mercoledì 10 ottobre 2012

Inseparabili - Strega d'autore 2012

di Faye


Non mi piacciono i romanzi che mi generano angoscia.
Non mi piacciono le storie delle quali non puoi impossessarti perché, proprio quando sei lì, finalmente riuscito a capirci qualcosa, ti sgusciano fra le dita come un’anguilla.
Non mi piacciono neppure i racconti dove la nevrosi sessuale impregna, in modo plateale o sottilmente strisciante, tutte le pagine.
Da tutte queste promesse si potrebbe  quindi logicamente dedurre che “Inseparabili. Il fuoco amico dei ricordi” (Mondadori, 2012), ovvero il libro con il quale Alessandro Piperno ha vinto l’edizione 2012 del premio Strega, non mi sia piaciuto.
Proprio per tutte le ragioni prima elencate, avrei dovuto fare una grande fatica a leggerlo e, presumibilmente, sarei dovuta arrivare all’ultima pagina con la disgustata soddisfazione di chi decide di non leggere mai più, in futuro, un’opera dell’autore in questione.

Di cosa parla “Inseparabili”?
Per chi non avesse seguito la vicenda del premio letterario, conquistato da Piperno con soli due punti di vantaggio su Emanuele Trevi e il suo Qualcosa di scritto (Ponte alle Grazie, Gems), riassumo in breve la trama.
Premessa d’obbligo è che il romanzo è in realtà la seconda parte del dittico “Il fuoco amico dei ricordi”, iniziato con la pubblicazione, sempre a cura di Mondadori nel 2010, di “Persecuzione”.
“Persecuzione” è la storia di Leo Pontecorvo, noto medico romano, ebreo, che in una sera d’estate scopre di essere accusato di pedofilia nel modo più drammatico: a cena, insieme alla moglie e i figli ancora piccoli, mentre guarda il telegiornale nella sua lussuosa residenza all’Olgiata. Quello che accade in questo libro dai toni fortemente drammatici, non è solo la premessa a “Inseparabili” è la nube gigantesca e mai del tutto dissipata che attraversa anche il secondo romanzo (non a caso, in origine si trattava di un unico libro).
La vita di Filippo e Samuel (Semi) Pontecorvo, i figli di Leo, sarà per sempre determinata da questo evento sconvolgente. Non importa che il padre sia innocente o colpevole, non importano le sicurezze che la madre Rachel, donna straordinariamente forte e nello stesso tempo debole, riesce a tessere come una ragnatela protettiva nei confronti dei figli.
La tragedia ha modificato per sempre lo sviluppo di due ragazzi. Che ora, intorno ai quarant’anni, sono uomini nevrotici, complessati. Non possono vivere insieme, non riescono a vivere divisi.
Due facce della stessa medaglia, con problemi solo apparentemente opposti: uomo di successo, con una fidanzata perfetta, ma impotente, Semi; nullafacente, mantenuto, rozzo, erotomane compulsivo, Filippo.
L’angoscia, la disillusione, l’amarezza pervadono le pagine come una nebbia: a volte più fitta, a volte rischiarata da attimi di luminosa verve, ma sempre presente.
La vita però è un regista perfetto, un Hitchcock d’autore che ti regala il colpo di scena mozzafiato.
Tutto si capovolge, tutto si contraddice.
E arrivato alla fine del libro, scopri che il ciclo si richiude, proprio quando gli estremi sembravano più lontani.

Dunque, una trama così, un libro così, non avrebbe davvero dovuto piacermi.
E, in effetti, non  mi è piaciuto, non è questa la definizione giusta.
Sono stata presa e trascinata dalla scrittura di Piperno, buttata su una riva o l’altra delle vicende dei due fratelli senza la forza di oppormi.
Ho rimbalzato come una pallina impazzita fra i protagonisti maschili e quelli femminili (perfettamente e perfidamente disegnati), conquistata da una scrittura elegante, fluida, ammaliatrice, nonostante qualche indulgenza all'uso compiaciuto della volgarità.
E quel narratore che spunta all’improvviso in prima persona, costringendoti a rileggere il paragrafo pensando di aver capito male, o che la pur curatissima edizione Mondadori contenga un errore di stampa?
Geniale, assolutamente geniale, anche se in genere le “trovate stilistiche” sanno di fregatura lontano un miglio.
Tant’è: arrivi all’ultima pagina e ti arrendi a una scoperta che forse era inevitabile ma che ti sei rifiutato di vedere per non “rovinarti la sorpresa”.
E quando  chiudi il libro sai già che ti precipiterai in libreria non appena uscirà la prossima opera di Alessandro Piperno.

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