sabato 23 giugno 2012

Secretary: Cinquanta Sfumature del Cinema

di Marty

Dalla carta stampata, alla realtà, alla pellicola!
In questo caldo mese di Giugno, concludiamo lo speciale dedicato a "50 sfumature" e al mondo del BDSM parlando del film che tanto piacque ai giudici del Sundance Festival da assegnargli un premio ad hoc per "l'originalità della sceneggiatura". Per scoprire che esisteva un Mr Grey già nel lontano 2002 (e la sottoscritta spera non le sia scappato qualche errore di battitura!)


Titolo: Secretary
Nazione: Usa
Anno: 2002
Genere: Drammatico/Commedia
Durata: 104'
Regia: Steven Shainberg
Cast: James Spader (Edward Grey). Maggie Gyllenhaal (Lee Holloway)

Trama:
La giovane Lee Holloway è appena ritornata a casa da una clinica psichiatrica, dopo essere stata ricoverata per autolesionismo. Determinata a volersi guadagnare un posto nella società, impara a battere a macchina e viene assunta come segretaria nello studio dell'avvocato E. Edward Grey. Una particolare sensibilità lega i due, prima professionalmente, poi personalmente, dando il via a una particolarissima relazione tra lei e il suo capo, Mr. Grey...

Non di rado lo sguardo del cinema si è posato sul BDSM, un mondo percepito come oscuro, pericoloso e morbosamente affascinante, ed espresso in pellicole il più delle volte thriller o erotiche.
Ma i protagonisti di Secretary, l'avvocato Edward Grey (Mr. Grey, sì avete capito bene) e la sua giovane segretaria Lee si muovono negli scenari quotidiani di casa e lavoro, nelle righe (e sopra le righe) della commedia sentimentale.
Cosa può innescarsi quando una donna con tendenze masochiste incontra un uomo dagli istinti sadico-dominatori?
Secondo il regista Steven Shainberg, una storia d'amore straordinaria, buffa e struggente.
Lee ed Edward sono le persone della porta accanto, ma che dietro all'apparenza comune e ordinaria (giovane avvocato divorziato lui, ragazza introversa e insicura lei) nascondono un magma ribollente di emozioni.
Il matrimonio fallito dei genitori e l'alcolismo del padre sono i drammi della vita di Lee (incarnata da una stupefacente Maggie Gyllenhaal), che cerca di gestire il suo dolore autoinfliggendosi piccole ferite.
Edward è più sfuggente ai miei occhi di spettatrice (il film è tutto raccontato dal punto di vista di Lee), egregiamente interpretato da James Spader, ormai maestro nei ruoli del giovane inquieto e controverso. E' un personaggio silenzioso e affascinante, da leggersi nei dettagli, la cui dolcezza traspare nella cura delle sue bellissime orchidee, e con profonde difficoltà ad accettare le proprie "preferenze".
Secretary racconta il nascere e l'affermarsi di un amore, che cresce insieme alla forza e alla consapevolezza della protagonista.
Nel rapporto master/slave che viene a crearsi tra Lee ed Edward (tra collari, manette, ordini e sculacciate, in scene sensuali spesso spolverate da una comicità irresistibilmente surreale), lei è la sottomessa, ma è sempre lei ad affermare con vero coraggio e determinazione i propri desideri e sentimenti. Ricorrente nelle sue battute è il verbo "voglio" (Voglio conoscerti. Voglio essere la tua schiava per sempre. Voglio farlo).
Il BDSM diventa il modo dei protagonisti di conoscersi, di comunicare, di giocare, e soprattutto di dare e ricevere amore. E' giusto? E' sbagliato? Non è questo che mi chiedevo, guardando Secretary.
Mentre davanti agli occhi mi scorreva una delle più tenere sequenze d'amore mai viste in un film, pensavo soltanto che grazia straordinaria avevano avuto Edward e Lee a innamorarsi in quel modo, proprio come cantato da Lizzie West sulle note della splendida "Chariots Rise".


Nota sul testo: appositamente per il film, venne cambiato il verso "what a fool am I, to fall so in love" in "what a grace have I, to fall so in love".

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