita, diventa allora occasione per  riflettere sui temi fondamentali della vita; il lettore finirà per identificarsi, con estrema naturalezza, sia con il giovane principe dai capelli d’oro, sia con il maturo conducente. 
Il ritorno del giovane principe è il racconto di un viaggio, anche se non importa da dove si è partiti o dove si arrivi.
Perché, in questo piccolo  “libro di vita”, il viaggio non è solo lo spunto della storia.
Il viaggio è la storia.
E il giovane principe, in fondo, rappresenta la nostra essenza più profonda.
Perché  “tutti nasciamo  principi ma c’è chi dimentica la sua vera natura. Il regno autentico esiste solo dentro di noi”.

 A.G. Roemmers è nato a Buenos Aires e ha compiuto i suoi studi a Madrid. Ha cominciato a scrivere da ragazzo, e ha pubblicato poesie che hanno vinto numerosi premi, fra cui il premio del Pen Club di Spagna e il premio Miguel Hernández. Ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti per meriti culturali dal governo della città di Buenos Aires e dalla Camera dei deputati argentina. Attualmente è vicepresidente della Fondazione argentina per la poesia, Presidente onorario dell'Associazione americana di poesia ed è stato nominato Embajador de las Letras Argentinas dalla Società argentina degli scrittori. Alejandro Roemmers ha saputo coniugare la sua attività di industriale, che lo ha fatto viaggiare in tutto il mondo, con la sua più profonda vocazione per la scrittura, di cui è espressioe Il ritorno del giovane principe, pubblicato in quindici lingue, un romanzo spirituale che affronta tematiche universali e profondamente umane, tese alla riconquista di valori che la nostra epoca ha smarrito.

mercoledì 27 giugno 2012

Un Cocktail da Cinquanta Sfumature di Grigio

di Elnora

Lo speciale 50 sfumature di grigio si è concluso, ma nonostante ciò Pinkafè ha ancora voglia di stupirvi e lo fa condividendo con voi  l'emozione di una serata molto particolare. A raccontarla sarò io, Elnora, doppiamente emozionata perchè in qualità di inviata speciale inauguro anche la mia collaborazione all'interno di Pinkafè.
Potete immaginare il balzo al cuore quando giunge l'invito ufficiale da parte di Mondadori per partecipare  al cocktail con  l'autrice del libro  Cinquanta sfumature di grigio E.L. James,organizzato presso il Diana Sheraton hotel di Milano. Incredulità e gioia al ritmo di " cosa indosso" con una sfumatura di panico, mi hanno accompagnato fino al momento della partenza alla volta di una Milano afosa e caotica, come solo può esserlo una grande città  in un estivo lunedì pomeriggio.


Il cocktail si tiene nel giardino interno dell'hotel, un ambiente elegante, sofisticato  e molto fashion , corredato ovunque dalle copertine dei primi due libri della trilogia. Il mio occhio guizza famelico fra la cravatta di Christian e la maschera di veneziana memoria, mentre chiacchiero amabilmente con la traduttrice del secondo libro -Silvia Zucca- alla quale chiediamo le sue impressioni nell'aver tradotto una scena per noi da cardiopalma, quella in cui Christian.....ops! Leggete Cinquanta Sfumature di Nero e lo scoprirete. Ad un certo punto, l'infoltirsi di un assembramento ci segnala che E.L. James è arrivata. Mentre smartphones e macchine fotografiche digitali si  sollevano ad immortalare la personificazione di un caso editoriale davvero stupefacente, l'autrice racconta di come la sua vita sia inevitabilmente cambiata: la presentazione del libro l'ha portata a visitare tutto l'east coast degli Stati Uniti, oltre a farla atterrare a Milano. Certo è che , ha aggiunto, al suo rientro l'aspettano comunque  inesorabili le faccende domestiche e le lavatrici da fare. E suo marito? la James con lo sguardo sbarazzino rivela che è stato molto utile nel lavoro di ....documentazione, e la malizia ha imperato sovrana su tutti i presenti. L'autrice, ad una domanda diretta del pubblico, è rimasta abbottonatissima sul nome di un attore papabile per interpretare il ruolo di Christian Grey, questioni di diritti e affini le impongono infatti il silenzio assoluto.

Al termine mi appropinquo con il mio adorato fardello di libri per gli agognati autografi, ma l'autrice mi viene sottratta per fare le foto di rito a beneficio dei giornalisti, finite le quali però si aprono i battenti delle firme. E.L. James è comodamente seduta su un divanetto, con un placido laghetto completo di fontanella a farle da cornice dietro le spalle, e osservando l'avvicendarsi delle ragazze sulla sedia davanti a lei per la firma degli autografi, la scena assume quasi il sapore di un confessionale.

Quando giunge il mio turno, approfitto per rivolgerle una domanda che non ho avuto il coraggio di esporre pubblicamente: le chiedo dove ha attinto per la resa del contratto che Christian sottopone ad Ana.
La James racconta di aver raccolto il materiale in giro per il web e di aver rifilato tutto ad una sua amica avvocato, chiedendole di impostarlo in maniera seria.
La sua amica alla restituzione del " prodotto" se ne è uscita dicendo che andava a fare una bella doccia e che non doveva più azzardarsi a presentarsi con della roba simile. La James scherza con il suo interprete, che pazientemente le suggerisce lo spelling dei nomi da scrivere. Non paga, decido di fare il secondo giro e porgendole il secondo libro, tra il serio e il faceto dichiaro: " è per un uomo". Il suo sguardo complice  vale più di mille parole e io già l'adoro.

Scattate le foto, decido che è il momento di lasciarla e con le borse stracolme dei libri autografati, mi avvio verso la stazione con passo stanco, accaldata ma felice.

lunedì 25 giugno 2012

Art of life, la nuova avventura della Casini Editore

by Andreina



Molti di noi sono rimasti in attesa che il sito della Casini Editore tornasse online; era da tempo inaccessibile, ma  finalmente dopo avere varcato l’ingresso, abbiamo avuto delle sorprese inaspettate! Un sito tutto nuovo, rinnovato al massimo splendore, ma...forse è meglio che a tutto ciò rispondano direttamente i padroni di casa della  Casini Editore!
Sara Deodati e lo staff al completo della Casini Editore si sono resi disponibili a rispondere alle nostre domande e a illustrarci il nuovo progetto editoriale della casa editrice.

Cara Sara, a te e a tutto lo staff della Casini Editore, benvenuti a Pinkafè. Grazie per aver accettato la nostra ospitalità  per parlare della nascita di un sito tutto nuovo,  Art of life, che prende il posto della Casini Editore...dico bene? Volete  spiegarci di che si tratta?

Cos'è Art of life? È una storia tutta da scrivere. Una storia che scriviamo con lo sguardo rivolto al futuro. Per questo cureremo progetti editoriali che nascono sotto il segno della tecnologia digitale  non escludiamo di adattare questi progetti di tanto in tanto nel classico formato cartaceo  progetti ideati, pensati e realizzati per sfruttare al meglio le potenzialità ancora tutta da esplorare degli eBook. Da qui, dagli eBook, a una concezione dell'intrattenimento a 360 gradi, il passo è breve. Storie, racconti, romanzi, giochi, applicazioni, insomma contaminazione tra linguaggi e tecniche diverse. Questo è il passo che intendiamo fare, anzi, che stiamo già facendo.

Quindi la Casini editore non esiste più? Oppure i libri continueranno ad essere pubblicati con questo marchio?

Art of Life è un marchio Casini Editore, non si tratta di un’azienda che ha chiuso e di un’altra che ha aperto al suo posto. Abbiamo deciso di tuffarci nel mondo dell’intrattenimento digitale e per sottolineare questa nostra rivoluzione abbiamo voluto creare un marchio tutto nuovo, che parlasse di noi e della nuova luna che è sorta, come spieghiamo in questo post: http://www.artoflife.it/new-moon-rising/


Il nuovo sito è un'esplosione di colori, una bellezza rispetto ai colori grigi e bianchi del vecchio sito; è molto bello, complimenti! Rispetto a prima però, non c'è la vetrina Novità dei libri, che ogni mese era aggiornato ...non pensate che sia meglio rendere più facile l’accesso alle nuove uscite? 

Beh intanto grazie dei complimenti per la nuova grafica! Sul sito le novità si possono trovare in vari modi; ci sono i progetti in sviluppo (con anteprime su quello che succederà) e quelli già pronti. Si può cliccare su ognuno e scoprire quali sono le novità: la differenza è proprio questa. Prima ogni mese avevamo un nuovo libro, ora può capitare che ogni mese esca un prodotto nuovo di una serie che già esiste, per esempio il videogioco di Amon laddove i libri sono già usciti, o il fumetto, o il gioco di carte, o i video multimediali... per questo parliamo di serie e non di singoli titoli. Quello che vogliamo fare è creare intrattenimento multimediale, quindi dotare ogni nostra serie di più contenuti tra cui l’utente possa scegliere quello che più preferisce.



Il promocenter utilizzato da noi lettrici è da tanto tempo offline. Tornerà a breve? Volete  spiegare alle lettrici che ancora non lo conoscono cos'è il promocenter e la sua funzionalità?

Sì, il promocenter è offline perché col trasloco del sito ci vuole del tempo per far “trasmigrare” tutti i dati senza farvi perdere neanche un punto piuma. Per chi non avesse mai usufruito del Promocenter, spiego che è un grande contenitore in cui mettiamo immagini, schede e contenuti dei nostri prodotti, per aiutare i blogger a scegliere quali libri recensire. Per ogni recensione, si ottengono dei punti piuma convertibili nel nostro store!


Pubblicate molti autori alla loro prima opera; la scelta è dettata dall'istinto editoriale o spesso si tratta di rischiare? Quali sono i requisiti che cercate?

Beh l’istinto è rischio, in un certo qual modo. I requisiti non sono molti, ne basta uno. La storia. Se la storia è accattivante e ci ha fatto emozionare, vogliamo farla conoscere al maggior numero di persone possibile!


Parliamo di ebook: vi occuperete di progetti esclusivamente in formato digitale. 
Di quali generi, in particolare, vi occuperete? 
Le lettrici lamentano una scarsa pubblicazione del romantic suspense...voi cosa pensate di fare al riguardo? 

Oh, quanto a questo... non dovete aspettare molto! Sta per essere pubblicata la nuova serie Triskel che accontenterà anche le lettrici più romanticamente esigenti!
Sui generi, non ci poniamo nessuna preclusione: pubblichiamo tutto quello che ci convince, sia esso horror, thriller, romantic, splatter, e chi più ne ha più ne metta.


Volete spiegare alle lettrici cos'è il Little Dreamers? A quale pubblico di lettori è dedicata la collana?

Little Dreamers è un progetto pensato per i piccoli sognatori di tutte le età: è uno spazio interattivo dove leggere storie, ammirare disegni, divertirsi con giochi e fumetti, imparare nuove cose e, per chi lo vorrà, diventare protagonista e raccontare la propria storia. Lo abbiamo ideato assieme a Moony Witcher, autrice di fantasy per Mondadori e Giunti, amata da bambini e ragazzi.
Little Dreamers prevede tre realtà editoriali intimamente connesse tra loro:
IL SITO: on line da fine dicembre 2011, www.littledreamers.it è il punto d’avvio dell’intero progetto: accedendo al sito, i piccoli sognatori potranno iniziare a conoscere e scoprire i personaggi delle serie a fumetti e scegliere i loro preferiti oppure imparare nuove cose dalle rubriche. Una grande novità del progetto Little Dreamers è l’interattività: gli utenti potranno non soltanto leggere i romanzi e gli albi e navigare sul sito, ma avranno anche la possibilità di diventare protagonisti inviando a Moony Witcher un video di presentazione accanto ai propri racconti o alle proprie illustrazioni o alle idee che vorranno proporre per il soggetto delle strisce a fumetti: i più bravi e originali saranno selezionati e pubblicati negli albi successivi.
GLI ALBI: la collana dedicata ai più piccoli si compone di albi a colori che contengono romanzi brevi, racconti, storie a fumetti, giochi e rubriche pensate per stimolare i piccoli sognatori alla lettura e alla creatività. Il primo albo, intitolato Fantasia al potere!, è uscito ad aprile 2012: tra i suoi contenuti Il diario di Lisa, diario di una tredicenne alle prese con la scuola, le amiche, i primi amori, le prime scelte. O ancora il fumetto Geni di classe, dove una maestra si trova alle prese con una classe a dir poco particolare: tra i suoi alunni, Giulio Cesare (ovviamente, interrogato in storia), Steve Jobs, Albert Einstein…
I ROMANZI: la collana dedicata a un pubblico young adult si compone di romanzi accuratamente selezionati tra i più emozionanti e avvincenti arrivati in casa editrice. Il primo titolo, uscito ad aprile 2012, è Oltre il buio di Alberto Petrosino, una storia che affronta in maniera del tutto nuova e spiazzante la tematica della morte e della vita, regalando a entrambe una nuova prospettiva.

Salutiamo le lettrici ringraziando ancora una volta Sara Deodati e lo staff di Artf of life, della Casini editore per la loro disponibilità.



domenica 24 giugno 2012

Vanilla Vs BDSM: risultati del sondaggio


Anteprime Romance - Novità Mondolibri

by Andreina

Il principe del piacere di Nicole Jordan
(The Prince of Pleasure)

Lei lo ha tradito e ora lui ha deciso di sfidarla. Sarà una sfida all´ultimo bacio.

Un´attrice e un libertino mettono in scena la più antica delle commedie: abbandonarsi alla passione fingendo che sia per gioco. Quello di Dare e Julienne è stato un grande amore. Tanto che lui, futuro Marchese di Wolverton, era disposto a sfidare le regole dell´alta società e le ire del nonno, suo tutore, pur di sposare la bellissima e umile modista fuggita dalla Francia durante la Rivoluzione. Un sogno andato in frantumi il giorno in cui lei si era fatta sorprendere tra le braccia di un altro... Da allora sono trascorsi sette anni e le donne che si sono avvicendate nel suo letto non si contano più. Ma quando si diffonde la notizia che Julienne Laurent sta per tornare a Londra in veste di attrice, Dare capisce di non aver mai dimenticato l´unica donna che gli ha spezzato il cuore. Così una sera si presenta in teatro e, davanti a un pubblico esterrefatto, dichiara a gran voce di voler fare di lei la propria amante. Julienne raccoglie la sfida: mettere in ginocchio il Marchese di Wolverton sarà un vero divertimento... E un eccitante, irresistibile piacere.

Ambientazione : Regency England  (periodo 1800 circa)
Sensualità : hot

Con  il quinto libro The prince of Pleasure si conclude la serie "NOTORIUS", pubblicata senza tener conto dell'ordine cronologico; A questa svista care amiche ci pensa la vostra Andreina, ecco la serie in ordine di lettura dedicata per chi come me non riesce a leggere una saga alla rinfusa!
1.UN AMANTE IRRESISTIBILE (The Seduction)protagonisti Lord  Damien Sinclair e Vanessa Wyndham
2.FIN DAL PRIMO SGUARDO (The Passion) protagonisti Lady Aurora Demming e  Nicholas Sabine
3.ROMANTICA MALEDIZIONE (Desire)- protagonisti Lucian,  conte di Wycliff, e  Brynn Caldwell
4.ESTASI (Ecstasy) - protagonisti Raven Kendrick e  Kell Lasseter
5.IL PRINCIPE DEL PIACERE (The Prince of Pleasure) - protagonisti Jeremy North,conte di  Clune e  Marchese di  Wolverton, e  Julianne Laurent.

L'Autrice
Nicole Jordan è una  conosciuta e brava  autrice di romance storici, i suoi libri sono amati da tutte le lettrici che apprezzano con gioia ogni pubblicazione. Mondolibri ha pubblicato anche i primi tre libri della  serie Paradise composta da quattro  romanzi.
Sito ufficiale QUI 


Scandaloso Duca di Debra Mullins
(To Ruin the Duke)

Un uomo poco raccomandabile, una donna più che onesta. E una passione peccaminosa

Per mettere il Duca di Wyldehaven di fronte alle proprie responsabilità di padre, Miranda è pronta a tutto. Anche a lasciarsi sedurre... Miranda Fontaine è una splendida giovane di scarse sostanze, che dalla madre attrice ha ereditato il talento per il canto e un cuore grande e generoso. Ora il destino le ha tolto il conforto dell´unica amica, morta dando alla luce il bambino concepito con un nobile. A lei, però, Miranda ha fatto una promessa: troverà il Duca di Wyldehaven e lo obbligherà a riconoscere il piccolo. Ma quando si presenta a casa del duca, l´uomo, che è giunto a Londra solo da poco e fino a quel momento ha vissuto nel religioso rispetto della moglie defunta, la caccia malamente. Alla giovane non rimane che architettare un piano: si fingerà una cantante e si farà ricevere nei salotti del bel mondo, così da avvicinare il duca e metterlo alle strette. In breve tutti si contendono le doti canore di Miranda e anche il bel duca non tarda ad accorgersi di lei. Possibile che quell´uomo così gentile sia un seduttore senza scrupoli? E possibile che si sia macchiato dei tanti misfatti che ultimamente gli vengono attribuiti? Scoprire la verità e innamorarsi di lui sarà un tutt´uno... 

Ambientazione :Regency England  (periodo 1800 circa)
Sensualità : warm

Sono felice di poter finalmente  leggere un libro autoconclusivo! Pare proprio che Scandaloso duca, dell' apprezzata Debra Mullins, non faccia parte di nessuna saga; in più il libro sembra aver avuto un discreto successo! Non ci resta che  verificare  no?

L'Autrice
Debra Mullins è nata a New York, ma all'età di quattro anni, si trasferisce con la famiglia nel New Jersey. E' autrice di numerosi romanzi rosa storici. Dopo la pubblicazione del suo primo romanzo, nel 1999, ha scritto  altri dieci romanzi storici per Avon Books. Nel 2003 ha vinto il New Jersey Golden Leaf Award con il libro A Necessary Bride.
Le lettrici italiane  la ricordano sicuramente per il libro Due settimane con uno sconosciuto, edito nei romanzi Mondadori nel 2008. Debra vive in California con la sua famiglia.
Sito ufficiale QUI


La strada dei destini intrecciati di Susan Lewis
(Missing)

Quando hai perso la cosa più importante, rischi di perdere tutto...

Un figlio scomparso, una madre di cui si è smarrita ogni traccia. E un uomo in lotta contro tutti per salvare ciò che rimane della propria famiglia. "Miles Avery, editore di successo, e sua moglie Jacqueline, bellissima e raffinata, hanno vissuto ciò che un genitore non dovrebbe mai conoscere: la scomparsa del loro bambino di nemmeno un anno, rapito da mani ignote in un attimo di distrazione. Un evento che ha risucchiato l´intera famiglia in un baratro di cupezza e dolore. Da qualche giorno Jacqueline - che non ha mai accettato quella perdita - è scomparsa. Si è fatta accompagnare dal marito alla stazione e, da quel momento, di lei si sono perse le tracce. I sospetti si concentrano su Miles, che ha tardato a dare l´allarme, e la stampa si scatena con illazioni di ogni genere. Soprattutto quando si scopre che l´uomo ha avuto un´amante e che questa donna è appena rientrata nella sua vita con un dono meraviglioso... Dosando suspense e sensibilità, Susan Lewis intreccia i fili di un´avvincente storia famigliare: una trama di segreti e sentimenti lacerati che farà sicuramente breccia nel cuore dei lettori.

Ambientazione: contemporaneo
Sensualità : warm

Quando hai perso la cosa più importante, rischi di perdere tutto...
La sparizione di una persona cara come un figlio e la difficoltà a rassegnarsi all'idea di non poterlo riabbracciare più, portano una madre alla disperazione e un marito oltre che padre, all'ìmpossibilità di poter fare qualsiasi cosa per aiutarsi a vicenda. La componente drammatica e la tematica affrontata in questo libro apparentemente si discosta dal romance, ma la Mondolibri lo ha inserito nei romanzi d'amore

L'Autrice
Susan Lewis è nata a  a Bristol.Ha lavorato in televisione per la HTV West, a Bristol, ed è qui che ha scritto i suoi primi tre romanzi. Ad oggi ha scritto 24 romanzi, tutti best seller. 
E' anche l'autrice  di Just One More Day, un commovente libro di memorie della sua infanzia. Vive e scrive nel Gloucestershire.  Sito ufficiale QUI

sabato 23 giugno 2012

Secretary: Cinquanta Sfumature del Cinema

di Marty

Dalla carta stampata, alla realtà, alla pellicola!
In questo caldo mese di Giugno, concludiamo lo speciale dedicato a "50 sfumature" e al mondo del BDSM parlando del film che tanto piacque ai giudici del Sundance Festival da assegnargli un premio ad hoc per "l'originalità della sceneggiatura". Per scoprire che esisteva un Mr Grey già nel lontano 2002 (e la sottoscritta spera non le sia scappato qualche errore di battitura!)


Titolo: Secretary
Nazione: Usa
Anno: 2002
Genere: Drammatico/Commedia
Durata: 104'
Regia: Steven Shainberg
Cast: James Spader (Edward Grey). Maggie Gyllenhaal (Lee Holloway)

Trama:
La giovane Lee Holloway è appena ritornata a casa da una clinica psichiatrica, dopo essere stata ricoverata per autolesionismo. Determinata a volersi guadagnare un posto nella società, impara a battere a macchina e viene assunta come segretaria nello studio dell'avvocato E. Edward Grey. Una particolare sensibilità lega i due, prima professionalmente, poi personalmente, dando il via a una particolarissima relazione tra lei e il suo capo, Mr. Grey...

Non di rado lo sguardo del cinema si è posato sul BDSM, un mondo percepito come oscuro, pericoloso e morbosamente affascinante, ed espresso in pellicole il più delle volte thriller o erotiche.
Ma i protagonisti di Secretary, l'avvocato Edward Grey (Mr. Grey, sì avete capito bene) e la sua giovane segretaria Lee si muovono negli scenari quotidiani di casa e lavoro, nelle righe (e sopra le righe) della commedia sentimentale.
Cosa può innescarsi quando una donna con tendenze masochiste incontra un uomo dagli istinti sadico-dominatori?
Secondo il regista Steven Shainberg, una storia d'amore straordinaria, buffa e struggente.
Lee ed Edward sono le persone della porta accanto, ma che dietro all'apparenza comune e ordinaria (giovane avvocato divorziato lui, ragazza introversa e insicura lei) nascondono un magma ribollente di emozioni.
Il matrimonio fallito dei genitori e l'alcolismo del padre sono i drammi della vita di Lee (incarnata da una stupefacente Maggie Gyllenhaal), che cerca di gestire il suo dolore autoinfliggendosi piccole ferite.
Edward è più sfuggente ai miei occhi di spettatrice (il film è tutto raccontato dal punto di vista di Lee), egregiamente interpretato da James Spader, ormai maestro nei ruoli del giovane inquieto e controverso. E' un personaggio silenzioso e affascinante, da leggersi nei dettagli, la cui dolcezza traspare nella cura delle sue bellissime orchidee, e con profonde difficoltà ad accettare le proprie "preferenze".
Secretary racconta il nascere e l'affermarsi di un amore, che cresce insieme alla forza e alla consapevolezza della protagonista.
Nel rapporto master/slave che viene a crearsi tra Lee ed Edward (tra collari, manette, ordini e sculacciate, in scene sensuali spesso spolverate da una comicità irresistibilmente surreale), lei è la sottomessa, ma è sempre lei ad affermare con vero coraggio e determinazione i propri desideri e sentimenti. Ricorrente nelle sue battute è il verbo "voglio" (Voglio conoscerti. Voglio essere la tua schiava per sempre. Voglio farlo).
Il BDSM diventa il modo dei protagonisti di conoscersi, di comunicare, di giocare, e soprattutto di dare e ricevere amore. E' giusto? E' sbagliato? Non è questo che mi chiedevo, guardando Secretary.
Mentre davanti agli occhi mi scorreva una delle più tenere sequenze d'amore mai viste in un film, pensavo soltanto che grazia straordinaria avevano avuto Edward e Lee a innamorarsi in quel modo, proprio come cantato da Lizzie West sulle note della splendida "Chariots Rise".


Nota sul testo: appositamente per il film, venne cambiato il verso "what a fool am I, to fall so in love" in "what a grace have I, to fall so in love".

mercoledì 20 giugno 2012

BDSM dalla Fiction alla Realtà: intervista a un Master

di Hasmina

E dopo averne immaginato tutte le sfumature, dopo averne scritto e preso appunti, abbiamo pensato che era il momento di fare le cose sul serio e di dare voce a questa realtà che ci ha intrigate, incuriosite, forse anche turbate, ma cui di certo non siamo rimaste indifferenti, nel bene o nel male. Quindi abbiamo cercato e contattato una comunità BDSM sul web, e abbiamo chiesto di poter intervistare un Master reale, in carne e ossa!


La comunità, che qui ringraziamo per la disponibilità dimostrataci, è Legami, un luogo virtuale dedicato all'incontro e al confronto tra persone legate dall'interesse per questa specifica forma di erotismo. Il Master che gentilmente ha accettato di rispondere alle nostre domande, e di farci dare uno sguardo ad alcuni aspetti della realtà del BDSM attraverso le sue esperienze personali, è Abatenero.

Un'intervista che non intende esaurire un argomento tanto vasto e complesso come quello del BDSM, ma rivelarci in modo affascinante uno dei molteplici punti di vista che lo riguardano.


Da quanto tempo è nel mondo del BDSM, e da quanto ricopre il ruolo di Master?

Intanto, direi che “il mondo del BDSM” non esiste, se non in senso estremamente vago. “BDSM” è un acronimo che indica un insieme di comportamenti riconducibili tutti, in vario grado, all’erotizzazione dello scambio di potere, non un insieme di persone. Ci si può riferire al Mondo del BDSM più o meno nello stesso senso con cui ci si può riferire al Mondo dello Sport o al Mondo della Moda.
Il sadomasochismo è una variante del comportamento sessuale, come tale fa parte della scoperta della propria sensualità, un processo interminabile, come è sempre la scoperta di se stessi.
Direi che si “entra” nel Mondo del BDSM quando ci si riconosce nel suo Immaginario, perché quell’Immaginario aiuta ad attribuire un “Senso” ad una parte di sé, ad inserirlo in una Narrazione Significante. Occorrono una certa tendenza all’introspezione, una notevole curiosità ed una marcata indifferenza per i pregiudizi.
Nel mio caso è avvenuto piuttosto tardi, ben oltre la soglia della maturità, un fatto per nulla inusuale, per quanto mi consta.
Questo non significa che il mio modo di esprimere la sessualità fosse radicalmente diverso, prima: era soltanto meno consapevole.

Poiché nella sottocultura BDSM non c’è un accordo definitivo praticamente su nulla, a parte pochissime basilari regole (SSC), non c’è un accordo definitivo neanche sulla terminologia. Tuttavia l’opinione generalmente condivisa è che con “Master” si intenda un Dominante che “possieda” una schiava, cioè una sottomessa alla quale è legato (considero il legame sempre reciproco, anche se su questo punto non tutti sono d’accordo) da un rapporto “stabile e strutturato connotato da un alto livello di trasferimento di potere fisico e psicologico/emotivo e con scarso o nessun limite spazio/temporale” (così recita il Lemma della Pervipedia di Legami). Lo stesso vale, naturalmente, per le Mistress.
Al momento non possiedo una schiava nel senso sopra indicato, quindi, tecnicamente, non potrei fregiarmi del titolo di Master.
Questo è uno dei piccoli rituali della sottocultura BDSM, che qualcuno prende sul serio e qualcuno no.
Diciamo che sono un Master in aspettativa :-)


Cosa rappresenta per Lei il BDSM? E quanta importanza riveste nella Sua vita?

Il BDSM è un Luogo dell’Immaginario. Un terreno di gioco all’interno del quale due (o più) adulti consenzienti (preferirei dire: complici) drammatizzano le proprie fantasie erotiche in maniera controllata e sicura. In sostanza, la versione per adulti del “Facciamo che io ero il Pirata e tu la Principessa…?”
Ammetto che c’è molta ostilità da parte di alcuni a considerare il bdsm “soltanto” un gioco. Pure, del Gioco il bdsm ha tutte le caratteristiche: uno Spazio/Tempo artificiale, delimitato arbitrariamente; un rituale da seguire; dei ruoli da interpretare; delle regole accuratamente stabilite, spesso dopo attenta contrattazione, la cui violazione spezza inesorabilmente il suo incantesimo. Perché l’unica condizione fondante del gioco è l’accordo tra i giocatori.
All’interno di questa “bolla” creata dal desiderio vale quella che Coleridge chiamava la “sospensione dell’incredulità”: io sono davvero il tuo Padrone e tu sei davvero la mia Schiava.
Il BDSM è l’Isola Che Non C’è, un posto dove si è, finalmente, liberi di essere se stessi.
Seguendo il filosofo James P. Carse, tutta la vita umana può essere interpretata in chiave di Gioco.
Oltre ai giochi in senso stretto – le gare sportive, i giochi da tavolo – sono “Giochi” tutte le situazioni che implicano competizione: i contrasti sociali, certe relazioni amorose o sessuali, i trucchi per fare carriera.
Ma tutti i giochi del mondo possono essere ridotti, alla fine, a due sole categorie: i giochi finiti ed i giochi infiniti. I giochi finiti sono quelli il cui scopo è vincere, e la vittoria pone termine al gioco. I giochi infiniti sono quelli il cui scopo è continuare a giocare, abbattere le divisioni e le competizioni, abbracciare ambiti sempre più vasti.
Ecco, il BDSM è un Gioco Infinito, che non prevede vincitori né vinti, perché il suo unico scopo è continuare a giocare, approfondendo sempre di più la conoscenza di sé e la comunione con l’altro.

Io sono dell’opinione che si possa apprezzare veramente il valore soltanto di quello di cui si sa e si può fare a meno. L’unico modo serio di affrontare qualunque aspetto della vita è farlo con lo spirito del dilettante. Se il bdsm dovesse diventare un’ossessione, troverei la cosa fastidiosa quanto essere affetto dalla sifilide. Quando c’è, ed arriva spontaneamente e naturalmente, è molto bello. Quando non c’è, si vive bene ugualmente. Tutto sommato, ho i miei libri, il mio orto e le mie dalie.


Cosa spinge, secondo la Sua esperienza, una persona ad entrare in questo mondo? E a rimanerci?

Come dicevo rispondendo alla prima domanda, non si entra nel Mondo del Bdsm, casomai ci si riconosce nel suo Immaginario Collettivo. Non c’è alcuna soglia da varcare, alcuna setta in cui entrare, nessuna parola d’ordine da chiedere o pronunciare. Semplicemente, si decide che quello è il posto giusto dove stare almeno per un po’ per dare un’occhiata in giro, scambiare due chiacchiere, trovare e dare informazioni, confrontarsi con altre storie, altri percorsi, altre immaginazioni, altri desideri.
E, sì, anche (ma non solo) rimorchiare o farsi rimorchiare, naturalmente.
Cosa spinga a riconoscersi nell’Immaginario BDSM è questione completamente diversa, ed a cui temo non si troverà forse mai una risposta. Stiamo parlando delle motivazioni del comportamento umano, una questione talmente misteriosa e controversa che trovarne il bandolo nell’ambito del BDSM mi pare impresa del tutto impossibile.
Non credo, comunque, che esista una risposta univoca: per mia esperienza non esistono due praticanti che si siano avvicinati al bdsm per le stesse identiche ragioni.
Quel che mi pare certo è che il bdsm è qualcosa che si sceglie, non qualcosa che si subisce.
E questo è quello che distingue il sadomasochismo come comportamento sociale dal sadomasochismo come patologia individuale: due cose radicalmente diverse che hanno la sfortuna (per noi praticanti) di essere accomunate, per ragioni storiche del tutto contingenti, dalla stessa terminologia.
Il sadomasochista patologico è un individuo che ha la necessità di infliggere o subire dolore per provare soddisfacimento sessuale. Se il bdsm fosse riconducibile a questo, come dicevo non sarebbe più interessante della sifilide.
Quello che fa del bdsm un fenomeno culturale affascinante è invece proprio il fatto che il 99 % dei praticanti non è affetto da alcuna patologia: come me, fa quello che fa perché gli piace o perché lo preferisce, non certo perché ne ha bisogno.
Per quanto riguarda specificamente me, l’unica risposta che posso darle, al momento, è quella contenuta nella risposta alla seconda domanda: il BDSM è un Gioco che vale la pena di giocare.

Non so rispondere al corollario. Dato che nel bdsm non si “entra”, non ci si “rimane” neppure. A volte si smette di giocare, questo sì. Le cose cambiano, le nostre motivazioni cambiano, noi cambiamo. Succede.


Alla base di una relazione di Dominanza e sottomissione sta la Fiducia. Come si conquista la fiducia totale del proprio sottomesso?

Oddio, messa così sembra che il dominante sia una specie di venditore di auto usate che debba abbindolare il cliente per indurlo ad acquistare il prodotto.
In realtà, alla base di una relazione bdsm c’è un incontro reciproco di desideri, di fantasie, di volontà. In genere il sottomesso sa perfettamente cosa vuole, e lo vuole fortissimamente. Non di rado il problema del dominante non è quello di “indurlo a…” quanto piuttosto quello di “trattenerlo da…”.
Ecco – ogni relazione bdsm è un unicum, quindi questa non è una generalizzazione – credo che spesso quello che il sottomesso abbia bisogno di sentire sia di essere “tenuto” saldamente, proprio per potersi lasciar andare. Un po’ come quando, arrampicandoti in montagna, ti lanci in un passaggio pericoloso perché sai che il tuo compagno tiene saldamente la corda di sicurezza, e segue attentamente quello che fai. D’altra parte, anche chi tiene la corda di sicurezza deve confidare che il proprio compagno non sia troppo spericolato o individualista: si rischia comunque in due.
Più che di fiducia a senso unico, quindi, parlerei piuttosto di confidenza reciproca. Una relazione bdsm non è MAI a senso unico. Il tuo sottomesso non è un sacco morto che devi trascinare in vetta di peso. Il bdsm è un gioco di squadra: entrambi i partner hanno il dovere dell’attenzione e dell’ascolto reciproco, ed entrambi devono essere disposti a “scoprirsi”. Ci vuole confidenza in se stessi e confidenza nell’altro per saperlo e poterlo fare.
Per usare un’altra metafora, un’interazione Master/slave è come un Tango. L’uomo – il dominante – conduce, ma ci vuole un affiatamento profondo perché la performance riesca. Se i ballerini sono alle prime armi, o si conoscono poco, si atterranno alle figure classiche, alla “salida basica”. Ma quando la confidenza aumenta, il tango diventa quel misto di disciplina ed improvvisazione che ne fa il vertice della danza popolare – e del bdsm il vertice della sensualità.
Soprattutto, la confidenza, al contrario della fiducia, non è qualcosa che si dà ora e per sempre – o almeno sino a prova contraria. La confidenza è qualcosa che si rigenera continuamente nell’interazione, che ha bisogno di essere “vissuta” perché sia parte integrante della relazione bdsm. Trovo che sia qualcosa di più e di diverso dalla fiducia a senso unico. E’ una delle cose migliori del bdsm.

La confidenza reciproca si conquista, come in tutte le relazioni, in corso d’opera: conoscendosi, sperimentando, provando e riprovando. Da molti punti di vista, le relazioni bdsm non sono poi così diverse da quelle “tradizionali”.


Quali sono le motivazioni che spingono una persona a cedere il controllo totale del proprio corpo e della propria mente ad un’altra?

Il “controllo totale” del corpo e della mente è una sorta di leggenda metropolitana che ha assai poco a che vedere con la pratica reale del bdsm. Coppie che vivano un simile regime sono una cosa di cui spesso si parla - in teoria – ma che nessuno ha mai incontrato nella realtà e di cui non conosco testimonianze credibili. Fra l’altro, ritengo che sarebbe pratica fondamentalmente contraria alle poche riconosciute regole del bdsm (sempre l’SSC).
Alla fine i sadomasochisti sono persone come le altre, col mutuo che scade, le bollette da pagare, i figli da accompagnare a scuola, il bucato da stendere e i problemi col capufficio. E’ già un miracolo riuscire a ritagliarsi una fetta di tempo per costruire la “bolla” entro cui lasciarsi andare alle proprie fantasie.
Il controllo totale è qualcosa che pertiene assai più alla letteratura di genere che alla realtà.
Fra l’altro, uno dei pochi punti sacri del bdsm è proprio l’esistenza dei “Limiti”. I Limiti sono i paletti posti dal sottomesso – ma anche dal dominante – che indicano i confini all’interno dei quali può svolgersi l’azione bdsm. “ Fin qui e non oltre”. Violare i limiti del partner significa violare la consensualità, l’unico vero peccato capitale del bdsm. Avere fama di essere uno che non rispetta i limiti del partner significa essere immediatamente marginalizzati in qualunque comunità anche solo vagamente organizzata.
I limiti variano enormemente da persona a persona in quantità e qualità, spesso sono in completa contraddizione tra un praticante e l’altro – ma non conosco nessuno, né ho mai sentito parlare di qualcuno, che non ne abbia.
Accade, casomai, una cosa diversa. Che quando la coppia è realmente affiatata, quando è in confidenza (vedi domanda precedente), non c’è più bisogno di esplicitare i limiti, non c’è più bisogno di “contrattare”.
Chi conduce la danza “sa” quali sono i passi proibiti, le figure difficili da eseguire per la sua compagna e, se non vuole rovinare il ballo, si guarderà bene dall’imporli. Tuttavia, quando l’intesa è profonda, quando il mood è quello giusto, quando l’eccitazione della danza ha pervaso profondamente lo spirito di entrambi, allora il master può provare a condurre la sua slave a ballare sul limite, a tentare quel “passo” in più. Bisogna saperlo fare, bisogna saper scegliere il momento giusto, bisogna anche avere un po’ di fortuna. Ma quando riesce è un trionfo enormemente gratificante. Per entrambi.

Dopodiché, capire cosa spinga alla sottomissione è questione che dovrebbe essere sottoposta ai sottomessi, veramente.-) Anche se non è detto che si riesca ad avere una risposta esauriente. Un sottomesso sa probabilmente molto bene cosa vuole e cosa sente, ma non è detto che sappia dire perché la vuole. Torniamo al problema delle motivazioni delle preferenze sessuali.

Naturalmente ci ho riflettuto su e qualche idea me la sono fatta. Fa parte della responsabilità del dominante cercare di capire quantomeno se la persona che ha davanti sta scegliendo di sottomettersi perché ne è realmente gratificata o perché sta cercando di “curare” qualche malessere interiore.
E mi riferisco, naturalmente, solo alle relazioni Master/slave, che sono quelle di cui ho qualche esperienza.
Ho idea che le relazioni Mistress/slave abbiano motivazioni almeno parzialmente diverse.

L’abbandonarsi alla “disciplina erotica” può esprimere il piacere di sentirsi fortissimamente desiderate, o quello del ritorno ad una femminilità primitiva, ad una carnalità assoluta lontana dalla sfera intellettuale.
Un vecchio detto molto banale dice che gli uomini godono di quello che prendono, le donne godono di quello che danno. La disciplina erotica e l’abbandono totale che implica può essere un modo per amplificare questo godimento.
Penso anche all'enorme piacere della deresponsabilizzazione. Avere qualcuno che ti dice cosa fare con la certezza di essere sempre nel giusto facendolo, senza angosce, senza l’ansia di dover decidere, può essere gratificante. Essere “costrette” a servire sessualmente può essere un modo per liberare la propria libido.
Per ultimo non sottovaluterei il potere delle pratiche erotiche estreme: alla fine quello che la schiava vuole (almeno, quelle che ho conosciuto io) è raggiungere un orgasmo fenomenale. :-)
Ma non esiste solo l’orgasmo fisico. Il pieno soddisfacimento è accompagnato, spesso preceduto e seguito, da un “orgasmo emotivo” che può essere anche più soddisfacente quando è scatenato dal desiderio del partner e dalla consapevolezza di averlo soddisfatto.


Cosa si prova ad avere questo tipo di controllo su un’altra persona?

Non è controllo, è comunione. Una cosa molto difficile da spiegare, in effetti.
Il termine anglosassone per definire il rapporto D/s è Power Exchange, che viene generalmente tradotto in italiano con “Scambio di potere”, riferendosi, normalmente, alla cessione del potere da parte del sottomesso ed all’assunzione di questo potere da parte del dominante. Ma io la trovo una povera interpretazione.
Power significa anche forza, energia nel senso, proprio, di forza motrice. Power è quel che fa accendere le lampadine e girare i motori elettrici. Scambio di potere – di potenza - significa anche scambio di energia, emotiva, sensuale e psichica, e Don Miesen lo spiega bene cercando di descrivere un rapporto D/s, come scambio reciproco di potere/potenza/energia, in una sua notissima introduzione al bdsm: “Quando il mio ruolo esteriore coincide con la mia intima fantasia, io esprimo maggiore energia; quando il ruolo e l’energia del mio partner conferma la mia, le nostre energie interagiscono e si moltiplicano incredibilmente, e noi creiamo la nostra personale realtà condivisa. SM è spesso chiamato power exchange. L’energia è immensa. Bisogna provarlo per crederci, o per capirlo.”

L’unica buona idea che abbia avuto il sociologo Alberoni è stato di paragonare l’innamoramento (l’innamoramento, non l’amore) ad un “movimento allo stato nascente”.  Un movimento è una situazione in cui il Tutto, effettivamente, è maggiore della somma delle sue parti.
Forse il termine più indicato per descrivere quel che si prova è Entusiasmo, nel senso etimologico di “indìamento”, “avere dio dentro” en theòs: una forma di esaltazione, se vuole, un senso di appartenenza a qualcosa più grande di noi.
Per adesso dovrà accontentarsi. Forse, nei prossimi trent’anni, riuscirò a escogitare una spiegazione più intelligibile.


Perché una relazione di questo tipo funzioni, necessita di un coinvolgimento emotivo?

Il sadomasochismo è una variante del comportamento sessuale, quindi esiste il BDSM occasionale così come esiste il sesso occasionale, niente di più niente di meno. Il bdsm occasionale può essere gratificante, anche se meno coinvolgente di una relazione profonda.
Per raggiungere quel livello di confidenza di cui parlavo prima, però, un profondo coinvolgimento emotivo mi pare indispensabile, ma questa è la mia esperienza.
Nell’ambiente sono in molti a sostenere che il sentimento “rovina” il buon bdsm. Il rischio più temuto è l’innamoramento. Ammetto che è difficile mantenere la “distanza” tra padrone e schiava quando c’è di mezzo l’amore. L’amore è un sentimento democratico, e quando la tua schiava comincia a chiamarti “topolino” ( e a te, magari, fa pure piacere), mantenere l’autorità del Padrone può diventare oggettivamente difficile.-)
D’altra parte, bisogna tener conto di una cosa. Il bdsm è una pratica che tocca corde profondissime nell’animo umano, che può scendere a profondità inattingibili da altri tipi di relazione sessuale o emotiva. Nel bdsm si finisce inevitabilmente per “mettersi a nudo”, non solo fisicamente: il tuo padrone o la tua schiava finiscono per vedere, capire, conoscere di te cose di cui tu stesso non sospettavi l’esistenza, e che mai ti sogneresti di rivelare a nessun altro. E che, probabilmente, un tuo amante “vanilla” non scoprirebbe mai.
Un coinvolgimento così profondo crea, inevitabilmente, un legame altrettanto profondo.
L’innamoramento, quindi, è un esito tutt’altro che inusuale del bdsm che “funziona”.

Questa è una delle tante contraddizioni del bdsm ( che non è mica tutto rose e fiori, eh :-DD): ti innamori della tua schiava, e ti sembra incongruo continuare a “schiavizzarla”. L’immaginario dell’amore romantico si sovrappone a quello della disciplina erotica, e crea una dissonanza. Pure, quel “quid” che prima avevate, manca ad entrambi.
E’ qui che viene in soccorso la dimensione di “Gioco” del bdsm.
Come dicevo, il bdsm è un Luogo dell’Immaginario, e come tale, al di fuori dello Spazio e del Tempo ordinari. E’ l’Isola Che Non C’è, dove si può volare lasciandosi alle spalle la prosaicità del quotidiano. E’ la Bolla che creiamo per noi io e te. I piccoli rituali aiutano. Può essere un gesto, una parola, il tono di voce. Tu che dici “Portami il collare”, o lei che si inginocchia ai tuoi piedi.
Creare questi “mondi paralleli” a me pare l’unica soluzione possibile per continuare ad avere una relazione bdsm soddisfacente all’interno di una relazione di coppia.

Come al solito, questo non è un punto di vista universalmente condiviso. Conosco almeno cento frequentatori di forum che negherebbero con indignazione la validità di una soluzione del genere.
L’alternativa è variamente denominata “lifestyle” o 24/7, e consiste, più o meno, nella trasposizione dei “ruoli” bdsm nella vita quotidiana.
Personalmente, nutro fortissimi dubbi sulla sua reale fattibilità, ma cionondimeno ne esistono moltissimi sostenitori.
Una delle cose migliori del bdsm, comunque, è proprio l’inesistenza di uno standard. Diciamo che non esiste “il” bdsm, ma esistono “i” bdsm. Probabilmente, tanti quanti sono i praticanti. Ciascuno è libero di costruirsi il suo percorso come meglio preferisce. L’unica cosa che conta veramente per essere “nel” BDSM è trovare qualcuno che ci si voglia infilare con te. Il resto è largamente coreografia.


Quanto è fondamentale il sesso in una relazione D/s?

Quella sul ruolo del sesso è forse la questione più vessata dell’intero BDSM.
Esistono almeno due schieramenti, l’un contro l’altro armati, che si affrontano ferocemente in quello che a me pare inesorabilmente un dialogo tra sordi. Ammetto francamente di non essere mai riuscito a capire le argomentazioni di coloro che sostengono che sesso e bdsm sono due cose nettamente separate. Temo che per ascoltare le loro ragioni dovrete rivolgervi altrove: non avendole capite, non credo sarei in grado di esporle con ragionevole obiettività.

Per quanto mi riguarda, il sadomasochismo è una variante del comportamento sessuale, quindi chiedermi quanto è fondamentale il ruolo del sesso nel SM è un po’ come chiedermi quanto è fondamentale il ruolo del sesso nella riproduzione dei mammiferi.
Dopodichè, tutto dipende da cosa si intende, esattamente, per “sesso”. Se per sesso si intende, brutalmente, copula, allora no, il sesso genitale non fa necessariamente parte di una “Sessione di Gioco”. Il fatto è che il bdsm consiste proprio nell’espandere la sfera della sensualità e dell’erotismo molto al di là della sfera della sessualità strettamente genitale. Il bdsm va oltre i “comportamenti da letto”, arrivando ad erotizzare tutti gli aspetti della vita, colorando sensualmente con la sottomissione ogni gesto quotidiano. In fondo la sottomissione non fa che confermare continuamente la disponibilità e l’accettazione, l’offerta di sé e della propria intimità.
Questa disponibilità totale crea un legame profondissimo, di cui il sesso genitale può essere, effettivamente, parte secondaria. L’orgasmo emotivo prodotto da questo coinvolgimento può essere anche più gratificante di quello fisico.


Dolore e umiliazione sono elementi della disciplina del BDSM. Quale importanza possiedono e per quale motivo? Può esserci la sottomissione, senza il dolore e l’umiliazione?

Per come la vedo io, il dolore è uno strumento del bdsm, e l’umiliazione in realtà non esiste.
Per lo meno, non esiste l’umiliazione “vera”, quella intesa esclusivamente a distruggere l’amor proprio di un’altra persona. Non ricordo più quale gran dama del settecento francese usava dire che non si può umiliare nessuno che non intenda essere umiliato. Parafrasando quell’aforisma, mi viene da domandarmi come si possa realmente umiliare qualcuno che in realtà non vede l’ora di essere “umiliato”. Indossare collare e guinzaglio ed essere portati a spasso come cagnolini, mangiare da una ciotola, accucciarsi ai piedi dei padroni, essere usati come poggiapiedi o tavolini – oltre che come oggetto sessuale - sono tutte cose che i sottomessi non considerano per nulla umilianti, ma che anzi trovano estremamente gratificanti. Questo, ed altro, fa tutto parte del “gioco”. Il sottomesso è lì esattamente per quello. La peggior punizione che si possa infliggere ad un sottomesso non è “usarlo”, è ignorarlo. Ecco, quello è umiliante.
Intendiamoci, i padroni “cattivi” esistono, e sono spesso amatissimi. Tenere a distanza la schiava – o lo schiavo – per punirlo di non essere stato abbastanza pronto all’obbedienza, “imporgli” di fare qualcosa di cui realmente si vergogna, qualche volta persino rimarcare le sue goffaggini, sono tutti esempi di “danza sul limite” che, condotta con intelligenza e misura, rafforza e approfondisce il rapporto, invece di incrinarlo.
Può sembrare improbabile che qualcuno possa trovare eccitante e gratificante essere condotto sull’orlo della perdita di autostima, pure non è più improbabile della passione per il bungee jumping. Si tratta solo di una sfida diversa.
Potremmo chiamarlo il Paradosso dello Schiavo. Il desiderio e lo scopo del sottomesso è compiacere il suo padrone, compresi i suoi capricci. Riuscirci superando prove anche difficili contribuisce ad aumentare la sua autostima, non a diminuirla. Io sono convinto che le vere “personalità forti” del bdsm siano i sottomessi, non i dominanti.
Naturalmente, tutto va commisurato ai limiti individuali, che sono estremamente variabili. Conosco sottomessi che mal tollererebbero anche solo un accenno di “umiliazione”. Ne conosco altri che considererebbero il Sergente Hartmann una simpatica mammoletta.

Il discorso sul “dolore” potrebbe essere infinito e dovrebbe toccare talmente tanti aspetti che questa intervista rischierebbe di diventare un trattato. Qui posso toccarne un solo aspetto.
La libertà di imporre il dolore, come il piacere, al sottomesso non è che il simbolo e la dimostrazione dell’autorità del padrone. Il possesso dello schiavo implica l’uso del suo corpo come fosse uno strumento. Così come un pianista deve poter utilizzare sia i tasti bianchi che i tasti neri del pianoforte per comporre una melodia, così il padrone deve poter toccare sia le corde del piacere che quelle del dolore. Se le corde del dolore non fossero disponibili, la melodia della sottomissione risulterebbe incompleta, quindi falsa. Quelle corde devono essere disponibili perché la sottomissione sia reale. Dopodiché, quali corde usare e con quale intensità, quale melodia suonare sul corpo del sottomesso, dipende dall’estro del compositore e dalla sonorità dello strumento :-)

Poiché i limiti sia del dominante che del sottomesso sono estremamente variabili da praticante a praticante, anche i rapporti D/s variano infinitamente, dal “quasi vanilla” al “quasi spietato”.
Tuttavia non credo che si possa dare un rapporto D/s escludendo completamente dolore ed “umiliazione”.
Paradossalmente, escludendo l’erotizzazione consensuale del dolore e dell’umiliazione, un rapporto Master/slave si tradurrebbe in una sorta di riedizione del menage maschilista di epoca prefemminista, col maschio padrone che decide, e la femmina schiava che obbedisce, fine. Ma che strazio.
Fortunatamente, nelle coppie D/s che conosco, le cose vanno esattamente al contrario. Quando si gioca, si gioca anche duro. Ma quando si tratta di decidere di cose importanti, si decide insieme.


Quale scopo e significato riveste il Bondage?

Non sono un bondager, quindi onestamente non posso dire molto sull’argomento.
Del termine “bondage” si danno comunque in genere due principali interpretazioni.
Nella prima, più generica, per bondage si intende, semplicemente, “costrizione”, ed in questo senso è uno dei tanti strumenti del bdsm. Collari, polsiere, cavigliere, catene, cappucci, morsi, sono tutti metodi per restringere la libertà di movimento del sottomesso e sottolineare la sua condizione di “schiavo”.
La costrizione può essere usata a scopo “disciplinare”, per esempio per sottoporre lo schiavo ad una fustigazione, o a scopo sessuale, per immobilizzarlo in una posizione assolutamente imbarazzante e sottoporlo a qualche deliziosa tortura erotica. In questo tipo di bondage praticamente qualunque materiale, anche riciclato, può essere utilizzato per immobilizzare: catene, lucchetti, corde, ma anche cravatte, calze di nylon, cinte etc.

Il Rope Bondage o Shibari invece, che al suo vertice è una vera e propria forma d’arte – ormai ampiamente riconosciuta come tale anche dalla cultura “ufficiale” - utilizza soltanto corde, in genere di fibra naturale, avvolte e legate intorno al corpo del modello, per creare delle vere e proprie “composizioni”. Onestamente, non saprei dirlo meglio.
In questo senso è un’attività autonoma, indipendente dal SM o dal D/s
Naturalmente ci sono riggers che sono anche dominanti e master, e che utilizzano il rope bondage anche come strumento di dominazione o “tortura”, ma molti non ne sono minimamente interessati, né amano definirsi “Dominanti”, per lo meno in senso D/s
Qui mi fermo, perché lo Shibari è cosa bella e seria che non merita una trattazione inadeguata.
Su Legami sono comunque iscritti tutti i più capaci ed esperti bondager italiani, quindi non avrà difficoltà ad ottenere informazioni ben più esaurienti ed interessanti.


C’è un percorso particolare che si segue per diventare un Master?

Oh, sì, il percorso è sicuramente particolare: ogni Master ha il suo.
In realtà, comunque, un dominante diventa Master solo nel momento in cui una schiava lo riconosce come tale. Non esiste alcun cursus honorum da seguire.
Esistono, sparse per il mondo, specie in ambiente anglosassone, per quanto ne so, piccole comunità molto ritualizzanti, all’interno delle quali, per fregiarsi del termine “master” occorre, oltre a possedere una schiava, anche guadagnarsi il riconoscimento dei propri “pari”. Si tratta comunque di comunità marginali rispetto al mainstream del bdsm, specie italiano, che è generalmente piuttosto informale.

Master, alla fine, significa semplicemente padrone. Essendo il bdsm basato sulla consensualità, è evidente che puoi diventare “padrone” soltanto se qualcuno ti riconosce come tale.
Sono gli schiavi che fanno i padroni, non viceversa. Un dominante spesso è semplicemente qualcuno capace di far coincidere l’immagine che trasmette di sé con l’immagine del “padrone” costruita dalla fantasia erotica dello schiavo. Se in questo può sembrare ci sia inganno, non bisogna dimenticare che il bdsm consiste proprio nella drammatizzazione delle fantasie erotiche e che, in larga misura, è Teatro. Essere capaci di interpretare il ruolo è fondamentale. E naturalmente, avere il physique du role anche nel bdsm aiuta. :-)

Alla fine, Top e bottom, dominante e sottomesso, master e slave non sono categorie esistenziali, ma definizioni operative, che possono assumere significati diversi in diversi contesti.
Sconsiglierei di prenderli eccessivamente sul serio.


Esistono dei codici di comportamento e di abbigliamento?

Esistono, ma non sono universalmente condivisi. Come per qualunque altro aspetto del bdsm, tutto dipende dall’inclinazione e dalle preferenze personali. Tutto sommato, l’unica cosa che serve veramente è qualcuno che condivida le regole con te.
Le uniche regole realmente condivise da tutti, pena l’ostracismo, perché sono quelle fondanti del bdsm, sono racchiuse nell’acronimo SSC, e cioè sano sicuro e consensuale, che in realtà sono regole in negativo, perché definiscono quello che il bdsm non è, piuttosto che quello che è. Nessuna attività non consensuale è bdsm. Nessuna attività che procuri intenzionalmente lesioni psicofisiche gravi e/o permanenti è bdsm. Nessuna attività condotta con individui anche temporaneamente incapaci di intendere e di volere, o di distinguere la fantasia dalla realtà, è bdsm. Tutto il resto è optional.

Dopodichè, l’universo mondo del bdsm è diviso in due fondamentali schieramenti, che Jay Wisemann ha definito “Ritualists” e “Casuals”. I Ritualisti considerano il bdsm una Disciplina altamente strutturata, con un protocollo da rispettare e regole di comportamento ed abbigliamento abbastanza rigide. I Casuals, che costituiscono la maggioranza dei praticanti, specie in Italia, tendono ad avere una visione assai più informale e rilassata del bdsm, il che non significa che, singolarmente, non amino alcuni rituali o non abbiano particolari fetish per l’abbigliamento o altro.
I due schieramenti si guardano piuttosto in cagnesco, con i Ritualists che accusano i Casuals di non prendere il bdsm abbastanza sul serio e di essere interessati solo al sesso strano, ed i Casuals che considerano i Ritualists degli ossessivi che prendono il bdsm, e soprattutto se stessi, troppo sul serio.

Per quanto io faccia sicuramente parte dei casuals (detesto rituali, protocolli e dresscode, e non ho alcun fetish) penso che non sia veramente importante da che parte stare. L’importante è non scambiare il mezzo con il fine, e quindi scegliere – o meglio ancora, inventarsi - il bdsm che fa stare meglio e nel quale ci si trovi naturalmente a proprio agio.


Cosa consiglierebbe a chi desiderasse avvicinarsi al mondo del BDSM?

Su Legami è stato pubblicato un bellissimo articolo di Jay Wisemann che tratta proprio di questo argomento assai meglio di come potrei fare io. Potete trovarlo a questo LINK  È stato scritto per le “schiave” novizie, ma contiene consigli validi per chiunque.

Se poi vuole proprio che mi sbilanci, direi, prima di tutto, non prendere sul serio nessuno, a cominciare da me. Quella che ho espresso in questa intervista è la mia visione personale del bdsm, che non è, né intende essere, universale. Da questo punto di vista, se l’argomento davvero interessa, potrebbe essere una buona idea intervistare qualche master ritualista, che esprimerà probabilmente una visione del bdsm profondamente diversa dalla mia. Su Legami non mancano. Come dicevo prima, l’importante non è quale strada scegliere, ma sceglierla con lucidità e consapevolezza.

Quindi:
Leggere, leggere, leggere.
Informarsi, informarsi, informarsi.
Studiare, studiare, studiare.
Soprattutto non credere assolutamente a nessuno che intenda spacciare alcunchè come “Vero bdsm”. Il vero bdsm non esiste. O meglio, forse esiste, ma è il nostro, quello che ci costruiamo da soli.

lunedì 18 giugno 2012

Da 50 sfumature di grigio al BDSM: appunti di una lettrice curiosa

di Astasia

Dopo la lettura della storia di Christian e Anastasia non posso nascondere che la curiosità  ha preso il sopravvento sull'indignazione e la diffidenza iniziali. In punta di piedi e con timidi passi, ho cominciato a muovermi sul web dicendomi che volevo cercare di scoprire qualcosa di più sul BDSM.

Con questo post vorrei quindi  condividere con voi, care lettrici, le mie conoscenze acquisite,corredate ovviamente da inevitabili dubbi e paure. Ho scoperto ad esempio che noi scandalizzate da frustini, cere bollenti e corde, veniamo additate dai praticanti del bdsm con il termine " vanilla" e facciamo parte di coloro che si "limitano" a pratiche sessuali tradizionali, con chiaro riferimento al gusto vaniglia noto per la sua delicata dolcezza.  A me però la vaniglia piace moltissimo proprio per  quel  suo aroma che sarà anche poco incisivo, ma il cui profumo mi fa stare proprio bene. Mi sono ripetuta spesso che è impossibile ingabbiare l'erotismo in comportamenti oggettivi, e sono convinta che  il BDSM ovviamente non sia  da meno, anzi, ritengo personalmente difficile anche solo tratteggiarne un contorno definito, per questo mi piace immaginare non cinquanta, ma milioni di sfumature che  gli possano appartenere. Ho scoperto che c'e' chi lo considera un gioco, chi uno stile di vita ,  chi una spezia piccante per condire il sesso. Ma poi alla fine perchè strozzare il BDSM in una definizione che mai lo rappresenterà nella sua vera natura?

BDSM è l'acronimo di Bondage & Discipline, Dominazione & Sottomissione, Sadismo & Masochismo, concetti chiave ma non esausitivi che si riferiscono alla costrizione del corpo, alla pratica dell'obbedienza, alla cessione del potere e alla ricerca del  piacere attraverso il dolore inferto o subito.
Da questo punto in avanti le declinazioni sono infinite e balza agli occhi come controllo, fiducia e abbandono siano pedine importanti in questa  scacchiera dell'erotismo. Per quanto sia impossibile categorizzarlo e imbrigliarlo, anche il BDSM però pare accogliere delle guidelines, ovvero dei princìpi guida che tentano quanto meno di conferire la sicurezza e la salvaguardia psico-fisica di coloro che lo praticano. La guideline più famosa e comoda da citare è sicuramente la SSC:  Safe, sane, consensual. Sano, sicuro e consensuale.
E qui si possono snocciolare tutti i concetti rassicuranti circa il rifiuto di ledere in maniera permamente l'equilibrio psico-fisico degli interessati (non si lasciano cicatrici o danni permanente durante "le pratiche"), l'intento di non travalicare i limiti stabiliti dai partecipanti- da qui il consensuale, di non degenerare nella violenza fine a se stessa, la consapevolezza dei rischi e delle pratiche da attuare in caso di difficoltà.
La safeword, la parola di sicurezza che interrompe tutti i giochi,  esiste davvero e spesso due parole  sono meglio, scelte insieme ad un gesto convenzionato in caso non sia possibile aprire la bocca. Il buonsenso e la prudenza sono ottime compagnie, così come è bene tenersi lontano dall'uso di alcol o droghe durante i giochi o le sessioni ( alcuni usano anche questa definizione).
 Eppure mi chiedo se alcune volte tutto ciò possa bastare. Perchè può capitare che, per quanto ci si muova all'interno della confortante SSC,  si possa comunque rimanere ben lontani da quello  che il BDSM è veramente.Può capitare che manchi quel brivido di eccitazione, quell'emozione che nasce dalla commistione di paura e desiderio, di dolore e piacere, e allora  nemmeno tutta la sicurezza di questo mondo può scatenare quel ventaglio di forti suggestioni di cui il BDSM può fare vanto.Molte di voi si staranno chiedendo: ma  dove sta il divertimento di farsi frustare, sculacciare o addirittura legare fino all'immobilizzazione completa? Me lo sono chiesta anche io e ho trovato per adesso solo questa risposta: nel rapporto d/s ho trovato  una forma di amore completa, dove la sottomessa si esprime attraverso il desiderio di compiacere il suo Master e dove il Master si prende cura della sua schiava a 360 gradi. Siete ancora perplesse, vero?  Forse la chiave di volta è custodita nella dominazione che parte prima dal cervello e poi si eplica sul corpo. Se non si accende quel feeling psichico fra dominante e sottomesso, niente di tutto quello che segue potrà avvicinarsi anche solo lontanamente al BDSM. Il dialogo è fondamentale e forse  la dominazione è prima di tutto cerebrale, poi fisica, come naturale e necessario complemento.

E il sesso? pare non sia obbligatorio. Ci sono  dominatrici che addirittura lo relegano  ad una sfera personalissima,distinta e intoccabile dal BDSM. Altri invece ritengono il BDSM una componente  essenziale del sesso, fondamentale: insomma non esiste sesso senza BDSM. Ma non mi stanco di ripetermi che nulla del BDSM è scritto sulla pietra, per cui mi chedo se forse non sia  meglio rimandare ai propri vissuti e alle proprie sensibilità.
Bazzicando il web per carpire informazioni interessanti ho inoltre scoperto che per dare libero sfogo alla fantasia, incontrare gente  con le stesse inclinazioni e cambiare anche aria,   molti adepti si ritrovano in club privati attrezzati per tutti i gusti e le necessità.
Molti, moltissimi club impongono un dresscode piuttosto rigido. Dimenticatevi quindi jeans e scarpe da ginnastica, se non siete vestiti nel modo giusto partite già col piede sbagliato e date chiara prova di non aver colto nemmeno lontanamente l'anima del BDSM. Largo quindi a uniformi scolastiche, latex, pelle, abiti da lavoro che creino un ruolo, oppure particolarmente provocanti o discinti. Qualche club può tollerare il look total black.
I club privèè che specificatamente sono dedicati al BDSM mettono a disposizione attrezzature e ambienti per gli amanti del genere: dai frustini alle corde, nonchè camere a tema per dare libero sfogo alla fantasia di ciascuno. Vi siete scandalizzate? Eppure lungi da me esaurire un argomento che forse non ha confini, complesso e variegato come le pulsioni umane che lo colorano e lo nutrono. Giunta a questo punto mi chiedo se non sia il caso di rivolgersi ad un esperto, qualcuno che il BDSM non si limita a leggerlo fra le pagine di un libro,  ma che lo vive veramente, un Master reale. E mentre noi continuiamo la nostra ricerca, vi siete chieste se vi piace la vaniglia oppure vi sentite  pronte per corsetto e tacchi a spillo? Avete partecipato al nostro sondaggio?

domenica 17 giugno 2012

Cuisine d'Amour

di Chef Magnus



Con questo nome erano conosciute, già dal XVII° secolo, le ricette più apprezzate  dalle “grandi favorite” di Francia.
Ai loro famosi chef, infatti, si richiedeva  che preparassero piatti belli da vedere e buoni da gustare, ma soprattutto che sapessero riattizzare il fuoco un po’ spento dei loro amanti , spesso anziani, anche se incredibilmente ricchi e titolati.
La “cucina d’amore” doveva perciò porre  grande attenzione agli ingredienti  e al metodo di cottura, e a volte i cuochi  ricorrevano a cibi strani ed esotici,  come i nidi di rondine o le pinne di pescecane, per stimolare la fantasia e accrescere il potere dell’immaginazione.
Al di là della convinzione in merito al potere afrodisiaco di alcuni cibi, è certo che l’amore che avrete impiegato nella preparazione, e la giusta atmosfera con la quale presenterete in tavola i vostri piatti, forniranno la migliore delle predisposizioni per un “caldo” proseguimento della vostra serata.

Come al solito, le mie ricette terranno conto anche della facilità di esecuzione e di una certa economicità.
Gli ingredienti ai quali affiderò il compito di stuzzicare i vostri sensi sono facilmente reperibili e comuni, ma non per questo meno efficaci.
Ecco i “magnifici dieci” dell’eros a tavola:

1.    Molluschi e crostacei
2.    Prezzemolo
3.    Peperoncino
4.    Aceto balsamico
5.    Funghi porcini
6.    Lamponi
7.    Anice
8.    Cioccolato
9.    Mandorle e Noci
10.  Sesamo

Senza pertanto ricorrere alle classiche ostriche e champagne, ecco le mie proposte per una serata hot & spicy.
E ricordate: illuminazione soffusa, il profumo di qualche candela allo zenzero e cannella e un sottofondo musicale, trasformeranno la vostra cena in un momento indimenticabile….


Per iniziare

Capesante gratinate
Togliete i molluschi dalle conchiglie e cuoceteli qualche minuto a fuoco moderato in un tegame, nel quale avrete predisposto un fondo di scalogno tritato, olio extra vergine d’oliva e una noce di burro. Sfumate con un goccio di vino bianco, salate e pepate.  Rimettete le capesante nelle conchiglie e spolverateli con abbondante prezzemolo  tritato, pangrattato,  scaglie di mandorle; fate gratinare in forno per qualche minuto.

Primo piatto

Linguine all’astice
Sbollentate l’astice per alcuni minuti in acqua  leggermente salata, alla quale avrete aggiunto  mezzo limone, una piccola cipolla e una foglia di alloro. Conservate un mestolo di questo “fumetto” o brodo di pesce.  Aprire l’astice e estraetene la polpa,  conservando le chele per guarnizione. In una larga padella, fate soffriggere abbondante olio extra vergine d’oliva, uno spicchio d’aglio, prezzemolo tritato, un piccolo peperoncino;  aggiungete la polpa dell’astice con il mestolo di fumetto,  e sfumate  con un goccio di vino bianco.  Unitevi dei cubetti di pomodoro maturo e qualche foglia di basilico. Lessate le linguine e scolatele molto al dente;  terminate la loro  cottura nella padella per uno, due minuti. Decorate con le chele, spolverate con prezzemolo fresco tritato finemente, e un filo di olio.

Secondo piatto

Gamberi alla fiamma
Lavate, sgusciate e asciugate i gamberi, preparandoli per la cottura che dovrà avvenire velocemente e a fuoco vivace per ché i crostacei non perdano le loro proprietà. Scaldate l’olio in una padella e aggiungete i gamberi, facendoli rosolare da ambo le parti e cospargendoli di semi di sesamo. Spruzzateli generosamente con un bicchierino di sherry  e fiammeggiate. Toglieteli dal fuoco e sul piatto di portata conditeli con sale, pepe, e una salsa preparata amalgamando olio extra vergine di oliva, limone e prezzemolo tritato finemente.

Insalatina di porcini
Scegliete dei porcini freschi, sodi e sanissimi. Puliteli con cura, togliendo i residui di terriccio con un panno umido e passandoli velocemente sotto l’acqua. Asciugateli con attenzione.
Preparate il condimento amalgamando in una ciotola  dell’olio extra vergine d’oliva, un cucchiaino di aceto balsamico, prezzemolo tritato finemente, sale e pepe. Affettate finemente i funghi, aspergendoli subito con  la salsa per evitare che anneriscano. Unite, a piacere, un cuore di sedano affettato, qualche foglia di insalata belga e gherigli di noce.

Per finire

Lamponi al cioccolato e cuoricini all’anice
Preparate i cuoricini all’anice: sulla spianatoia fate una corona di farina 00 alla quale avrete mescolato ½ bustina di lievito in polvere per dolci;  versatevi al centro una tazzina di olio extra vergine, un pizzico di sale, una tazzina di zucchero, una di vino bianco e un cucchiaio di semi di anice. Lavorate la pasta,  aggiungendo se occorre ancora farina, fino a formare una palla di pasta soda ed elastica. Tiratela in una sfoglia sottile. Ritagliate dei biscottini a forma di cuore, che farete cuocere per pochi minuti sulla placca del forno rivestita da carta oleata, a calore moderato, senza farli colorire eccessivamente.
Lavate i lamponi e metteteli in una ciotolina.
Preparate la fonduta di cioccolato sciogliendo a bagnomaria  una tavoletta di cioccolato extra fondente (70% cacao)  con due cucchiai di panna. Portate la salsa di cioccolato in tavola, possibilmente con un fornellino per mantenerla alla giusta temperatura  e fluidità, e servitela  quale condimento per i lamponi e i cuoricini all’anice.

Vini consigliati: Champagne per una notte di follia o un italianissimo prosecco.


                       

venerdì 15 giugno 2012

Cinquanta sfumature di grigio di L. E. James: l'amore si tinge di BDSM

Di Astasia

Quando Anastasia Steele, graziosa e ingenua studentessa americana di 21 anni incontra Christian Grey, giovane imprenditore miliardario, si accorge di essere attratta irresistibilmente da quest'uomo bellissimo e misterioso. Convinta però che il loro incontro non avrà mai un futuro, prova in tutti i modi a smettere di pensarci, fino al giorno in cui Grey non compare improvvisamente nel negozio dove lei lavora e la invita ad uscire con lui.
Anastasia capisce di volere quest'uomo a tutti i costi. Anche lui è incapace di resisterle e deve ammettere con se stesso di desiderarla, ma alle sue condizioni. Travolta dalla passione, presto Anastasia scoprirà che Grey è un uomo tormentato dai suoi demoni e consumato dall'ossessivo bisogno di controllo, ma soprattutto ha gusti erotici decisamente singolari e predilige pratiche sessuali insospettabili.
Nello scoprire l'animo enigmatico di Grey, Ana conoscerà per la prima volta i suoi più segreti desideri. Tensione erotica travolgente, sensazioni forti, ma anche amore romantico, sono gli ingredienti che E.L. James ha saputo amalgamare osando scoprire il lato oscuro della passione, senza porsi alcun tabù.

Su questo libro sentirete e leggerete di tutto.C'e' chi lo considera una versione erotica di Twilight, chi un romanzo noioso e scritto male, chi una storia insulsa, c'e' inoltre chi non viene a capo con la mania del controllo quasi patologica del  protagonista maschile, chi non sopporta Anastasia che continua ad aggiustarsi i capelli dietro le orecchie o a mordersi il labbro.
 Poi ci sono io, che ho preso il libro con le pinze e mi sono ritrovata a sospirare per Christian dal momento che raccoglie Anastasia mentre inciampa sulla soglia del suo ufficio.
Christian è ricco come un creso, bello da far quasi paura e pieno di ombre, o meglio di sfumature.  L'autrice gli mette in bocca poche parole all'inizio, lo fa muovere in economia di gesti in un contesto disegnato sulla sua ricchezza smisurata e sul suo potere, rendendolo soprattutto ai miei occhi  un uomo pieno di magnetismo, consapevole del suo potere ma senza farsene travolgere, capace invece di tenerlo strettamente in pugno. Perchè Christian è un maniaco del controllo e gli piace esercitarlo a tutti livelli, soprattutto nel sesso. Deboli di cuore, puriste del sentimento, regine del romanticismo, state alla larga. Christian non è un cavaliere pronto a salvare la damigella in pericolo, non è l'eroe tutto coccole e premure al quale siete abituate. Christian è un sovrano dei tempi modermi dal cuore di tenebra che si porta dentro un buco nero di dolore e lo colma a suo modo, che si prende cura di ciò che gli appartiene attarverso la disciplina e la sottomissione, che si eccita sapendo di poter disporre della sua sottomessa nella manier a che più gli aggrada, soprattutto quando la punisce se non obbedisce alle sue richieste. Lui ama in questo modo.Scandalizzate?  Inutile che ci giriamo intorno. Con Cinquanta Sfumature di Grigio le lettrici stanno per fare la conoscenza di un mondo di cui probabilmente fino ad oggi non sapevano nulla e anche solo immaginarlo potrebbe incutere timore. Un mondo dove nulla è definito e tutto si trasforma,a partire dal dolore che può diventare piacere, dalla sottomissione che in questo universo può diventare una forma di amore totale. Perchè al di là di tutto, questa è  una storia dove un amore, per quanto deviato da traumi passati, da pulsioni che molti potrebbero definire perverse, alla fine è un sentimento che salva le anime, soprattutto quella di Christian 
E se l'autrice deve fare ancora i conti con lo stile che risulta a mio avviso un po' povero e necessita forse di una raffinatura, le riconosco di essere riuscita a valicare i limiti  imposti da una narrazione in prima persona, riuscendo a regalarmi con le parole le cinquanta sfumature di Christian Grey. Dal dominante implacabile e sottilmente perverso, all'uomo che ama volare con gli alianti, amante geloso, esaltato all'inverosimile dal potere del controllo, figlio che deve tanto alla madre adottiva, uomo che non ha tagliato i ponti con la donna che lo ha reso suo schiavo per anni. Christian è questo e molto altro e vuole Anastasia. All'inizio cerca di ricondurla negli schemi che gli sono congeniali, ma Anastasia possiede il disincanto e l'autoironia sufficienti per sfuggire agli incasellamenti e mi piace pensare che potrebbe essere una qualsiasi di noi, con la sua dea interiore placidamente spalmata sulla chaise-long, mentre la coscienza inorridisce alla maniera dell'Urlo di Munch.
Al di là dell'oltraggiosa definizione di porno per mamme - mommy porn- che è stata affibbiata al romanzo, al di là degli articoli che si chiedono se le donne siano stufe dell'emancipazione che l'era moderna ha loro regalato, Cinquanta Sfumature di Grigio nel bene o nel male è a mio avviso una storia di amore e di salvazione.
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