mercoledì 24 ottobre 2012

Roma d'amare

di Romy


L'Italia è unica al mondo per i tesori di arte, storia e cultura custoditi dalle sue città.
Eppure,  talvolta passiamo con indifferenza accanto a monumenti che lasciano a bocca aperta i turisti e spesso non degniamo neppure di un’occhiata i capolavori che ci circondano, come se si trattasse di un cartellone pubblicitario che non racconta nulla di nuovo.
È capitato anche a me: dovendomi improvvisare "cicerone" per un amico, mi sono resa conto ad un tratto di avere una conoscenza troppo superficiale della mia città e ho avvertito l'esigenza di "mettere riparo" ad una simile, imperdonabile trascuratezza.
Vivo a Roma, Urbe eterna, nodo di contraddizioni che generano amore infinito e livido rancore, capitale della cultura che tutto il mondo ci invidia.
Decido che è giunto il momento di (ri)scoprirla in un modo più profondo; soprattutto, desidero ridare al mio sguardo la prospettiva ammirata di chi visita Roma per la prima volta, liberare i miei occhi dall’assuefazione alla bellezza, colmare le lacune di conoscenza accumulate a causa della vita affrettata e stressante e dei suoi mille impegni.
 Roma ha il privilegio e la fortuna di racchiudere incredibili testimonianze storiche e artistiche di ogni tempo, dall’antichità al medioevo, dal rinascimento al barocco, e non basta un fine settimana o un tour della città a bordo di un autobus scoperto per "viverla" e apprezzarla come merita.
Per questo, lascio da parte l’automobile, utilizzo i mezzi pubblici solo per i lunghi spostamenti e inizio a camminare. Privilegio itinerari e orari particolari, per trovare una dimensione di Roma diversa e personale, che non abbia nulla a che fare con il turismo di massa o il nozionismo di una guida per stranieri.

Per tutti coloro che come me amano questa città magica, ecco alcuni dei miei “appunti di viaggio”.

"Bella di notte"

No, non intendo parlarvi della movida della Capitale, ma di un’occasione che mi ha permesso di vedere la parte più antica della Città Eterna alla luce delle stelle.
C’è una falce di luna e la temperatura è dolce, da vera “ottobrata romana”. Non è primavera, ma sicuramente Rugantino aveva in mente una serata come questa quando cantava "Roma nun fa la stupida stasera".


Piazza Venezia è ancora circondata dal traffico che ruota vorticosamente ai piedi del Vittoriano, ma basta allontanarsi di pochi metri per essere trasportati in una realtà diversa, lontana nel tempo e nello spazio.
Siamo su Via dei Fori Imperiali, la grande arteria che attraversa il Foro di Traiano, quello di Cesare, di Augusto e Nerva, per ricongiungersi al Colosseo.
L’illuminazione della via è quella dorata dei lampioni, ma diventa un bagliore bianco-verdognolo nel riflesso dei fari puntati sulla colonna che s’innalza di fronte alla chiesa di Santa Maria di Loreto.





È la Colonna Traiana, il primo e più perfetto esempio di colonna coclide. Fu inaugurata nel 113 per celebrare le vittorie dell’imperatore Traiano sui Daci, narrate con una sequenza spiraliforme d’immagini, ed era destinata a custodirne le ceneri. La colonna raggiunge i cento piedi romani (circa 30 mt.), ovvero l’altezza della collina che fu sbancata per far posto all’immenso complesso del Foro di Traiano.
Come tutti i monumenti romani accuratamente ripuliti dallo smog, oggi la colonna appare perfettamente bianca.
In realtà tutti gli edifici dell’antica Roma erano policromi, decorati vivacemente con pitture a base di pigmenti colorati, ricoperte da uno strato di cera liquida che le rendeva lucide e impermeabili all’acqua. È difficile oggi immaginare le colonne, i templi, lo stesso Colosseo privi del candore abbagliante che li contraddistingue: ricordo di aver assistito stupefatta alle proiezioni luminose che trasformavano l’Ara Pacis in un altare dagli azzurri e dai rossi brillanti.
Certamente siamo stati tutti influenzati dal concetto di antichità trasmessoci (erroneamente) dall’arte di Thorvaldsen e Canova. Un concetto di cui si è subito appropriata la filmografia hollywoodiana.

La colonna sovrasta i resti della Basilica Ulpia, così chiamata dal nome di famiglia di Traiano  (Marco Ulpio Nerva Traiano, imperatore dal 98 al 117). Questa  basilica fu il più grande edificio adibito a luogo pubblico e amministrazione della giustizia mai costruito a Roma; dominava il Foro omonino, e doveva essere uno spettacolo imponente.
Ancora nel tardo terzo secolo d. C., il Foro di Traiano, il più grande e maestoso dei Fori, suscitava lo stupore di Costanzo, figlio di Costantino, in visita per la prima volta a Roma. Gli storici riferiscono che “rimase inchiodato dallo stupore, girando gli occhi sugli edifici di una grandezza  che sfida ogni descrizione e che non potrà mai più essere raggiunta dai mortali”.
I capitelli delle colonne, abbandonati sul terreno che è più basso del livello stradale di circa dieci metri, danno un’idea della monumentalità degli edifici.



Il traffico inizia a rallentare, il silenzio aumenta. Gli aloni di luce ammorbidiscono i contorni ed è più facile per la fantasia ricostruire il passato.
C’è un grande edificio semicircolare alla nostra sinistra. Sono i cosiddetti “Mercati Traianei”, una struttura probabilmente destinata all’amministrazione della giustizia; la presenza di botteghe nella parte inferiore e superiore ha fatto immaginare che potesse trattarsi anche di una sorta di centro commerciale e viene spontaneo immaginare il traffico dei servi e delle ancelle indaffarate ad acquistare merci per le loro esigenti padrone…

Attraversiamo Via dei Fori Imperiali, e arriviamo nella terrazza panoramica del Campidoglio, per ammirare il cuore del Foro Romano propriamente detto. Siamo ai piedi del Tabularium, il massiccio Archivio di Stato che custodiva tutti gli atti pubblici su “tabulae” di bronzo.
L’illuminazione qui è particolarmente suggestiva e colpisce i resti di quelli che sono fra i ruderi più famosi di questo Foro: il maestoso Tempio di Saturno, nelle cui fondamenta era conservato l’oro e l’argento di Roma, e le tre colonne che restano del Tempio di Vespasiano.


A sinistra, il grande Arco di Settimio Severo, il più grande degli archi trionfali, eretto per celebrare  la vittoria romana sul popolo ebraico.
La vista spazia lungo  la Via Sacra, oltre la colonna di Foca e il famosissimo tempio di Castore e Polluce, forse l’immagine più famosa e riprodotta del Foro.

Scendiamo ancora, costeggiando il famigerato carcere Mamertino che ha visto il supplizio di Giugurta e Vercingetorige e, secondo la tradizione, ha "ospitato" i SS. Pietro e Paolo. Percorrendo un tratto di autentico basolato, riprendiamo il cammino, diretti verso il simbolo di Roma che tutto il mondo conosce.

Il Colosseo non si può solamente descrivere. Devi essere qui, sotto questi archi sovrapposti in triplice ordine, per capirne appieno la maestosità. Lo sguardo spazia dalle rovine del doppio Tempio di Venere e Roma, sullo sperone del Palatino, all’Arco di Costantino, oltre il tratto di Via Sacra.

A quest’ora non ci sono i figuranti vestiti da legionari che insistono perché tu ti faccia fotografare, né i turisti giapponesi pilotati dalla guida con il classico ombrellino giallo; non ci sono gli sposi che cercano l’inquadratura giusta per l’album delle loro nozze, e gli ambulanti di souvenir sono spariti.
Ci sei solo tu, gli occhi gialli del Colosseo che ti spiano dalle orbite vuote degli archi, e il profumo della notte di ottobre.
Respiri forte quest’aria vecchia di secoli e ti senti cives romanus anche se sei nato a centinaia di chilometri di distanza. Al centro dell’Umbilicus Urbis, o più semplicemente, del cuore di Roma.



1 commento:

Pinkafé ha detto...

ah Roma! sono figlia di due romani e ritengo che questa città conservi comunque un'aurea magica a chi voglia guardare oltre il traffico e lo smog. E di notte anche lei si trasforma, bellissimo tour, complimenti!
Astasia

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